Chi lo avrebbe mai detto che l'ultimo sopravvissuto sarebbe stato proprio Jasper? Il membro del club più timido, ma che una volta conquistato aveva perso quella caratteristica sostituendola alla spontaneità, una delle mie caratteristiche preferite.
Sinceramente? Un casino dopo l'altro e mi ero arresa, avevo deciso di mettere fine prima del previsto alla mia idea e a quello che era stato la mia ancora e il mio punto fisso per mesi. Era doloroso doverlo mettere nero su bianco, ma il tempo del club delle collane di perle era finito.
Era giusto così, perché non avevo le forze mentali di continuare a starci dietro, né le forze fisiche per vivere la mia vita al massimo come mi ripromettevo di fare grazie a quelle stupide regole scritte all'inizio. Ero arrivata a considerarle patetiche, ero stanca e avevo bisogno di una pausa permanente. Le collane di perle nel mio portagioie erano state una per una allontanate. Alcune le avevo perse; altre si erano spezzate davanti ai miei occhi, obbligandomi a vedere le perle che le componevano sparpagliarsi sul pavimento; altre le avevo dimenticate nel doppiofondo del portagioie.
Avevo deciso di dire addio al club e a quello stile di vita con un ultimo incontro, così avevo chiamato Jasper.
Evitata l'idea della barca, mi aveva invitato a casa sua. Ovviamente, era venuto a prendermi e mi aveva accompagnata lui.
Fin dal garage, non mi era sfuggito il lusso in cui viveva, ma non avevo fatto una piega. Non mi importava davvero quali macchine ci fossero nel suo garage, che lavoro facesse suo padre o quanto costasse la collana di perle di Vivienne Westwood che portava al collo. Il motivo per cui era ancora lì, come membro e come persona, non era stato nemmeno il voto scritto accanto alla data dell'incontro in barca.
Avrei potuto scegliere un'avventura con uno sconosciuto, lo scongelamento di un vecchio membro o una seconda possibilità a qualche game over ed invece avevo scelto di chiamare lui.
Mi trattava come una persona, a tratti come un'amica. Parlavamo, bevevamo e scherzavamo proprio come due amici. Il sesso era comunque la portata principale, ma il contorno era da mangiare per ultimo per quanto era gustoso.
Come al solito, non era stato sopra di me per neanche un attimo. Non sapevo più se fossero gli altri fissati con quella posizione, o se io avessi sviluppato inconsciamente una preferenza. Almeno, nessuno avrebbe potuto dire che ero stata una stella marina.
Scherzi a parte, per l'ultimo incontro da trascrivere sul quaderno del club, avevo deciso di prendermi due round. Era l'ultima volta, volevo che fosse fatta bene, non mi andava di rientrare a casa insoddisfatta. Tra i due round ci eravamo goduti una birra, che avevamo finito per non farla rovesciare come in barca, poi eravamo rimasti un po' accoccolati a guardare una serie tv.
Quella parte tenera mi aveva silenziosamente fatto storcere il naso. Era perfetta, ma in testa avevo un'altra persona... una che non avrebbe mai fatto parte del club.
Chiacchierando, avevo riso come una bambina quando mi aveva confessato di essere stato a una festa di James. Era talmente sbronzo che si era fatto riconoscere tra gli invitati facendo cose stupide. Non sapevo nemmeno si conoscessero, ma in fondo la cosa mi divertiva... sapevo che non avevano nessun contatto da anni ormai.
Dopo il secondo round ci eravamo concessi una sigaretta. Lui se l'era concessa, a dirla tutta. Io, dopo il primo tiro avevo smesso di aspirare, perché dopo lo sforzo fisico di poco prima, far mancare ossigeno al cervello era un riavvio manuale del mio corpo. Come provocarmi da sola uno svenimento, davanti ad uno studente di medicina che aveva smesso di studiare un bel po' di tempo fa.
Mi aveva riportata a casa come al solito ed ero tornata soddisfatta, con la consapevolezza che forse non sarei rientrata in quello stato per un po'. Era l'inizio di un periodo senza gioielli, senza giocattoli, senza seppellire la polvere sotto al tappeto perché era questo che facevo. Ignoravo i problemi e gli stati d'animo negativi, distraendomi con il club, usandolo come rifugio.
Forse era sbagliato dire che il club era un rifugio dalla vita reale, perché ogni incontro, ogni voto scritto, ogni cena fuori erano reali. Non c'era niente di finto, era tutto reale. L'unica cosa che mi spingeva a separare tutto questo dal resto della mia vita, era il fatto che io sarei esistita con o senza quella pazza idea di avere le mie Pleiadi personali. La mia vita sarebbe andata avanti, seppur con qualche sfogo in meno, come al solito.
Era informazione ormai consolidata il fatto che mi stufavo in fretta di ogni cosa e per questo avevo considerato in partenza diverse generazioni di collane di perle, ma non mi era mai passato per la testa di potermi stufare del club stesso. Mi era passato per la testa, qualche volta, soltanto di fare una breve pausa o di lasciarlo andare perché prima o poi avrei trovato l'amore, ma mai avevo pensato a chiuderlo senza circostanze simili che me lo suggerissero.
Ovviamente, alcune cose del club sarebbero rimaste, come i vibratori e le amicizie che erano nate nel tempo tra un giro di audizioni e un altro. I vibratori in realtà mi avrebbero aiutato a restare fedele alla mia scelta, per non tornare indietro e fondare di nuovo il club solo per astinenza.
L'aver fatto amicizia con la maggior parte di coloro che avevano avuto a che fare con il club, avrebbe potuto essere una tentazione. Sapevo che la retromarcia in tutti quei rapporti, avrebbe compromesso le mie frequentazioni. Sapevo che alcuni di loro non li avrei più incontrati, perché il rapporto fisico era troppo insinuato dentro al rapporto. Sapevo che con alcuni di loro sarebbe stato semplice, ma che non avrei dimenticato quei momenti in cui rientravo a casa leggera e soddisfatta. Ero consapevole del fatto che mi sarei dovuta inventare qualcosa, per giustificare il mio cambiamento così repentino.
Da un giorno all'altro io, che avevo basato volontariamente interi rapporti sulla sessualità, volevo semplici amicizie e niente più. Neanche io avrei saputo dare un perché a coloro che avrebbero chiesto spiegazioni. La decisione era stata presa talmente all'improvviso che io stessa la consideravo un fulmine a ciel sereno.
Il primo a saperlo, oltre a Shawn con cui avevo fatto un passo indietro implicito ma comunque molto chiaro, era stato Jasper.
Durante quella sigaretta, nel momento di massimo relax, avevo sganciato la bomba che gli avrebbe fatto capire che non sarei tornata per un bel po'. Mi dispiaceva, in effetti, ma sapevo di poter fare a meno del sesso con lui. Gli avevo detto che stavo conoscendo un'altra persona, che avrei passato San Valentino con una persona speciale e che probabilmente, non avrei più organizzato serate di quel tipo.
Non aveva reagito né male né bene. Non aveva avuto una vera e propria reazione: era contento per me, non troppo dispiaciuto per il fattore stop al sesso e incuriosito dalla persona di cui gli avevo parlato. A dirla tutta, non gli avevo raccontato una bugia. Avevo davvero conosciuto una persona che mi aveva dato un motivo in più per smetterla con il club. Non mi aveva chiesto niente, era stata una mia decisione. Non aveva senso lasciare queste porte aperte, quando non c'era più la voglia di aprirle. Inutile lasciare in stallo tutti, continuare a prendere tisane con Carter, birre con Lucas, pizze con Mike. Non mi interessava più alzare il telefono e chiamarli per farli correre da me. Non mi interessava più conquistarli.
Sotto sotto però, sapevo bene che per essere assolutamente certa di non combinare casini con questa persona, avrei dovuto usarne un'altra come metro di misura. Il mio punto debole più grande, con cui avevo stretto sempre più amicizia.
Aaron poteva vantare di essere il mio punto debole per eccellenza, era l'unico che avrebbe potuto chiamarmi per avermi ed anche l'unico che non si era mai permesso di farlo, ricordandomi giorno dopo giorno che io non ero una escort, ma che vivevo la mia vita nel modo in cui mi andava di viverla fregandomene del giudizio degli altri. Che facevo le cose perché a me andava di farle e non perché gli altri me lo chiedevano.
Il giorno in cui sarei stata certa di avere le forze di rifiutare Aaron, nel caso ci avesse provato (cosa improbabile ormai, ma non impossibile), allora sarei stata sicura di poter dire "Il club delle collane di perle è chiuso e non riaprirà". Fino ad allora avevo solamente chiuso la porta, messo la catena e il lucchetto, senza chiudere quest'ultimo a chiave.
STAI LEGGENDO
Il club delle collane di perle.
Fiksi Remaja"Ogni membro deve possedere e indossare una collana di perle ogni volta che avrà un appuntamento con la proprietaria del club. Poiché è per questa regola che il club porta questo nome, nessun membro può rifiutarsi. Un tale rifiuto sarà considerato i...