Capitolo 31

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Rhys

Rhys venne catapultato verso l'alto dalla creatura acquatica, dimenandosi inutilmente in cerca di un appiglio o qualcosa che gli impedisse di essere trascinato come un pupazzo. La bestia si mosse velocemente, facendolo saltare in aria e riprendendolo emettendo gridi striduli e perforanti. L'acqua gli invase bocca e narici, affogandolo a ogni respiro che tentava di prendere. L'incantesimo aveva smesso di funzionare nell'istante in cui era entrato in contatto con l'aria e adesso l'acqua acida gli stava bruciando gli occhi e le papille gustative.

Tra gli schizzi e le bolle, Rhys non riusciva a vedere niente. Poteva sentire sua sorella gridare il suo nome, così come Aislyn, ma non vedeva che schiuma. La belva lo teneva stretto, e persino contro corrente non accennava ad allentare la presa sul suo braccio. D'un tratto, l'oscurità lo avvolse e l'acqua gli invase i polmoni. La bestia lo stava trascinando sul fondo. Prima che potesse anche solo provare a liberarsi, sbatté la schiena contro la sabbia del fondale e la bestia lo lasciò andare. Senza l'incantesimo, Rhys non poteva vedere niente, e nella lotta aveva perso la torcia, senza la quale era completamente indifeso.

La bestia stava giocando con lui, trascinandolo avanti e indietro, affogandolo lentamente per prolungare il dolore ai polmoni. Se non l'avesse ucciso il veleno, ci avrebbe pensato la creatura. Rhys pensò a tutto ciò che ancora voleva fare e che, se fosse morto, non avrebbe mai fatto. Tornare a casa, fare pace con sua sorella, riacquistare la sua dignità e l'onore. Avrebbe voluto visitare la tomba di Madeleine ma sapeva che le streghe venivano gettate nelle fosse comuni o bruciate. Avrebbe voluto cercare i genitori di Cameron, per scusarsi di ciò che ne era stato di loro figlio. Avrebbe dovuto vedere Mysie sbocciare in una donna invece di ricordarla per sempre come la bambina dai capelli color caffè che lo seguiva dovunque andasse.

Un momento prima si stava togliendo il fango dagli occhi, quello dopo l'aria lo investi in pieno, facendogli congelare la pelle. La bestia lo lasciò andare solo per colpirlo nello stomaco. Rhys la vide avvicinarsi con i denti scoperti e pensò fosse la fine, poi tutto divenne rosso.

Isobel

Izzy diede nel panico il momento stesso in cui suo fratello venne catturato da quella creatura orripilante. Ma il suo sguardo era completamente rapito dal lapislazzuli che giaceva di fronte a lei incustodito. La gemma la chiamava, attirandola in una trappola di luce e melodie lontane, familiari. Isobel voleva toccarlo, averlo tra le mani e poterlo cullare tra le sue braccia.

Cerca di riprendere Rhys, ordinò alla pirata. Io raccoglierò il gioiello.

Come dovrei fare? Non ho poteri magici!

Non lo so, Aislyn, inventati qualcosa. Sulla riva c'è il mio arco. Sai tirare?

Credo di potercela fare... Rispose con profonda insicurezza.

Isobel non aveva tempo di convincere la pirata di essere all'altezza del compito, e non poteva nemmeno chiederle di prendere l'Occhio. Era compito della Madre, era lei che doveva recuperare quella pietra incantata. Aspettò che Aislyn si allontanasse prima di rimanere sola con l'Occhio. La luce bluastra le stava dando alla testa, cambiando forma e danzando davanti a lei.

Il fondale scomparve e Isobel vide la luce mutare nella sala da ballo della mansione. Una Izzy piccola, dai capelli dorati lunghi fino alle cosce, danzava allegramente e senza pensieri. I suoi arti mossi dalle note dolci del piano, le mani tese verso il cielo, i piedi che volteggiavano senza toccare il suolo.

Qual è il tuo nome, figlia della luna?

Qual era il suo nome? La ragazza non se lo ricordava.

Figlia della luna.

No, Eirian era la luna. Isobel era un rubino.

Isobel. mi chiamo Isobel. Rispose abbracciando completamente la presenza nella sua testa.

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