10.

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Akaashi's POV

Neve.
Questo era tutto quello che ero capace di vedere.
Neve.

Il vento freddo che sbatteva violentemente sul mio viso non riusciva a darmi quella sensazione di gelo che era sua intenzione darmi, questo perché la presenza di Bokuto scaldava il mondo intero.
Niente poteva vincere contro il calore che emanava il bicolore.
«Pensi mai al futuro?»
Mi chiese improvvisamente.
«Mh, non attentamente»
Risposi.
«Beh, ovvio, tu sei più un tipo da pensare e rimuginare sul passato, anche se non ti fa molto bene, e poi, giustamente, non hai ancora recuperato tutta la memoria quindi ci sono ancora molte cose che devi scoprire»
Mi voltai a guardarlo.
«Ma, insomma, pensi mai ad un possibile futuro...con me?»

Il suo volto si tinse di un colore roseo, un po' dovuto al freddo, un po' dovuto alla sua precedente affermazione.
I miei occhi brillavano, ma mai quanto quella figura così perfetta della quale avevo il grande privilegio di osservare.
«Sì, ci ho pensato.»
I suoi occhi color ambra si concentrarono su di me.
«Quanto attentamente?»
Chiese curioso.
«Abbastanza da immaginarci in una casa tutta nostra, e...chi lo sa, magari anche con degli anelli al dito.»

Due forti braccia mi cinsero il busto e una testolina bianco sporco, ricordante la medesima neve, si infilò nell'incavo del mio collo, strusciandosi su di esso ripetendo il mio nome, ogni volta con una storpia differente.
«AGUAAAASHIEEE»
Risi leggermente a sentire la pronuncia così sbagliata del mio nome, ma che, se detta da lui, suonava così bene.
«Ti amo tanto, lo sai?»

Amore. Un sentimento che ancora non capisco perfettamente, di cui ancora non ho memoria completa.
Come quelle poche parole riuscirono a sbloccarmi molti ricordi davvero non lo so, ma forse era solo la sincerità con cui sono state dette.

Due bambini, un albero, un parco, una paura.
Due bambini, un cespuglio, un parco, un gioco.
Un bambino, una madre, un volo, un pericolo.
Un bambino, una madre, una catastrofe, un incidente.
Un bambino, una madre, un robot, un cadavere.

«Mamma, dove stai andando? Te ne vai ancora?»
Chiese il bambino corvino.
«Scusami, lo sai che la mamma è molto impegnata con il lavoro ed è costretta a viaggiare»
Si scusò con sguardo amorevole la donna.
«Tesoro, ti prendi cura te di Keiji finché non torno?»
Si rivolse all'uomo lì presente.
«Certo»
«Oh e, ti prego, porta questi a Fuyumi, ho sentito che non sta molto bene»
Il bruno afferrò i fiori con le mani tremanti.
Chi è Fuyumi?
«Fai attenzione»
Disse il marito abbracciandola.
«Tornerò da te, te lo prometto»
Calde lacrime bagnarono il viso angelico della donna, ma le dite dell'uomo le asciugarono prima che potessero fare molta strada.

Percepii anche io la stessa sensazione della donna, ma non subito mi accorsi del perché, finché non tornai alla realtà, dove al posto dell'uomo c'era Koutarou a ripetere la stessa azione sul mio viso.
«AKAASHI!»
Sbattei le palpebre dopo non so quanto tempo, e, ancora una volta, mi persi nell'oro di quegli occhi, immensi come il sole, capaci di portare l'estate in pieno inverno.
«Scusa, non volevo farti piangere...»
«Cosa? No! Non è per quello! A-anzi, sono molto felice di sentirlo, è solo che...credo di aver ricordato qualcosa»
Fra tutta quella luce che trasmettevano le sue iridi, potevo comunque notare le mie, buie come la notte, tingersi perfettamente con le sue, formando un crepuscolo solo ed unico.
«Koutarou, come si chiamava tua madre?»
Il bicolore strabuzzò per la domanda.
«Fuyumi, perché?»
«Credo di star incominciando a collegare i pezzi mancanti»

~~

Kojirou's POV

«Quanto è passato da quel giorno, Kojirou?»
Mi chiese la donna dal volto pallido.
Non risposi.
«Lo so che mi senti, so che mi vedi, se esisto in questo momento è a causa tua»
Continuò lei, avvicinandosi al mio viso.
«Kojirou...per caso non mi ami più?»
I suoi occhi luminosi si confusero con i miei, i suoi capelli bianchi come le nuvole le ricadevano dolcemente sul viso, il suo sorriso si spense per finta, formando una faccina preoccupata, giusto per farmi sentire in colpa.
«Lo sai che non è questo»
E il suo volto tornò a brillare.

Dovevo smetterla di immaginare la mia defunta moglie davanti a me, e lo sapevo bene.

«Kojirouu~ non ti mancano i bambini?»
Chiese ancora la donna.
«Certo che mi mancano, ma hanno fatto bene, devono starmi lontano»
Lei rise, poi si avvicinò ancora, con un sorriso ampio come il precedente.
«Sei proprio uno sciocco, trattare così i figli che ti avevo chiesto di proteggere»
Gli occhi vuoti, il volto espressivo, trasmetteva inquietudine.

«In fondo non è colpa mia se l'Avitaminosi mi ha portato via dai miei bambini, sei tu che li hai ridotti in quel modo, a soffrire da soli e in silenzio, pensa alla povera Ai, stuprata dal suo stesso padre e delusa dalla vita, o pensa al dolce Koutarou, rimasto con un comportamento infantile a causa del trauma della perdita del suo migliore amico, non che suo primo amore, a soli sette anni.»
E ancora, quel sorriso non si spense.
«Smettila»
Dissi.

«E pensa alla tua povera moglie, deceduta a causa di una malattia rara e mortale, che l'ha fatta soffrire tutta la vita fino alla morte, che si ritrova in paradiso ad osservare suo marito trattare così i propri figli.»
«Smettila.»
Ripetei.
«Smettila!»
Urlai, sta volta.

«Sei proprio un mostro Kojirou, mi fai proprio schifo.»
Disse ancora lei, prima di svanire e confondersi con la materia e gli atomi di cui era costituito il mondo.

Un vuoto tornò a farsi spazio nella mia essenza, obbligandomi a guardare in faccia la realtà: i miei bambini erano andati via di casa, erano scappati, da un uomo che non sembrava il loro padre.
«Ti odio, Kojirou»
Dissi anche io, rivolgendomi a me stesso.

Bokuto's POV

La luce del sole calante fece il suo ingresso attraverso la finestra, fino a finire sui nostri visi posti l'uno accanto all'altro sul letto.

Keiji era rannicchiato accanto a me sul mobile, stringendomi dolcemente, con gli occhi chiusi e inspirando lentamente l'odore della mia maglia.
Il mio braccio cingeva la sua schiena, e la mia testa poggiava delicatamente su quella del ragazzo, posta nell'incavo del mio collo.

Improvvisamente mi tornarono in mente gli episodi avvenuti in quella mattina. Gli avevo davvero detto ti amo.
Certo, non aveva ricambiato, ma è normale, in fondo ha bisogno del suo tempo, è pur sempre rimasto attaccato ad una macchina per anni mentre io rimuginavo sui miei sentimenti.

Strinsi leggermente il corvino a me.
«Ti amo, Keiji, lo sai, vero?»
Gli sussurrai.

Il ragazzo portò le labbra all'altezza del mio orecchio.
«Ti amo anch'io, Bokuto-san»

Gli lasciai un dolce bacio, colmo di gioia e amore, e infine, al termine del crepuscolo, ci abbandonammo alla terra dei sogni, abbracciati, pronti ad affrontare anche gli incubi peggiori, insieme.

Angolo

Il prossimo capitolo sarà l'ultimo.

bye

Dusk -BokuakaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora