-Com'è andato il viaggio, tesoro?- fu la prima cosa che mi chiese mia madre appena mi sedetti a tavola per cena.
-Tutto bene. Nonostante il ritardo della partenza da Berlino, sono riuscita a non perdere il volo diretto a Istanbul.-
-Sarai stanca, immagino. Se vuoi, puoi mangiare anche solo un boccone e andare a riposare.- disse mio padre, che stava iniziando a servire il ramen a tavola.
-Non preoccuparti, papà. Rivedervi dopo dieci anni paga la stanchezza e la fatica del viaggio.-
Sorridemmo e, dopo un'ora spesa tra chiacchiere e fotografie dell'Europa, sparecchiammo.
-Io vado in camera: devo ancora disfare la valigia e voglio farmi una doccia prima di andare a dormire.-
-Certamente, tesoro! Tu vai pure, noi staremo qui in sala ancora un po' a leggere o guardare la televisione. La camera è esattamente come l'hai lasciata alla tua partenza. Certo, con il letto rifatto e i ripiani puliti dalla polvere.- mi disse mia mamma strizzando l'occhio.
-Tranquilla, mamma. Io salgo, buonanotte!-
-Buonanotte Reiko!- risposero i due all'unisono.
Appena aprì la porta di quella che per diciannove anni è stata la mia stanza, non potei che essere più d'accordo con quanto detto da mia madre: c'erano ancora gli stessi libri impilati sul comodino; i manuali di arte erano, come allora, erano sugli scaffali disposti in ordine di altezza; le foto con Mei e le altre erano incorniciate ed appese al muro, proprio come quando me ne sono andata.
Dopo aver contemplato l'ambiente, mi sedetti sul letto e iniziai a sistemare gli indumenti che avevo in valigia, ponendo in un cesto quelli indossati durante il viaggio e mettendo nell'armadio quelli puliti e ben piegati.
Fu aprendo uno di questi cassetti, che trovai un altro oggetto della mia adolescenza che mi era sempre stato molto caro e di cui ero stata particolarmente gelosa: una vecchia scatola di latta dove, con gli anni, avevo accumulato i biglietti di spettacoli teatrali, fiere, festival e mostre a cui avevo partecipato.
All'interno, avevo messo anche le cartoline che io e le amiche eravamo solite mandarci durante le vacanze, i biglietti d'auguri dei vari compleanni e alcune vecchie polaroid mai esposte in camera. Erano le foto di noi due, insieme. Una al luna park, una ai cinque laghi, una a qualche festival a cui mi aveva invitata.
Chiusi tutto quanto nella scatola e decisi di nasconderla sotto al letto, in modo da non doverla vedere più. Era doloroso dover rivedere quelle immagini e ricordare qualcosa che ho cercato di allontanare il più possibile da me in questi anni. Decisi quindi di non indugiare oltre: presi il primo pigiama che mi capitò sotto mano e mi misi a letto, sperando di poter rimanere tranquilla almeno nei sogni.
*
-Rindou, ti rendi conto che lei è qui?!- esclamò Ran battendo il pugno sul tavolo.
-E con questo? Vuoi andare a prenderla a casa sua dopo poche ore da che ha rimesso piede in Giappone?-
-L'idea sarebbe quella, a essere onesti!-
-Non essere troppo avventato, aspetta almeno un paio di giorni e valuta cosa sia meglio fare.-
-Ma fammi il favore! Parli come se fossi tu il fratello maggiore.-
-Perché in questo momento ti stai comportando come un ragazzino in calore alle prime armi.-
Rindou fece appena in tempo a rispondere che il fratello prese il bicchiere da cui stava bevendo e lo lanciò alle sue spalle contro il muro, frantumandolo in tanti piccoli pezzi di vetro.
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Snuff (Ran Haitani FF)
Fiksi Penggemar«Roppongi. Era lì che, per molto tempo, lui aveva "regnato" indiscusso, padrone insieme a suo fratello Rindou. Chissà se lui è ancora lì, se ha cambiato vita o è ancora lo stesso di sempre. Dopotutto, dieci anni sono tanti, siamo entrambi cresciuti...