Capitolo 4

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Eirian

Un macigno le si era depositato sul petto, ma non riusciva a capire cosa fosse.

Eirian provò in tutti i modi a mandarlo via -ingurgitando del rum, ballando con Aislyn, dormendo, allenandosi con l'arco- ma niente funzionò.

Durante la cena Ace e Rhys cominciarono a discutere dell'inventario. A quanto pareva, le navi mercantili stavano trasportando prodotti alimentari e nella stiva possedevano solo qualche barile di polvere da sparo. Rhys giurò di poter fabbricare proiettili per tutti i membri dell'equipaggio.

"Scordatelo!" ripeté Aislyn per la millesima volta, il suo sguardo era irremovibile.

"Ti prego," il ragazzo congiunse le mani come in preghiera. "Prometto di non far saltare in aria la nave!"

"Non se ne parla,"

"Tigre rossa ha ragione," si intromise Shiba senza staccare gli occhi dal piatto. Stava mangiando con gusto uno dei polletti che erano stati serviti per cena, ma il cibo sembrava sparire appena entrava nella sua bocca. Eirian l'aveva osservato a lungo e non sapeva dire se il brieg masticasse o meno prima di ingoiare. A ogni modo, era pronta a intervenire in caso si strozzasse con qualche ossicino.

"Tu fai sempre saltare in aria qualcosa."

"Grazie." rispose Aislyn con un sospiro di sollievo.

"Perché dai dei soprannomi a tutti?" domandò la principessa di getto. A corte le tate maledicevano la sua curiosità e spesso veniva punita perché parlavo senza pensare. Non ricordava nemmeno tutte le volte che il re le diede uno schiaffo o le pestò le mani con un bastone di legno perché aveva parlato a sproposito. Non abbastanza, perché chiaramente non aveva imparato la lezione.

Ma sulla Cerberus a nessuno sembrava interessarsi delle sue domande, per quanto inopportune fossero. Anzi, Aislyn ridacchiò e si nascose dietro al suo bicchiere, prese un sorso e continuò a ridere.

"E' una tradizione del mio paese." rispose Shiba, la voce traboccante d'orgoglio. "Nell'esercito, in caso un compagno fosse stato catturato, non avrebbe venduto gli altri per la libertà. Non poteva, perché non conosceva i loro nomi. E una volta a casa, il nome che ci era stato dato portava onore alla nostra famiglia." abbassò lo sguardo sul suo tatuaggio e sospirò nostalgico.

"Molto ingegnoso." commentò Eirian ammaliata. "Allora, io sono volpe del deserto, Aislyn è tigre rossa," aggrottò la fronte e alzò il mento in direzione di Rhys. "Qual è il tuo?"

Il ragazzo scosse la testa con un sorriso misterioso. "Non se ne parla. Non lo dirò."

"Rhys è talpa albina." annunciò Shiba. Il suo volto era impassibile ma dal suo sguardo si intuiva che si stava godendo la scena. Ace le lanciò uno sguardo di sottecchi prima di scoppiare a ridere, trascinando Eirian con sé.

"Per l'amor degli dèi!" esclamò la Cacciatrice reggendosi lo stomaco con le mani, gli occhi pieni di lacrime per il troppo ridere. Era bello essere liberi di poter ridere, senza preoccuparsi di apparire sciocchi o frivoli. A Palazzo, Edmund Lancaster non consentiva a nessuno di divertirsi, men che meno alla sua unica erede.

"Vi odio," Rhys incrociò le braccia al petto e fulminò le due ragazze con l'unico occhio buono. "Tutti e tre." specificò lanciando un'occhiata torva al grosso Brieg.

Quella risata riuscì a sollevarle il morale per alcune ore, ma quando tutti tornarono nei rispettivi letti, la preoccupazione era tornata.

Eirian si rigirò nel letto per ore. Aislyn dormiva serena nel suo letto -ogni tanto borbottava qualcosa o sospirava, ma non accennava a svegliarsi. Ma la principessa sentiva la pesante mano degli incubi scuotere la sua anima.

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