Capitolo 3

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Il professor Francisco Ruiz


La mattina seguente, entrai in aula ancora frastornata e presi posto al secondo banco. Per fortuna, nonostante avessi riposato davvero male a causa delle birre della sera prima e di ripetuti sogni su intensi occhi a mandorla, riuscii a svegliarmi in tempo e ad arrivare con un po' di anticipo per scegliere il posto, come ero solita fare nel primo giorno di un corso.

Mi piaceva molto che il giovedì si aprisse con due ore di scrittura creativa. Era davvero un modo rilassante e positivo per iniziare la giornata. Ero contenta che Nathan mi avesse consigliato quel corso. In fondo, dovetti riconoscerglielo, lui mi conosceva davvero bene.

In quei minuti prima dell'inizio della lezione, finalmente trovai un po' di pace per dedicarmi al libro del corso che stavo cercando di leggere il giorno prima, tra le mille interruzioni di Kate.

A proposito di Kate, quella mattina ero riuscita ad uscire dalla stanza prima che si svegliasse, potendo così risparmiarmi di affrontare l'argomento Nathan, ma ero ben conscia che, prima o poi, avrei dovuto rivelarle che quell'unico ragazzo che aveva notato era proprio il mio migliore amico - nonché, in un certo qual modo, anche ex - e che, per giunta, mi aveva baciata nella speranza di tornare insieme.

Sentii la classe popolarsi e all'improvviso una voce interruppe la mia lettura.
«Buongiorno a tutti».
Alzai gli occhi e un uomo di spalle era intento a scrivere il suo nome alla lavagna.

Quando si voltò verso la classe, io rimasi senza fiato.
«Mi presento, sono Francisco Ruiz e sono il vostro insegnante di scrittura creativa».

Sbattei le palpebre più e più volte.
"No, non ci credo. Cos'è? Uno scherzo?", pensai, posandomi una mano sulla fronte.
Era lui, il ragazzo del chiosco, quello che avevo sognato per tutta la notte.

Mentre, come avvolta in una nube di fumo, vedevo le sue labbra articolare parole che non riuscivo neanche a sentire, lui superò la cattedra e vi si appoggiò di lato, con una gamba piegata e l'altra distesa

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Mentre, come avvolta in una nube di fumo, vedevo le sue labbra articolare parole che non riuscivo neanche a sentire, lui superò la cattedra e vi si appoggiò di lato, con una gamba piegata e l'altra distesa. Gesticolando con fare esperto, sfoderò un meraviglioso sorriso, e rivelò quei suoi denti enormi e così bianchi da fare invidia ai modelli di colore.

«Che ne dite se iniziamo così? Giusto per conoscerci un po' prima di partire con il programma...»
"Così come? Che cosa ha detto?", pensai.
Non avevo ascoltato una sola parola.

«È il mio primo anno da insegnante in questo college» continuò.
Camminava tra i nostri banchi, lasciando un foglio bianco ad ognuno di noi e nell'aria un disarmante quanto ipnotico profumo.
«E hanno anche sbagliato ad incidere il mio nome sulla targhetta, affissa qui fuori dall'aula. Per loro sono il professor Ruis...» aggiunse, e tutti non riuscirono a trattenere una risata.

Quando arrivò accanto a me, si fermò per un attimo e mi guardò intensamente negli occhi.
"Oddio, deve avermi riconosciuta", fu l'unica cosa che attraversò la mia mente.
Mi posò delicatamente il foglio davanti e proseguì con la distribuzione.

My First Bitter LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora