8. Dangerous

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Narcissa era sempre stata facile da plasmare.
Per i suoi genitori, per Lucius, per il Signore Oscuro.
Aveva abbracciato la causa di Lord Voldemort perché l'uomo che amava l'aveva reputata grandiosa, necessaria, eroica, perché sua sorella sarebbe stata pronta a morire per essa.
Adesso anche Narcissa ci credeva, ci credeva perché doveva farlo.
Ci credeva perché non crederci avrebbe fatto troppa paura.
Era giovane, indifesa... far parte dell'esercito del mago oscuro più forte di tutti i tempi le dava una parvenza di forza, di potere.
Lucius, seduto su una delle pregiate sedie di casa Lestrange, osservava con un'espressione quasi smarrita il segno nero sul proprio avambraccio.
Doveva essere motivo di orgoglio, si disse.
Perché allora una parte di lui sentiva di aver appena firmato la sua condanna a morte?
Lord Voldemort aveva appena lasciato la residenza di Rodolphus e Bellatrix insieme ai suoi nuovi adepti. I due novelli sposi si erano ritirati nelle proprie camere, lasciando i giovani da soli nel salone principale.
Narcissa faceva pensieri ingenui: chissà Abraxas Malfoy cosa avrebbe detto, se l'avesse scoperto. In che modo ad Hogwarts sarebbero riusciti a tenerlo nascosto?
"Credi che un giorno potrei riceverlo anche io?" chiese, come se nulla fosse.
Lucius si riscosse dallo stato di torpore.
"No" disse soltanto, con la voce più ferma e decisa che un diciassettenne potesse avere.
Narcissa parve quasi delusa.
"Ma Bellatrix ce l'ha"
"Chi porta il Marchio Nero è completamente votato anima e corpo alla causa del Signore Oscuro. Lui possiede chi è stato marchiato. Non tu Narcissa, nessun altro oltre me ti avrà mai"
Per un attimo i suoi occhi grigi furono illuminati da una scintilla di passione ardente.
"Anche con un marchio sul braccio sarei soltanto tua, Lucius"
"Ho preso la mia decisione" tagliò corto lui, facendola adagiare sulle proprie gambe.
Nessuno dei due aggiunse altro e rimasero così, abbracciati nella grande sala di marmo bianco.


*


Era ormai maggio inoltrato ma una leggera brezza accarezzava comunque il castello di Hogwarts, costringendo Narcissa a stringersi leggermente nel suo mantello scuro. La ragazza sedeva con le gambe a penzoloni dalla Torre di Astronomia e osservava le costellazioni a cui erano ispirati i nomi dei suoi parenti, quella notte il cielo era pieno di stelle.
Di lì a poche settimane la giovane Black, come tutti gli altri studenti del settimo anno, avrebbe affrontato i suoi M.A.G.O. terminando così ufficialmente i propri studi di magia.
Narcissa provò più malinconia di quanta se ne sarebbe aspettata nel lasciare Hogwarts.
Lì era cresciuta, era cambiata, da bambina timida e permalosa era diventata una giovane donna rispettata e desiderata da tutti.
Lì aveva perso, in qualche modo, entrambe le sue sorelle: Andromeda aveva conosciuto Ted Tonks, il figlio di babbani con cui era fuggita, e Bellatrix aveva conosciuto le teorie del Signore Oscuro, abbracciando disperatamente la sua causa.
Lì si era innamorata.
Pensava a Lucius e a tutti i modi in cui l'aveva conosciuto: con il ghigno da bambino, con l'aria concentrata mentre preparava una pozione, ammirato da tutti i compagni Serpeverde mentre faceva un discorso, rincorso dalle ragazze di mezza scuola per il suo fascino. Con la spilla di Prefetto e poi di Caposcuola, proprio come lei, con cui camminava per i corridoi sentendosi il padrone indiscusso del castello. Con il Marchio Nero sul braccio, accuratamente nascosto dalla divisa di Serpeverde. Con la Pluffa tra le mani e la fascia di capitano al braccio mentre tutta la squadra di Quidditch lo portava in trionfo per aver vinto la Coppa delle Case.
Narcissa era certa che non ci fosse stata una versione di lui che lei non avesse amato, anche quelle che più erano riuscite a suscitare il suo odio e il suo nervosismo.
Hogwarts era stato un porto sicuro, lontano dalle lamentele di Druella e dalle pretese esigenti di Cygnus, lontano dal disonore che Sirius e Andromeda gettavano sul nome dei Black, lontano da Voldemort e da una guerra che sembrava ormai inevitabile.
Si chiese cosa l'avrebbe attesa fuori da quelle mura.
Un matrimonio, certo. Le nozze che aveva sempre desiderato con Lucius Malfoy, l'unico uomo della sua vita. Magari un bambino, una dimora maestosa ed ospiti illustri, con cui banchettare, andare a teatro o ballare in maschera.
Ma c'era anche il lato perverso di quel mondo.
Quel lato che avrebbe costretto Lucius ad alternare il suo ruolo diplomatico al Ministero con le sue pericolose missioni da Mangiamorte, costantemente allerta perché al primo bruciore all'avambraccio sarebbe dovuto scappare dal suo Signore.
Neanche lei stessa avrebbe creduto che fosse possibile, ma Narcissa Black aveva paura. Paura di diventare grande, paura di ritrovarsi in un mondo più difficile e duro di quanto ricordasse, paura di non poterlo sostenere.
Era stato sleale da parte di Lucius, quella sera, utilizzare l'incantesimo Legilimens mentre lei era di spalle ad osservare le stelle.
Ma aveva bisogno di sapere.
Narcissa non gli avrebbe mai rivelato cosa l'attanagliava così tanto da un po' di giorni a quella parte, devota e orgogliosa com'era. Ma Lucius doveva sapere.
E se si fosse pentita? Se non fosse più disposta a sposare un seguace del Signore Oscuro?
Fu sollevato ma allo stesso tempo rattristato dai pensieri della sua donna, che l'amava così tanto e che non avrebbe permesso neanche all'incombere della guerra di soffocare i suoi sentimenti.
Si ripromise di non dirle nulla, l'infelice uso della legilimanzia sarebbe stato il suo piccolo segreto e avrebbe convissuto con il peso di aver in qualche modo ingannato Narcissa.
Quando la ragazza notò la sua presenza gli rivolse un sorriso stanco, anche quel giorno aveva trascorso la giornata sui libri.
Lucius si sedette accanto a lei e lasciò che Narcissa poggiasse la testa sulla sua spalla.
"Vorrei avere il talento che hai tu" ammise.
Il giovane Malfoy sembrava riuscire in ogni materia senza il minimo sforzo, era stato così sin dal primo anno, e con una buona dose di fortuna, furbizia e faccia tosta portava a casa ottimi voti senza studiare chissà quanto.
Narcissa invece alternava materie in cui brillava con altre dove arrancava paurosamente; per fortuna Severus si era offerto di aiutarla con Pozioni ed Erbologia.
"Non crucciarti sulla scuola amore mio, sarai la signora Malfoy prima della fine del mese"
La ragazza sorrise a quel pensiero, non attendeva altro che il giorno delle nozze arrivasse.
Seguirono alcuni istante di riposante silenzio, davvero insolito quando si era in compagnia di una persona dalla lingua lunga come Lucius.
Narcissa prese poi ad indicargli alcune costellazioni con il naso all'insù, cominciando da Orione: lì c'erano le stelle che davano il nome a sua sorella Bellatrix e a suo zio.
Lucius in realtà non era un grande appassionato di astronomia e passò la metà del tempo a guardare il volto della ragazza illuminato dalla luce della luna, mentre la sua voce delicata faceva un lungo decalogo di stelle e figure mitologiche.
Mentre descriveva la costellazione del Leone, sotto il cui segno era nato il cugino Regulus, il Caposcuola di Serpeverde la interruppe con un bacio impaziente.
Narcissa parve sorpresa ma non si tirò indietro, anzi, si aggrappò di più al suo corpo come se da quella presa dipendesse la sua vita. E un po' forse era così.

Witchcraft in your lips | Narcissa BlackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora