Golden Cage

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10/02/2022


📢 Isabelle

La mia vita non è mai stata perfetta, anzi per certi versi la considero proprio un disastro.
Cambierei qualcosa? Si, forse qualche scelta, perché sono proprio quelle scelte- forse tutte insieme, forse no- ad avermi portata a questo giorno.

Vorrei che non arrivasse mai la sera, non perché non vorrei finisse, ma proprio perché so come finirà.
Mi aggiro in camera come una pazza, no davvero. Se qualcuno mi vedesse, prenoterebbe subito un TSO.

Ho bisogno di aria, nonostante la mia camera sia grande, grandissima.
Mi sento in trappola, in gabbia.
Mi sento soffocare.

Mi chiedo quindi se è questo che si provi prima di morire di asfissia.
È normale, quando sono agitata la mia mente sviluppa la capacità di generare un numero infinito di pensieri al secondo, e sono sempre differenti tra loro.
Non hanno un senso logico, mai; scaturiscono sempre a causa di una parola che si trova in un pensiero precedente.

Guardo il copri abiti.
È chiuso da più di un mese nella mia camera, nel mio armadio a sei ante, tutte bianche tranne le centrali che hanno lo specchio.
È chiuso li per ricordarmi quello che succederà stasera.

Le mie mani lottano tra loro. Le torturo, l'una con l'altra, mente con i denti massacro le labbra. Prima inferiore, poi superiore. Il tutto seguito da una passata di lingua per smorzare il dolore, i piccoli pizzichi che sento su tutta la superficie delle labbra. Tutto questo ripetuto infinitamente.

La tortura ha avuto inizio questa mattina, alle quattro. Mi sono svegliata a seguito di un incubo, riguardava proprio questa sera. Inutile dire che non sono più riuscita ad addormentarmi.

Alla fine mi decido. Afferro con forza e rabbia il copri abiti che sembra già di suo avere un'aria costosissima, figuriamoci il vestito al suo interno.
Faccio passare il copri abiti dall'armadio al letto.
Lo mollo di scatto, come se scottasse.

Sei la mia condanna, la mia rovina.

Queste sono le parole che mi vengono in mente quando lo guardo.
Lo fisso, senza più muovermi, senza più respirare.

"Signorina Isabelle! Posso entrare? Si sente bene?" Il tono allarmato di Jenna, la signora che si occupa della gestione della mia casa, mi risveglia dai pensieri.
Il suo tono è alquanto preoccupato, solo così arrivo alla conclusione di non averla sentita bussare, tanto ero assorta nel grande tsunami dei miei pensieri.

"S-si Jenna, entra" dico, aprendole la porta.
"Signorina. Si sente bene?" Chiede lei ancora, una volta essere entrata in camera con me.
Il tono apprensivo, come una madre che si accorge del malessere di sua figlia.
"È pallida, molto." Poi guarda dietro di me e sul materasso vede steso l'oggetto dei miei peggiori incubi.
Il suo viso si addolcisce e mi afferra una mano.

"Andrà tutto bene, vedrà che non sarà così brutta come se l'è immaginata" cerca di convincermi e calmarmi.
"Non lo è già?" Chiedo con un filo di voce.
"Per ora è solo una cena" cerca di rassicurarmi.
"Sappiamo entrambe che non è solo una cena, come sappiamo entrambe quale è il vero compito di questa cena. Non mentiamoci a vicenda." Scuoto la testa perché nonostante ne sia consapevole, non riesco proprio ad accettare tutto ciò.

Mi chiamo Isabelle Foster, ho 20 anni.
Ho gli occhi verdi ed i capelli scuri, la carnagione leggermene abbronzata.
La mia famiglia è composta da me e mio padre, Alexander Foster.
Mia madre, Camille, rimase coinvolta in un incidente stradale qualche anno fa e non ce la fece. Mi manca ogni giorno.
Amo i fiori, scattare foto ai tramonti ed ascoltare musica leggendo un libro.
Trovo che il caffè sia buono ma un po' sopravvalutato.
Il Sushi non mi piace.

A T E L O P H O B I ADove le storie prendono vita. Scoprilo ora