Quando Rindou ebbe finito di raccontare perché e come avesse fatto in modo di liberarsi di me, nella macchina calò un silenzio tombale. Non saprei esprimere a parole cosa mi passasse per la testa in quel momento, ma posso dire con assoluta certezza che, se all'inizio ero rimasta turbata dal suo discorso, pian piano si fece strada in me una rabbia cocente.
Gli occhi mi pizzicavano e normalmente, se fossi stata da sola, sarei scoppiata a piangere per dar sfogo alla collera, ma non gli avrei mai dato la soddisfazione di vedermi in quello stato a causa della confessione delle sue azioni passate. In un impeto di furia allungai rapidamente la mano nella sua direzione e lo colpii violentemente sul volto, lasciando il segno rosso del colpo sulla sua guancia sinistra.
Non rispose, rimanendo impassibile e osservandomi con la sua solita aria strafottente, ed io non riuscii a trattenermi: presi a schiaffeggiarlo nuovamente, per poi iniziare a colpirlo con sempre più forza. Sicuramente i miei "pugni" saranno stati i più deboli che abbia mai incassato in tutta la sua vita, ma non riuscivo a controllarmi da tanto ero fuori dai gangheri.
Continuai così per un tempo indefinito, con io che caricavo nuovi colpi e lui che riceveva senza lamentarsi, finché non mi stancai e quasi mi accasciai sul sedile dell'auto.
-Ti sei sfogata?- mi chiese all'improvviso Rindou ponendo fino al suo mutismo, ma senza scomporsi minimamente.
-Perché lo hai fatto?-
-Te l'ho spiegato: credevo che mi avresti portato via Ran.-
-Non è un valido motivo! Pensi davvero che avrebbe potuto voltarti le spalle e lasciarti solo, visto soprattutto il vostro forte legame? Tu sei solo un egoista perché credi di avere l'esclusiva su tuo fratello!- risposi con tono aspro e velenoso, suscitando sgomento nel mio interlocutore.
In quel preciso istante, una piccola lacrima traditrice percorse la mia guancia, ma cercai di trattenere tutte le altre e di mantenere il mio tono severo e perentorio.
-Sai, non so nemmeno più cosa pensare: forse se tu non avessi mai messo in atto questo fantomatico piano, non avrei mai conosciuto la vera natura di tuo fratello e sarei rimasta vicino a lui ignara di tutto. Dieci anni fa, in preda alla paura e all'incertezza, magari ti avrei ringraziato per quello che hai fatto, ma ora come ora... Non immaginavo un colpo basso di questo genere, neanche da una persona ignobile come te, Rindou.-
-Non posso mentire e dirti che fossi dispiaciuto ai tempi: tu stavi diventando il centro del suo mondo, quando fino ad ora eravamo stati solo io e lui. Credo che i "privilegiati" come te, quelli cresciuti in buone famiglie con entrambi i genitori che lavorano e che riescono ad assicurarti la vita più bella e felice possibile non se ne rendano conto, ma non tutti godiamo della vostra stessa fortuna. Ran non è mai stato solo il mio fratellone, ma anche l'equivalente di un padre, la mia sola e unica famiglia; non potevo permetterti di portarmela via.-
Per quanto cercasse di mantenere un'aria impenetrabile, sentii la sua voce incrinarsi leggermente su queste ultime parole e cercai quindi di essere più pacata, ma fallii miseramente.
-Avresti potuto affrontare la questione direttamente con lui, parlandone. Diamine Rindou, avevate diciotto anni, non dieci: potevi confidare a lui i tuoi timori anziché cercare il modo più meschino per allontanarci. Sono stata lontana dieci anni, ho abbandonato tutto e ora vengo a sapere che tu sei stato la causa di tutta questa sofferenza? E per di più, non solo la mia, ma anche quella di Ran: eri così accecato dalla gelosia, che hai finito per sacrificare la sua felicità. Come hai potuto fare una cosa del genere a tuo fratello?-
A queste mie affermazioni non rispose, decidendo invece di darmi le spalle, aprire la portiera ed uscire dalla macchina. Pensai che mi avrebbe abbandonata lì, ma dovetti ricredermi quando aprì la portiera del lato del passeggero esortandomi a scendere dall'autovettura per seguirlo.
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Snuff (Ran Haitani FF)
Fanfiction«Roppongi. Era lì che, per molto tempo, lui aveva "regnato" indiscusso, padrone insieme a suo fratello Rindou. Chissà se lui è ancora lì, se ha cambiato vita o è ancora lo stesso di sempre. Dopotutto, dieci anni sono tanti, siamo entrambi cresciuti...