Capitolo 3: Membro ad honorem

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Se si volesse riassumere e superficializzare questo club, si potrebbe dire che si tratti di una serie di scopamicizie, no? O qualcosa di simile. Seguendo questo ragionamento, è bene parlare, prima di raccontare dei candidati, del membro ad honorem: il mio scopamico da quasi un anno. Era molto più di questo, ovviamente, anche se poi mi faceva sorridere il fatto che tutto fosse nato dalla sua proposta di darmi ripetizioni di matematica.

Ripetizioni vere, mica uno strano stratagemma per aprirmi le gambe. Questo ragazzo ci si impegnava proprio ad aiutarmi in matematica... tanto che alla fine, tra una testata alla lavagna e un bicchiere di birra per festeggiare gli esercizi giusti, siamo diventati grandi amici. Così amici da essere felici di non doverci preoccupare di essere sempre al top per un flirt, contenti di poterci lasciar andare a un'amicizia senza secondi fini.

Liam è un ragazzo di ottima famiglia, con un cognome prestigioso in città, pieno di contatti influenti ma soprattutto: il ragazzo più educato e sensibile del mondo. La persona più bella che io abbia mai conosciuto, definibile anche come il fidanzato che tutte sognano. Tranne me, in effetti, dato che quando abbiamo deciso di provare a metterci insieme, siamo durati venti giorni.

Troppo strano, quasi sbagliato... si stava meglio da migliori amici. Solo che poi, raggiunto il livello di confidenza adatto, perché non avrei dovuto decidere di mantenere qualcosina in più rispetto all'amicizia?

La particolarità del nostro rapporto rispetto a quello con gli altri, era una cosa che lo rendeva perfettamente adatto al senso del club delle collane di perle: Liam aveva perso la verginità con me. Aveva esplorato il mondo del sesso attraverso di me e senza poterlo evitare, lo avevo addestrato a mio piacimento insegnandogli ciò che più adoravo. Era in tutto e per tutto ai miei piedi nei momenti in cui finivamo in camera sua o sui sedili posteriori della sua macchina (anche se poi il signorino, viziato com'era, voleva farlo sempre e solo sul letto, cosa che un po' mi faceva storcere il naso).

A dirla tutta, nonostante l'anno di conoscenza e i quasi 10 mesi di amicizia con benefici, potevamo contare su una scatola di preservativi le volte in cui avevamo fatto sesso. Non che fosse noioso o altro, ma con gli impegni di entrambi quando andava bene riuscivamo a farlo una o due volte al mese. Era strano poter contare le volte in cui avevo fatto sesso con qualcuno, ma in effetti erano più le volte con lui che con altri, che di solito non riuscivo a portarmi a letto più di tre volte senza litigarci subito dopo. Insomma: Liam era un po' il mio porto, una certezza nella moltitudine di uomini che frequentavo... sapevo che andando da lui sarebbe andata bene.

Con il tempo però, una persona come me tendeva a stufarsi, prediligendo le novità alle cose stabili anche se senza impegno. Così, restando sempre migliori amici con quel rapporto così intimo e profondo, non mi pesava più di tanto lo scoparci poco... tanto alla fine per uno o per l'altro io venivo soddisfatta. Lui invece scopava solamente con me, non per fedeltà, ma perché non aveva effettivamente il tempo e la voglia di provarci con una ragazza. La sua pigrizia in questo senso mi faceva sorridere.

Togliere la verginità ad un ragazzo era stato strano. In primis per gli innumerevoli pensieri e paranoie legati alla responsabilità di inserire qualcuno in un mondo così bello come il sesso. Ricordavo ancora la mia di prima volta, e ricordando anche quanto avevo aspettato per farlo una seconda volta, avevo paura di dargli un'idea sbagliata del sesso che l'avrebbe potuto traumatizzare in qualche modo.

In secondo luogo, al 100% l'amplesso sarebbe durato qualcosa come pochi minuti, quindi sicuramente insoddisfacente. L'avevo preso come un investimento per il futuro: togliendogli la verginità e facendoci sesso sarebbe diventato via via più bravo a soddisfarmi, conoscendo solo e soltanto il mio corpo sotto quel punto di vista.

Infine avevo un po' paura di scandalizzarlo con i miei gusti, così avevo deciso di fargli provare un rapporto totalmente vanilla prima di farlo tuffare in qualcosa di più movimentato.

Il sesso aveva rafforzato quello splendido rapporto d'amicizia che già c'era, cosa che ci aveva permesso anche di andare in una casa al mare insieme per qualche giorno. In quei giorni avevamo fatto sesso, cucinato, mangiato, fatto la doccia insieme e soprattutto dormito nello stesso letto. Le ultime due cose erano così intime che non le avevo praticamente mai fatte prima di lui. Questo rendeva contenti entrambi, ma meno lui, perché a quanto pare nel sonno mi agitavo tantissimo.

Per descrivere quel rapporto, insomma, non potevo usare solo la definizione di amicizia con benefici, perché il nostro rapporto era molto di più. Eravamo così in confidenza che conoscevo praticamente tutta la sua famiglia, con poche eccezioni, e non si preoccupava di invitarmi alle cene della domenica sera a base di pizza e racconti su di lui da piccolo. Mi faceva sorridere il fatto che probabilmente metà della sua famiglia pensava che stessimo insieme, ma in fin dei conti non ci importava tanto. Ci limitavamo a ribadirlo quando serviva, senza preoccuparci troppo delle etichette che potevamo far pensare di avere. Eravamo certi e soddisfatti del rapporto che avevamo, sicuramente non ci andava di comportarci diversamente per seguire le regole non scritte delle scopamicizie tradizionali.

Tra poco sarà Natale e questo mi ricorda i nostri primi regali di natale. Non amo il Natale, ma con lui mi faceva piacere l'idea di scambiarci un regalo. Conoscendolo poco però, non avevo la più pallida idea di cosa prendergli.

<<Cosa vuoi che ti regali per Natale?>> gli avevo chiesto nella speranza di ottenere una risposta seria e fattibile che mi desse una mano reale. <<Un barattolo>> aveva risposto, ridendo.

Probabilmente però, dato che ai tempi ci conoscevamo da un mese, non aveva capito quanto fossi cretina a tal punto da decidere di regalarglielo davvero, un barattolo.

Così per la prima volta nella mia vita, anziché prendere un regalo pronto, ne avevo preparato uno io con le mie mani. Avevo preso un cartoncino nero, un barattolo di latta, un pennarello bianco e gli avevo sistemato un barattolo disegnandoci intorno la formula chimica della TNT. Ci avevo messo un po' per portarglielo, ma alla fine lui era felice sul serio. Avevo usato letteralmente il barattolo di latta dell'ananas a fette e un cartoncino preso dai cinesi, con i disegni fatti un po' com'ero riuscita a farli... ma lui era un bambino felice.

Lui a me invece aveva regalato un funko pop di Sdentato, il draghetto nero di Dragon Trainer. Era qualcosa di pronto, sì, però azzeccato, dato che non facevo altro che parlare di quei film in quel periodo.

Forse dovrei pensare a cosa regalargli questo Natale, ascoltando quella vocina nella testa che mi suggerisce di comprare qualcosa che aggiunga del divertimento al nostro sesso. In fondo sarebbe certa una reazione positiva, in quel caso. L'altra idea era quella di fargli un altro barattolo, con una formula chimica diversa... ma sono abbastanza intelligente da capire che forse non è carino regalare barattoli ogni anno a qualcuno. O forse sì? Sicuramente non lo si poteva trovare originale e certamente di un mucchio di portapenne non se ne sarebbe fatto niente, ma sotto sotto quel mio primo regalo poteva essere l'inizio di una bella tradizione.

Regalo o no, avevo deciso di considerarlo membro ad honorem del club, pur sapendo che sarebbe stato molto difficile convincerlo ad indossare una collana di perle. Qui, l'illuminazione: perché non regalargli proprio una collana di perle?

Il club delle collane di perle.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora