Havana ClubArrivai all'Havana Club mezz'ora prima dell'apertura al pubblico, come concordato con Romeo il giorno precedente. Avevo legato i miei lunghi capelli castani in due trecce ordinate, che mi ricadevano fino sotto il petto. Indossavo una semplice canotta bianca e dei jeans scuri, tenuta da lavoro che mi era stata caldamente suggerita.
«Con questo, sei perfetta» aveva detto poi Romeo, posandomi un cappellino di paglia sulla testa, per completare il look.Lo aiutai a spostare i tavoli per liberare l'intera superficie del locale, in modo da poter ospitare i ballerini. Romeo era il classico ragazzo per cui le donne di ogni genere ed età sarebbero impazzite. Lavorava sempre con il sorriso sulle labbra, canticchiava musica cubana e di tanto in tanto sorseggiava un Cuba Libre. Non aveva nessun tratto somatico che lo rendesse particolarmente bello, ma il suo modo di essere e di fare sprigionavano un certo fascino naturale.
Prese l'ultimo dei tavolini di legno e se lo portò sulla testa, rivelando i suoi forti bicipiti al limite con la manica corta della camicia hawaiana.
«Qui abbiamo finito» disse, nel momento esatto in cui la porta del locale si aprì.
Mi voltai e vidi un uomo sulla sessantina camminare a passo spedito verso di noi.
«Ohi, eccoti» lo salutò Romeo. «Ti presento Eveline, la nostra nuova barista».L'uomo mi tese la mano, accennando un sorriso sotto i suoi lunghi baffi bianchi.
«Oscar White, sono il proprietario» disse, in tono autoritario. «Siamo pronti per aprire?» chiese poi a Romeo.
Lui annuì con la testa e l'uomo sparì dietro una porta di legno massello in fondo alla sala.
«Sei pronta?» mi chiese Romeo. «Diamo inizio alle danze» disse e spalancò la porta d'ingresso, facendo riversare nel locale la lunga fila di persone che attendevano di entrare.Dopo la prima ora, ero decisamente più rilassata. Ero riuscita a non sbagliare nessuna ordinazione, a servire in rapida successione i clienti e mi ero abituata a quella musica assordante dai ritmi allucinogeni di maracas e clave.
Mentre finivo di versare un vodka lemon, allungai la mano in avanti per recuperare lo scontrino del cliente successivo.«Cosa prende?» chiesi senza spostare gli occhi dal bicchiere che stavo riempiendo.
«Un Americano e un Daiquiri.»
Quella risposta mi fece alzare lo sguardo in una frazione di secondo.«Professor Ruiz...» le parole mi uscirono di bocca.
Accanto a lui, avvinghiata al suo braccio, come un cucciolo di koala, c'era l'immancabile Elisabeth.
Ci scambiammo solo un sorriso tirato, io e lei, come facevamo ogni volta che ci ritrovavamo faccia a faccia. Lei non aveva mai digerito la mia sostituzione in Moulin Rouge ed io, chiaramente, non sopportavo che fosse la donna dell'uomo che desideravo.
Versai i due cocktail alla velocità della luce e lottai strenuamente contro la voglia di girarmi di spalle e sputare in quello di Elisabeth.«Ecco a voi» dissi, con un sorriso falso e allungai loro i cocktail.
Li vidi allontanarsi tra la gente immersa nelle danze, poi li persi di vista e tornai al mio lavoro.
Ad un tratto delle note familiari di violino rapirono totalmente la mia attenzione e alzai lo sguardo verso la pista.
Rimasi immobile, con una bottiglia di vodka a mezz'aria in una mano.
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My First Bitter Love
RomancePrequel di Bitter Love. In una calda notte di inizio settembre del duemilasedici, nella ridente località di Sunsbourgh, dove lavora come animatrice, Eveline Valentine racconta ai suoi compagni di avventura la storia del grande amore della sua vita...