4. Rain

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Il sesto anno per gli alunni di Serpeverde si era aperto con delle grandi novità.
Innanzitutto Lucius Malfoy e Narcissa Black erano diventati una coppia a tutti gli effetti.
La notizia continuava a suscitare pettegolezzi in tutta la scuola mentre i molti ammiratori della ragazza e le Serpeverde dal cuore infranto malignavano alle loro spalle.
A Narcissa e Lucius, freschi della nomina di Prefetti, non importava di quel chiacchiericcio di sottofondo ogni volta che camminavano mano nella mano per Hogwarts.
Tenevano la testa alta e mostravano con orgoglio quanta chimica ci fosse tra loro; nel giro di un paio di mesi erano la coppia più invidiata della scuola.
Se già da soli erano sulla bocca di tutti, insieme l'effetto risultava triplicato.
L'altra novità non aveva nulla dei toni goliardici e leggeri di una cotta studentesca: il Signore Oscuro stava acquistando potere ed erano molti i Serpeverde decisi ad abbracciare la sua causa, pronti ad unirsi a lui una volta terminati gli studi.
Lucius era uno dei più devoti all'idea di purificare il mondo della magia dai figli di babbani e dai mezzosangue.
Narcissa ne era venuta a conoscenza la scorsa estate, durante uno dei loro pomeriggi a Malfoy Manor a prendere il tè.
Lucius non le aveva chiesto un parere né un consenso: l'aveva semplicemente informata, perché un Malfoy non ha bisogno che gli venga concesso nulla.
Eppure un lampo cupo parve attraversagli lo sguardo fiero quando Narcissa aveva espresso tutto il suo timore verso le scelte del ragazzo.
A lei non importava niente dei nati babbani, che ci fossero o meno per la giovane Black non faceva differenza, aveva semplicemente paura per Lucius.
"Queste missioni che dovrai compiere saranno pericolose" aveva detto, affranta.
"So benissimo come difendermi Narcissa, non hai nulla da temere"
Lucius si era mostrato spavaldo e sicuro di sé come al solito, pronto a dimostrare a Lord Voldemort di meritarsi il Marchio Nero, ma al contempo un calore gli riscaldava il cuore ogni volta che la ragazza mostrava di temere per la sua incolumità.
Era dolce, Narcissa, più di quanto lui avesse immaginato. Ma lo era soltanto con Lucius, quando si trovavano nella loro bolla di appartata intimità.
Non poteva fare altro che pregare Salazar: ogni volta che l'Oscuro Signore chiamava, il giovane Malfoy rispondeva.


***


La pioggia autunnale batteva forte quella notte contro le finestre di Hogwarts, in un caos di vento e fulmini, e Narcissa leggeva accucciata su uno dei divani smeraldini della Sala Comune di Serpeverde.
Lucius era sgattaiolato fuori dal castello per la terza volta dall'inizio dell'anno, insieme ad altri dei loro compagni come Rosier, Mulciber e Nott.
La giovane Black proprio non riusciva a chiudere occhio da quando il ragazzo aveva cominciato ad uscire nel cuore della notte per compiere chissà quali atrocità.
Narcissa non sapeva in cosa consistessero le missioni di Lucius, lui non parlava mai con lei dei compiti che il Signore Oscuro assegnava ai nuovi adepti per valutarne la lealtà e da un lato la ragazza ne era grata.
Non voleva sapere di quali peccati si fossero macchiate le mani di Lucius, desiderava soltanto tenerlo accanto a sé sano e salvo.
Il grande orologio a pendolo della Sala Comune segnava le tre del mattino appena passate e dei Serpeverde vi era ancora nessuna traccia.
Narcissa provò a placare il nervosismo tornando a dedicarsi al suo libro ma si rese conto dopo un po' di star rileggendo la stessa frase per la quarta volta.
Sospirò, lasciando cadere il tomo sul tappeto verde-argento della Sala Comune; sarebbe stato sempre così? Lucius che lottava nell'ombra della notte e lei che attendeva il suo ritorno con un peso ad opprimerle il petto?
Non erano cose per sedicenni, quelle.
Quando l'orologio rintoccò le quattro Narcissa, con il naso premuto contro una delle finestre per osservare distrattamente gli abissi del Lago Nero, percepì qualcosa.
Era una sensazione, una sorta di pizzico all'altezza del cuore: Lucius era tornato.
L'angoscia l'aveva consumata a tal punto che Narcissa abbandonò il suo cipiglio composto ed elegante per correre fuori dalla Sala Comune, noncurante che Gazza potesse coglierla in fragrante.
Appena giunse nel salone d'ingresso le pesanti porte del castello si aprirono come per magia nel più assoluto silenzio; la giovane Black approfittò di quel piccolo varco per saltare tra le braccia di Lucius, mentre la pioggia cominciava ad inzupparla da capo a piedi.
Gli altri Serpeverde li superarono senza fiatare.
Il ragazzo fu piacevolmente sorpreso da quella improvvisa manifestazione d'affetto e si staccò piano dall'abbraccio solo per poter guardare Narcissa in viso: aveva il volto contratto per la preoccupazione.
Lucius indossava un mantello impermeabile e il cappuccio gli nascondeva i capelli biondi, la sua espressione era stanca ma soddisfatta.
"Ti sei fatto attendere stanotte" bofonchiò la ragazza, mentre gocce di pioggia le scivolavano sulla faccia pallida.
Era così felice di vedere che stava bene, che non era ferito o peggio ancora, morto.
L'acqua impregnava totalmente la divisa di Narcissa, mettendo in risalto le sue forme, e Lucius la strinse ancora di più a sé. Tutto il suo corpo gli chiedeva di non staccarsi mai da lei.
"Io tornerò sempre da te, Narcissa, non dimenticarlo mai" disse con un tono spaventosamente serio.
Sopra le loro teste un tuono squarciò l'aria e lo scrosciare della pioggia aumentò ma nessuno dei due parve farci caso, persi com'erano l'uno nelle iridi dell'altro.
Narcissa fece per azzerare la distanza tra i loro visi e Lucius, stringendole forte le guance bagnate, la baciò con tale trasporto da mozzarle il respiro.
La ragazza sapeva che i brividi che le tormentavano la pelle non erano dovuti al freddo.

Witchcraft in your lips | Narcissa BlackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora