Ebano e Marmo

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Il giorno dopo mi svegliai con tutta calma. La casa era deserta.
Andai in cucina e sul tavolo vidi un bigliettino. Era una mappa scarabocchiata con sotto una scritta in una strana lingua. Feci colazione, mi cambiai e andai alla ricerca del misterioso luogo segnato sulla cartina.
La mappa portava alla panetteria di alcuni amici di vecchia data di papà. Entrai nel locale già pieno di vita e andai alla cassa dove il giovane figlio del panettiere, mi pareva si chiamasse Roberto, mi sorrise.

" Ehi come va maggiorenne? Che ci fai qui?"

"Ciao, sono qui perchè mio padre mi ha lasciato scritto di venirci, ma sai com'è fatto, la sua scrittura è illeggibile" gli mostrai il fogliettino. lui sorrise allegro.

"Capisco, vieni con me"

"Carlo! Sostituiscimi che accompagno la piccola in dispensa" disse poggiando i guanti bianchi vicino alla cassa, prendendomi la mano e portandomi in cucina. Attraversammo la cucina e salimmo le scale.

" Questo è il nostro ingresso, non immaginavamo iniziassi oggi quindi non ho messo in ordine, scusami, domani troverai tutto pulito"

"No no figurati, non occorre"

"Ok, ma riordino comunque"

Attraversato l'ingresso scendemmo tre rampe di scale, percorremmo un altro piccolo corridoio scarsamene illuminato, ma molto polveroso e lui aprì una piccola porticina, entrammo in una stanza stretta e chiuse la porta.

"Potresti accendere la luce dietro di te?"

Misi la mano dietro la schiena e premetti un pulsante. La lucina al neon vecchia probabilmente di decenni si accese sfarfallando come una falena mostrando la stanza totalmente vuota, bianca e con muffe agli angoli e una grande porta blindata. Lui la sboccò con infiniti codici e chiavi e mi fece entrare per prima. I miei occhi non poterono credere a quello che stavano vedendo.
Le mie parole non potrebbero mai descrivere il mio stupore nel vedere un così enorme spazio sotto terra, proprio sotto i piedi di tutti, così pieno di oggetti e di gente.
Un vasto gruppo della Cerchia Ristretta si stava allenando nelle arti marziali, iniziavo a chiedermi perchè si chiamasse ristretta, eravamo tantissimi, molti di più di quanti credessi, solo in quella stanza erano probabilmente duecento.

"Angela! Eccoti! Ti ho portato la tua protetta." gridò Roberto in direzione della folla. Angela si girò a guardarci e ci salutò, era davvero bella e atletica. Stese il rivale in men che non si dica e ci raggiunse subito saltellando allegra. I suoi capelli stretti in una coda ondeggiavano come spighe di grano mosse dalla brezza primaverile.

"Finalmente, grazie Riky" Giustooooo era Riccardo non Roberto! Pensai imbarazzandomi per la mia scarsa memoria.

"Grazie per avermi accompagnata" Dissi diventando rossa per la figuraccia.

"Figurati, spero di avere questo piacere anche domani." Ci salutò e chiuse dietro di sè la porta.

"Bene piccola, tu sei stata affidata alla ricerca della grotta, ma dato che una mente sana risiede in un corpo sano... Inizia a fare tre giri di corsa della struttura, meno tempo ci metti meno lavoro ti farò fare dopo, quindi inizia a correre"
Feci quello che mi disse e ringraziai il cielo di essermi vestita sportiva. Consumai tutto il fiato che avevo in corpo nei primi due giri della palestra, che era circa un paio di campi da calcio, e il terzo lo feci praticamente strisciando.

"Non ci siamo proprio. Lavoreremo sulla tua resistenza. Ora 5 minuti di riposo e poi passiamo agli esercizi muscolari"

"COOOOOSA? Ancora???? Noooooo" dissi sfinita sedendomi a terra.

"su su, recupera le energie. il bagno è la porta dietro di te se ti serve. ci vediamo tra 5 minuti."

Rimasi a terra per due minuti circa ascoltando il ronzio nelle orecchie, il respiro affannato e il battito cardiaco. Decisi di alzarmi, andare in bagno a bere e poi tornare in sala dove Angela mi stava aspettando.

"Bene, ora un pò di pesi e poi passiamo all'allenamento della mente"

Dopo una ventina di minuti finii gli esercizi e Angela mi fece fare una doccia fresca prima di andare in biblioteca.

Attraversammo un alto corridoio, con i muri di marmo e le luci tenue, che ricordavano il corridoio di un castello gotico. Dopo aver sceso altri piani di scale arrivammo davanti ad un enorme portone di legno nero con le cerniere in ferro e qualche decoro spiraleidale argentato.
Angela aprí il portone scricchiolante e mostró ai miei occhi un mondo bellissimo: 6 o 7 metri di libri di tutte le dimensioni ordinatamente posizionati su delle librerie d'ebano poggiate ai muri o messi in file ordinate all'interno della stanza ottagonale. Un odore di libri e inchiostro riempí i miei polmoni inebriandomi. Ovunque libri libri e libri. Ero in paradiso.
"Bene, ti lascio conoscere il cuore della base. Ci vediamo tra qualche ora per il pranzo"
"D'accordo, grazie Angela."
Iniziai ad aggirarmi per la biblioteca toccando i libri e sfogliandone le pagine. Dopo aver scelto qualche libro dal titolo interessante gli poggiai sopra uno dei tavoli scuri nella parte est della biblioteca.
Da uno dei volumi uscí un foglietto lievemente stropicciato e ingiallito dal tempo che passó sopra la fiamma di una candela. Mi allungai per evitare che il foglio si bruciasse e lo fermai appena prima che passasse sopra la fiamma. Rimasi immobile per qualche secondo e vidi comparire sul foglio poco per volta dei simboli scuri, come se l'inchiostro fosse vivo. Avvicinai il pezzo di carta alla fiamma stando attenta a non bruciarlo e poco per volta il foglio si riempí di segni scuri. Presi il foglio e la penna che mi porto sempre dentro la borsa e trascrissi i segni scritti sul foglio. Cercai il reparto dei dizionari in quel dedalo di volumi e una volta trovato in un angolino della biblioteca mi armai di pazienza e mi misi a cercare i caratteri del foglio.
C'erano dizionari ed enciclopedie in tutte le lingue immaginabili e non.
Trovai le prime due frasi nel dizionario di gaelico e la terza nel dizionario di elfico, ma delle altre 4 frasi ancora niente. La prima frase diceva "dietro il cielo, il passaggio per la terra". Le altre due parevano senza senso. Cosí piegai il foglio e lo misi dentro il medaglione d'argento regalatomi dai miei genitori. Era quasi ora di andare a mangiare. Mi affacciai e vidi Angela venire verso la biblioteca accompagnata da Riccardo. Gli andai incontro chiudendo la porta della biblioteca. Vedendoli bene uno affianco all'altra sembravano quasi parenti, entrambi con i capelli biondi e gli occhi blu come il cielo notturno con delle pagliuzze d'orate; entrambi alti, dal fisico scolpito e dalla pelle chiara. Sembravano due angeli e si muovevano con un'eleganza e una scioltezza paragonabili solo al nuotare delle sirene. Andammo alla sala da pranzo in silenzio, ascoltando il ticchettio secco dei nostri passi sul marmo fresco e levigato dei corridoi. Man mano che ci avvicinavamo alla sala un concerto di voci e risa si faceva sempre piú forte e una volta aperta la porta chiara (prima porta chiara vista da quando sono entrata qui dentro) il vociare divenne assordante. La sala era immensa, piena di tavoli e riccamente illuminata.
Dopo un pranzo sostanzioso tornai in biblioteca con Riccardo e Angela. Anche le loro mansioni erano legate alla biblioteca.
Decisi di aspettare il giorno seguente per cercare altri indizi relativi al codice. Mi piace fare le cose per conto mio. Cosí anziché esplorare i dizionari esplorai i libri relativi ai centauri per documentarmi meglio su queste creature.

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