AVVISO: d'ora in poi troverete accenni, riferimenti e scene più o meno esplicite riguardanti violenze di ogni genere, fisiche e psicologiche. Lascio a voi l'ultima parola, perché sicuramente conoscete i vostri limiti meglio di me , ma tenete conto che non sarò mai troppo cruda nelle descrizioni. (Se dovesse capitare comunque vi avvertirò, per ora leggete tranquilli.)
Ci sono suoni che si imprimono nella mente associandosi automaticamente ad una persona, un'azione, un momento della giornata. E sono capaci, in un singolo attimo, di gettarti tra le grinfie d'un emozione, benevola o meno, senza che tu possa farci niente. Ecco, quello era lo stesso processo che aveva portato Eren ad odiare lo scricchiolio della porta del suo rifugio. Lo mandava in allarme, procurandogli la pelle d'oca ed un concitato batticuore. Gli si insinuava prepotente nelle orecchie, ferendogli la mente con il terrore di ciò che annunciava. Quel giorno, il cigolio fu seguito da un colpo secco alla parete, quello del legno che sbatte sulla pietra. Poi un rantolio grave, graffiato dall'alcol.
Il rosso dei veli strideva sulla pelle del re in un malato baccano. La paura ormai s'affacciava inquieta da quei grandi occhi sbarrati, e barcollando pestava un ciglio, che precipitava a terra, e dilatava la pupilla offuscando la vista; all'uomo livido che s'avvicinava.
«Allora, l'hai trovata?»
Un brivido, il corpo in fiamme.
«Io, ci sto provando...»
«Non me ne faccio niente delle tue scuse!» il grido arrivò dritto agli occhi, quasi provocando lacrime amare.
«Le ho provate tutte ma non la trovo da nessuna parte!»
Lo cacciò a terra con uno spintone. Il ragazzo accoglieva quei gesti come se già li aspettasse, abbandonando le membra arrendevoli, attendendo in silenzio che l'altro terminasse. Era capace solo d'incassare, Eren, in quel momento, svuotato delle forze dalle ultime notti.
«Sei solo una perdita di tempo! Hai idea di che succede a chi mi è inutile? Eh Eren?!»
Il calcio giunse inaspettato, allo stomaco, ma il dolore lui lo sentì dritto al cuore.
Oramai aveva imparato a non reagire; non opponendosi infatti era scampato a diverse brutte situazioni, anche molto peggiori di quella. Ma alla fine, ogni santa volta, non poteva trattenersi; un guizzo che gli balenava in testa e gli illuminava l'iride: il pensiero che in fondo non avesse nulla da perdere, niente e nessuno per cui perseverare quella follia e continuare deliberatamente a soffrire. E ancor meno gli importava della sua vita, tanto valeva non perdere anche l'ultimo briciolo della propria dignità, e mantenere l'integrità dei propri principi. Rispondere a tono, e se fosse venuto altro dolore, od odio, o persino la morte, l'avrebbe accolta come un'amica che lo salvasse, con serenità.
«Tu menti a te stesso...non hai nessun'altro che me. E coltivi una speranza che sai impossibile da realizzare. Nonostante tutto, tu continui e continui, scaricando la frustrazione su di me per qualcosa che è solo colpa tua. E siccome non hai altro mezzo per riaverla, ti aggrappi alla mia sopravvivenza come fosse una carità che fai a me... mentre invece tenermi in vita è solo una tortura per te stesso.»
Reiss gli agguantò la testa, ridendo sguaiato e la sbatté contro il pavimento ripetutamente. Ancora e ancora, finché il sangue del ragazzo non marchiò le mattonelle e i suoi lamenti saturarono l'aria.
«Bel tentativo, strega.»
Quella volta nessun velato buon senso trattenne le lacrime.
«Se è la morte che desideri, sappi che non l'avrai mai. Almeno non prima che io abbia ciò che voglio. Quindi vedi di fare come ti è stato ordinato, a meno che tu non voglia continuare questa farsa, e vivere per sempre come il lurido e patetico ratto che sei.»
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Narcisi
FanfictionEstratto: Teneva in mano un narciso, e con le dita ne staccava lento i petali, uno ad uno, lasciandoli poi cadere a terra, dove si abbandonavano unendosi ai fratelli. Poi, una volta che gli restava solo il gambo, con un soffio ne ristorava la coroll...