Lilith

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Isabelle POV

Ci siamo trasferiti da una settimana e ancora non ho finito di svuotare tutte le mie scatole.
Intendo quelle delle mie cose. Al diavolo il bisogno di portare un po' di tutto.

Sto mettendo a posto lo scatolone delle scarpe, perché me ne servono un paio questa sera, che sono sicura di aver portato ma che ora non trovo.
Sbuffo sonoramente quando aprendo una delle scatole, non trovo il paio che desideravo.

Mio padre ed io stasera dobbiamo andare ad una cena di gala, per inserirci nella società.
Sarà una sorta di test, sonderemo il terreno prima di buttarci a capofitto nei progetti.

"Ti serve aiuto?" La voce non mi è nuova, ma in questo contesto...alzo il volto e vedo Daniel, fermo davanti alla porta della mia nuova stanza a Londra.
"Daniel?" lo guardo con gli occhi spalancati "Che ci fai qui?"
"Mh...passavo di qua ed ho pensato di fare un saluto" Ridacchia ed io lo seguo
"No, davvero. Che ci fai a Londra, non è così dietro l'angolo come vuoi farmi credere"
"Posso?" Indica la sedia davanti alla mia scrivania
"Certo" Aspetto che si sieda ed io passo dall'essere seduta a terra a raggiungere il mio letto, come punto di appoggio.
"A casa...Non riuscivo più a starci" Alza le spalle "Forse sembrerò un bambino ma vedere Crystal e Mikael crescere un figlio, sentirli parlare di matrimonio..." Sospira
Io annuisco "Credo di capirti fin troppo bene"
Lui mi guarda negli occhi "È un inferno, per entrambi" Sospira. "Poi ho sentito della notizia della vostra partenza ed ho proposto a mio padre di operare per lui, qui con voi. Ne abbiamo parlato e lui vuole che, nonostante tutto, abbiate l'appoggio della nostra famiglia. Il fatto che i piani siano stati tutti disfatti non cambia questa volontà. Inizialmente non era felice di sapermi qui, invece adesso eccomi qui." Alza le spalle
"Grazie per averci raggiunto, allora. E dovrò anche mandare una lettera di ringraziamento ai tuoi genitori, non è da tutti rispettare un accordo anche quando non esiste più"
"Oh!" sembra ricordarsi di qualcosa in maniera improvvisa "A proposito di corrispondenza" Tira fuori una busta bianca da lettere "Grace ti manda questo, ha detto che mi fa fuori se scopre che non te l'ho consegnata"
Sorrido "Sai cosa sia?" Scuote la testa.
"Non si apre la posta altrui, soprattutto quella delle signorine" ammicca nella mia direzione.
Scuoto la testa "Volevo solo evitarmi brutte notizie" Apro la busta mentre parlo e cerco poi con le dita al suo interno.
Riconosco una carta plastificata e quando la estraggo dalla busta, scopro di avere tra le mani una foto, non una qualsiasi ma un'ecografia.
"Oh.." Mi si appanna un po' la vista mentre la guardo, e fatico a trattenere le lacrime, che poi iniziano a scorrere quando alla fine dell'immagine vedo la scritta che Grace deve aver fatto come dedica.

«Ciao zia Isa! Ti aspetto presto, ci vediamo al matrimonio di mamma e papà.»

Metto le mani davanti al viso, allontanando dalle lacrime la foto, mentre il mio pianto passa dall'essere qualcosa di silenzioso a qualcosa di molto più invadente.
I respiri diventano singhiozzi, le lacrime non sono più una ogni tanto, ma scorrono come fiumi dai miei occhi.
Ha comunque scritto Zia, nella lettera. Ha comunque voluto mandarmi la foto dell'ecografia del bambino o della bambina.

Sento Daniel sedersi accanto a me e poi posarmi una mano sulla schiena per darmi conforto.
Mi sento in imbarazzo, non amo piangere davanti agli altri, per me è un grande segno di debolezza.
Non è un pensiero sano, nemmeno razionale, ma non posso farci nulla.
L'ho sempre pensata così e non cambierò idea ora.

Quando la crisi viene meno, mi volto verso Daniel "Scusa. Dio mio, scusa tanto." Mi ritrovo a tirare su con il naso, una scena davvero rivoltante. Complimenti Isabelle.
"Non fa niente" Prende dal dispenser che è sulla scrivania qualche tovagliolo di carta e me li passa.
Io sospiro "Non volevo...La dedica in fondo a quella foto è stata commovente." So benissimo che non è così, non è solo la dedica, è tutto.
Tutto ciò che ho perso per un capriccio di Mikael, poi, è giusto chiamarlo capriccio? Non lo so, Impiccio? Comunque orribile. Problema? I bambini non dovrebbero mai esserlo, ma tra di noi Nate rappresenta uno dei problemi. Non è l'unico ma non è nemmeno esente, per quanto non mi piaccia prendermela con i bambini.
So che lui non è colpevole di tutto questo, ma nella mia testa non è così, e mi sento orribile per questo.

A T E L O P H O B I ADove le storie prendono vita. Scoprilo ora