Colpo di scena al Moulin Rouge
La sera dello spettacolo, arrivai in teatro tutta trafelata. Ero riuscita a dormire al massimo quattro ore. E no, non era l'ideale per una che stava per esibirsi davanti ad una platea così ampia di persone.
Mentre Alison si occupava del mio trucco, io ero come in uno stato di trance. Riuscivo solo a pensare che sarei stata di nuovo su quel palco con lui, con la sola differenza che, questa volta, quelle poltrone davanti a noi sarebbero state piene di gente.Avevo recuperato dei biglietti per Amira e Dawson e non ero nella pelle all'idea che Amira avrebbe potuto finalmente vedere Ruiz, in tutto il suo splendore, dal vivo.
Una buona parte di fortuna volle che, quella sera, Nathan e Kate avessero un impegno con dei ragazzi della squadra di football. A quanto mi aveva raccontato lei, avevano iniziato a frequentarsi da una decina di giorni. Ero contenta per loro, soprattutto perché ormai io non avevo occhi che per il professor Ruiz.Una volta completato il trucco, Alison mi permise di guardarmi allo specchio.
Girò la mia poltrona e: «Che te ne pare?» mi chiese, entusiasta del suo lavoro.
Mi osservai per qualche secondo. Non mi ero mai sentita così bella come in quel momento in tutta la mia vita.
Gli occhi truccati elegantemente, contornati da enormi ciglia finte, un rossetto rosso intenso sulle labbra ed una cascata di boccoli mogano scuro, che mi ricadeva sulle spalle. Sì, mi aveva messo perfino una parrucca.
«Alison, sei stata magnifica! Sono perfetta!» esclamai.Corsi nel camerino improvvisato ad indossare gli abiti di scena. Sulla sedia, erano adagiate delle sottili calze a rete, un paio di lunghi guanti di seta neri, l'abito di Satine e il piccolo cilindro, anch'esso nero.
Per prima cosa, indossai i guanti, per evitare di smagliare le calze con le unghie. Poi fu il turno delle calze, il vestito, i tacchi a spillo e, per ultimo, il piccolo cilindro.
Diedi un'ultima sbirciata allo specchio, sorrisi e tornai dietro le quinte.Quando alzai gli occhi, il mio cuore mancò un battito.
Avvolto in un elegante smoking nero, con una camicia bianca stirata perfettamente ed il suo immancabile ciuffo di capelli corvini sul viso, apparve lui, il “mio” Christian.
Quando si accorse della mia presenza, restò un attimo in silenzio, con gli occhi fissi su di me. Poi mi venne incontro.«Pronta?» mi domandò, con un sorriso.
Io annuii con il capo, senza riuscire ad emettere una sola parola.
Ad un tratto, sentii il Rettore Campbell annunciare l'inizio del nostro spettacolo. I miei compagni di corso presero posto sul palco ed il teatro si illuminò sulle note del numero di apertura.
Vicini all'ingresso in scena, c'eravamo solo io e lui, mentre Alison osservava che tutto filasse liscio dall'altra quinta.Era alle mie spalle, mi posò una mano sul fianco e mi sussurrò, come un soffio, in un orecchio: «Andrà tutto bene...».
Mi voltai, lo guardai negli occhi e sorrisi: «Spero che lei abbia ragione.»
«Eveline - quella fu la prima volta che lo sentii pronunciare il mio nome - dimentichi tutto, una volta sul palco. E andrà bene».
Quella voce bassa e dolcissima con cui si rivolse a me, mi lasciò letteralmente con il cuore felice.Terminai l'assolo di Satine e corsi a fare il cambio d'abito.
Indossai in tutta fretta l'elegante vestito rosso vermiglio, protagonista indiscusso di quella romantica scena.
Mentre ancora litigavo con uno dei guanti di raso: «Eveline, sei di scena! Il numero dell’ “Elephant Love Medley”» urlò Alison, tirandomi per un braccio.All'improvviso il sipario si riaprì e la scena che mi faceva più paura di tutte iniziò.
C'eravamo di nuovo solo noi, al centro del palco, i protagonisti.
In quel preciso momento, mi tornarono alla mente quelle parole che mi aveva detto durante le prove: “quando saremo su quel palco, non saremo il professor Ruiz e la studentessa Miss Valentine, saremo solo Christian e Satine. Entri nella sua mente, si senta lei, agisca come lei”.
Presi un respiro e...«L'amore è come l'ossigeno» recitò lui.
«Cosa?»
«L'amore è una cosa splendida. L'amore ci solleva da dove apparteniamo. Tutto quello di cui abbiamo bisogno è amore.»
«Per favore, non ricominciare!» recitai di rimando, provando ad allontanarlo da me.
Lui iniziò a cantare la sua parte e ad inseguirmi tra le meravigliose scenografie sul palco, ripetendo quella frase: “l'amore è tutto ciò di cui abbiamo bisogno”.
E, all'improvviso, mi sentii davvero lei. Forte, sicura, bellissima, con davanti a me l'uomo che mi desiderava con tutto se stesso.«Noi dovremmo essere amanti...» intonò, raggiungendomi nel proscenio.
«Non possiamo farlo...»
«Noi dovremmo essere amanti» continuò «è un dato di fatto».
Si avvicinò lentamente a me, mentre continuavo a cantare, ed io mi voltai verso di lui. Camminammo l'uno verso l'altra fino a ritrovarci così vicini che potei sentire il cuore esplodermi nel petto.
Pensavo solo a quello che stava per arrivare. A quella scena finale che avevamo solo abbozzato e mai provato: il bacio.Sentivo il suo profumo avvolgermi e continuavo a guardarlo dritto negli occhi, come stregata, mentre cantavamo insieme.
In un attimo, tutto intorno a noi sembrò scomparire, quando intonai quella frase: «Quanto è meravigliosa la vita adesso...».
E poi lui si unì a me, cantando sulle mie labbra: «Che ci sei tu al mondo...».
Ricordo i suoi occhi fissi sulle mie labbra ed il mio sguardo fisso sulle sue. Grandi, carnose, sensuali...Mi strinse tra le sue braccia e mi piegò dolcemente in un casqué, come da copione. Sentii il suo respiro sulle labbra, lui inclinò la testa, io chiusi gli occhi e... un leggero bacio si posò all'angolo delle mie labbra, ma senza toccarle. Non appena li riaprii, calò il buio e il sipario si chiuse. Tutto quello che riuscivo a sentire erano gli applausi scroscianti del pubblico, le sue mani sul mio corpo ed il desiderio di lui che mi pulsava nelle tempie.
Mi sollevò, restammo immobili nel buio e poi: «Bravissima» sussurrò, prendendomi il viso tra le mani e posandomi un casto bacio sulla fronte, prima di scomparire, correndo, dietro le quinte.
«Siamo pronti per le presentazioni...» disse Alison, ordinandoci in fila indiana, per l'ingresso sul palco.
Il professor Ruiz stringeva tra le mani il microfono e guadagnava la scena con passo deciso. Iniziò a presentare, uno alla volta, i membri del corpo di ballo, mentre io mi preparavo a fare il mio ingresso.
«Devo rivelarvi che la protagonista originaria, ha avuto un mal di gola terribile all'ultimo momento e non è stato possibile farla esibire...» sentii la sua voce fare questa premessa, prima di annunciare la mia uscita sul palco, mentre il cuore tornava a martellarmi nel petto.«Facciamo un grande applauso a colei che ha reso possibile preparare questi ragazzi in poche settimane e che avrebbe dovuto ricoprire il ruolo di Satine... la mia fidanzata Elisabeth White».
Il mio cuore si fermò all'improvviso.
“La mia fidanzata. La mia fidanzata. La mia fidanzata.”
Nella mia mente continuarono a risuonare solo quelle parole in un eco distorto e terribile per non so quanto tempo.«E senza ulteriori indugi... colei che ha preso il posto di Elisabeth all'ultimo momento, dimostrando di essere una perfetta sostituta, la nostra Satine, Miss Eveline Valentine!».
Sentii due mani spingermi letteralmente sul palco. Indossai il sorriso più finto che potei e camminai fino a raggiungerlo, mentre il pubblico mi dimostrava tutto il suo affetto con più applausi di quanti io ne avessi mai potuti immaginare.Ma, in quel momento, mi sembrò di non sentire niente. Nella mia mente risuonavano solo quelle tre, sconcertanti e tremende parole: la mia fidanzata.
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My First Bitter Love
Roman d'amourPrequel di Bitter Love. In una calda notte di inizio settembre del duemilasedici, nella ridente località di Sunsbourgh, dove lavora come animatrice, Eveline Valentine racconta ai suoi compagni di avventura la storia del grande amore della sua vita...