Capitolo 12: Come la droga

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Non avrei mai creduto che sarei finita a sentirmi dipendente da qualcosa, eppure era accaduto proprio con uno dei membri del club. Dopo settimane mi ero rivista con James e con la sua stanza rossa. Ripercorrere quel viale era stato inquietante come la prima volta, ma una volta arrivata, già fuori dalla stanza i miei occhi brillavano d'eccitazione. C'era qualcosa in quel rapporto così particolare che mi faceva sentire legata a James. Legata in un modo molto lontano dal significato sentimentale del termine. Il mio era una sorta di asservimento. Mi faceva felice vederlo soddisfatto nel prendersi cura del mio piacere e adoravo ricambiargli il favore alla fine dei giochi. Era forse definibile come un gioco di ruolo, se questo mi faceva sentire maledettamente bene? Erano quelle due ore senza responsabilità e pensieri, le mie preferite dalla prima volta.

Avevo sviluppato un desiderio nuovo: avevo bisogno di appartenergli per quelle due ore, mi serviva un simbolo e quello migliore era senza ombra di dubbio il collare. In apparenza un chocker, alto e in pelle nera, rivestito in pelliccia e con un anello di metallo davanti. Molto più in profondità, era il simbolo che sigillava un ruolo che non era mai stato definito ad alta voce. Mi faceva entrare in quel subspace solamente indossandolo.
La seconda volta che ero entrata nella stanza rossa, dopo l'ormai solito bicchiere di birra prima di entrare, ci ero entrata proprio con il collare.
Lui mi aspettava dentro la stanza, seduto sulla panca da palestra che aveva modificato appositamente per me. Fumava dalla sua sigaretta elettronica con fare sereno. Dopo avermi vista aprire la porta, aveva messo da parte il cellulare e il suo sguardo si era acceso in un luccichio d'eccitazione. Istintivamente mi ero inginocchiata per terra, tra le sue gambe. Avevo messo le mani sulle sue ginocchia e mi ero protesa per ricevere un bacio che non mi era stato concesso. Al posto del bacio avevo ricevuto la sua mano stretta attorno al collo, sopra al collare che segnava la mia appartenenza a lui. La mano era stretta da spezzarmi il respiro, il suo viso si era avvicinato al mio tanto da farmi credere che un bacio lo avrei ricevuto.

Avevo capito in fretta che fosse solo una mera illusione, a pochi millimetri dalle mie labbra aveva sussurrato un ordine semplice e conciso. Spogliati, aveva sussurrato soltanto.

Avevo parzialmente obbedito, cosa che l'aveva provocato tanto da farlo diventare cattivo.

La sessione era continuata in modo diverso rispetto alla prima volta, anche sotto il punto di vista psicologico. Lui aveva detto esplicitamente di essersi divertito a non avere freni, a poterci andare giù pesante. Io da parte mia avevo apprezzato la cosa, reggendo bene il dolore che mi aveva provocato grazie alla sua bravura nel mischiarlo con il piacere.

Inoltre, il piacere arrivava anche da un'altra parte: il suo divertimento. Vederlo sinceramente preso dalla situazione, vederlo adorare ciò che faceva dentro quella stanza, era una soddisfazione in più. Faceva venire voglia di ringraziarlo, prendendomi cura di colui che a gesti sembrava mi dominasse, ma che nella mia testa svolgeva un servizio.

Continuavo a vederlo come una persona che svolgeva un servizio nei miei confronti, ma qualcosa era cambiato. C'era una sorta di gelosia di fondo, volevo sentirmi speciale ma assolutamente non nella sua vita. Volevo essere l'unica con cui ci andava così pesante, l'unica con cui potesse lasciarsi andare in quel modo.

Provavo per lui una sorta di sentimento non sentimento, qualcosa di complicato da spiegare in poche parole. Era come se mi sentissi asservita da lui, mi piaceva vederlo entusiasta di ciò che faceva, ancor di più adoravo la parte in cui lo ripagavo del suo servizio. Non mi sarei lasciata trattare in quel modo da nessun altro, non avrei permesso a nessun altro di svolgere quel servizio perché non ne sarebbe stato all'altezza.

Avevo pensato, in qualche momento, a come sarebbe stato combinare James a Lucas. Gli unici flash che mi salivano alla mente pensandoci, non finivano un granché bene. Erano le persone che più in assoluto sarebbero state in grado di distruggermi. James per il sicuro, Lucas per la sua indole che avevo imparato a conoscere ma che non avevo ancora provato sulla mia pelle.

Non avevo deciso niente e sotto sotto ero più propensa per non fare questa esperienza, ma sapevo anche che entrambi sarebbero stati a disposizione per soddisfare questa mia fantasia. Essere a disposizione era praticamente un requisito non scritto del club e mi faceva piacere sapere che nonostante entrambi credessero di starmi usando, ero io a rigirarli come più preferivo.

Questo mi dava una certa soddisfazione.

Tornando al discorso iniziale, James si era preso in silenzio una certa importanza, senza diventare il mio preferito in linea generale ma quasi diventando il mio preferito sul piano sessuale.

Lo dovevo ammettere: io uno così avrei faticato a trovarlo. Aveva proprio un'indole particolare, rara. Inoltre, un qualunque rapporto che avesse a che fare con il bdsm era non solo difficile da trovare, ma anche da coltivare e mantenere. Con James eravamo riusciti a iniziarne uno e stavamo iniziando a coltivarlo, mantenendolo di comune accordo con piacere. In fondo lui non aveva nessun motivo per rinunciare a me ed io, anche se avessi trovato una persona con le stesse caratteristiche, probabilmente sarei stata leale e mi sarei tenuta lui. Lucas poteva anche avere più cattiveria e ispirare più tensione sessuale, ma James aveva un suo modo di pensare e fare che era compatibile al mio ed io non lo avrei lasciato andare facilmente.

Assolutamente vero, poi, che nonostante la mia intenzione di mandare avanti il rapporto, riuscivamo a vederci comunque non più di un paio d'ore al mese. A distanza di meno di un mese dall'ultimo incontro, il bisogno di entrambi di rivedersi si poteva percepire facilmente, tanto che dal sentirci una volta ogni due settimane, eravamo silenziosamente arrivati a sentirci anche più volte in una settimana. Lo sentivo con la stessa frequenza con cui sentivo Liam, che come migliore amico e membro ad honorem del club, almeno in linea teorica, avrei dovuto sentire più spesso.

In pratica, senza nemmeno provarci, James aveva scalato una classifica che fino a quel momento non lo aveva ancora visto nella top tre. Nei primi tre posti, sicuramente, c'era anche lui. Non era una cosa semplice, dato che avevo già un preferito e che il membro ad honorem per qualche ragione stava di default anche nella top tre. In pratica per stare tra i primi tre, bisognava essere il primo tra tutti gli altri e questo non era così semplice, se si pensava al livello a cui si giocava.

La scrematura che avevo fatto seguendo il mio istinto stava andando più che bene per il momento, con un paio di errorini lungo il percorso che chiunque avrebbe fatto al posto mio. Ero fiera di dire che James non faceva parte di questi errorini, ma che avevo fatto bene a seguire l'istinto di "provarlo". La storia del sentirmi asservita a lui mi aveva spaventato solamente i primi giorni, ma poi me l'ero fatta andare bene, pensando che tanto da questo rapporto ci guadagnavo tanto e che probabilmente il mio asservimento derivava da quello. Da quello oppure da quella stanza rossa, perché sotto sotto più di una volta mi era capitato di desiderare qualcun altro dentro quella stanza, ma solo per puro gusto estetico: dentro quella stanza, i gusti e i modi di fare di James si sposavano perfettamente, meglio dei gusti e dei modi di fare di chiunque altro.

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