Booksville
Era un giovedì mattina di fine ottobre e camminavo distrattamente lungo i corridoi del college, sorseggiando del caffè.
In quelle ultime due settimane, avevo trascorso la maggior parte del mio tempo tra la biblioteca e le poltrone della sala relax, sempre con un libro tra le mani, per colpa dei continui test previsti dai corsi di Economia politica e Marketing.L'unica isola felice erano state le lezioni del professor Ruiz. Lui riusciva ad incantarmi totalmente, soprattutto quando leggeva gli estratti degli scritti dei grandi della letteratura. Quella sua voce nasale e impostata, caratterizzata dalla totale assenza di inflessioni, faceva di lui un audiolibro vivente.
Confesso che, a quei tempi, avevo fantasticato più volte sulla scena di me e lui, seduti su un divano, abbracciati, mentre mi leggeva un passo di Cime tempestose di Emily Bronte. E, tutte le volte, ero riuscita a scacciare via il pensiero prima di scoprire che cos'altro sarebbe potuto succedere su quel divano.Da quando, quella mattina nella sala relax, Nathan aveva insinuato che tra me e Ruiz ci fosse una certa simpatia reciproca, avevo ridotto i miei interventi a lezione, soprattutto per evitare di tradirmi, rivelando, nelle mie azioni, il mio piccolo ma onnipresente interesse per Ruiz.
Buttai nel cestino il bicchiere, ormai vuoto, del caffè e mi avvicinai alla sua aula. Presi posto al mio solito banco in seconda fila.
Quel giorno, doveva portarci dei racconti che avevamo scritto durante la lezione precedente. Erano i primi a cui avrebbe dato una valutazione e speravo tanto che tutto lo studio di quelle settimane sarebbe servito a guadagnarmi almeno una rispettabilissima B.«Buongiorno ragazzi!».
Sentii la sua voce ed uno stupido sorriso mi si dipinse sulla faccia, come ormai accadeva ogni volta.
Lo guardai con i miei soliti occhi adulatori. Ricordo ancora che indossava una camicia aderente di un bianco luminoso, perfettamente stirata e modellata sul suo corpo e dei pantaloni beige.
Con la mano spostò all'indietro quel ciuffo di capelli corvini che gli ricadeva sempre sul viso e tirò fuori dalla sua borsa i nostri scritti.«Dalla lettura dei vostri elaborati, ho notato che alcuni di voi non hanno ben sviluppato i luoghi. Quindi, prima di andare avanti con il programma, vorrei proporvi un esercizio...» esordì, passeggiando tra i lunghi banchi dell'aula, con quella sua grazia, che non avevo mai visto prima in un uomo.
«Avete venti minuti per descrivere un luogo immaginario. Un'unica regola: dovete inventare tutto di sana pianta». Diede uno sguardo all'orologio: «Potete iniziare».La mia penna corse all'impazzata sul foglio bianco. Adoravo la creatività che il professor Ruiz riusciva a tirarmi fuori. Avevo già chiaro il mio luogo immaginario, dovevo solo riuscire a dipingerlo con le parole.
«Bene, il tempo a vostra disposizione è scaduto. Qualche volontario?».
La mia mano si alzò al cielo all'istante, facendo un clamoroso strappo alla regola del "low profile". Volevo assolutamente condividere con lui quel luogo.
«Miss Valentine, bene. Prego, ci illustri il suo luogo di fantasia».
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My First Bitter Love
RomancePrequel di Bitter Love. In una calda notte di inizio settembre del duemilasedici, nella ridente località di Sunsbourgh, dove lavora come animatrice, Eveline Valentine racconta ai suoi compagni di avventura la storia del grande amore della sua vita...