"Ringraziamo la signora Smith e sua figlia per essere venute in questo triste giorno. Il sergente ha avuto un ruolo importantissimo in questa accademia. Posso affermare con assoluta certezza che sia stato uno dei migliori soldati che io abbia mai conosciuto. Per questo motivo abbiamo deciso di concedergli l'onore di intestargli questa struttura" conclude il superiore di mio padre.

Ormai dovrei essere abituata a non avere mio padre nella mia vita ma ciò che mi faceva alzare ogni giorno era la speranza di vedere mio papà entrare dalla porta di casa. Guardare mia madre che piange e non riuscire a fare niente per farla smettere mi crea ancora più dolore. Lei ha sempre vissuto per lui ed ora non ha più la sua ragione di vita. Dall'altro lato c'è Leo che mi stringe la mano per farmi sapere che è presente e che non mi lascerà solo in questo orribile periodo.

Finita la celebrazione vengo travolta dai soldati che mi pongono le loro condoglianze e mi raccontano che uomo meraviglioso fosse. Come se non lo sapessi già. Mi fa piacere sapere che fosse amato ma questo momento lo vorrei passare a casa mia con mia mamma e basta.

"Salve. Sono Elijah, il braccio destro del sergente Smith. Volevo porgerle le mie più sentite condoglianze" dice un ragazzo che non avrà più di venticinque anni ma composto come se fosse da tutta la vita un militare.

"Grazie" rispondo senza dargli troppa attenzione.

"Se posso permettermi - continua - ci tengo a farle sapere che io ero presente nel momento dell'uccisione. - dice richiamando la mia piena attenzione - Non sono riuscito a salvarlo, nonostante tutti i miei sforzi, ma è stato vendicato come ci si aspetta." mi spiega senza mostrare una nota di dolore.

"Ha sofferto?" domando con voce tremolante.

"Credo che la verità possa distruggerla" ammette senza spostare lo sguardo dai miei occhi.

"Allora dimmi una bugia" gli ordino con le lacrime che minacciano di uscire.

"E' stata una morte veloce ed indolore" afferma spostando lo sguardo dai miei occhi.

"Posso chiederti una cosa? - domando con il cuore in mano e lui annuisce - c'è un posto dove posso andare senza che nessuno possa trovarmi? Se sento anche solo un'altra persona che mi dice quanto mio padre valesse impazzirei" gli spiego.

Lui mi fa cenno di seguirlo e io mi nascondo dietro le sue spalle muscolose e possenti sperando che nessuno possa vedermi. Mi guida, senza dire una parola, in giro per l'accademia fino ad una porta chiusa che lascia aprire a me ma vedo qualcosa che mai mi sarei aspettata. Di getto sbatto la porta facendo un rumore assurdo. Elijah mi guarda confuso; io apro la bocca per dire qualcosa ma la mia voce non esce. Il mondo mi è caduto addosso: ho appena visto la bara vuota di mio padre essere sepolta ed ora questo. Mai me lo sarei aspettata, soprattutto in un giorno come questo.

"Mal, non è come sembra. Posso spiegarti" dice una voce dietro di me.

"Non ci sono motivazioni! So già cosa ho visto" commento con la rabbia che ribollisce nelle vene.

Senza accorgermene stringo talmente tanto il pugno da conficcare le unghie nella pelle. La rabbia e la delusione che provo in questo momento mi distraggono dal dolore e io mi provoco anche più ferite. 

"Mal, ti supplico! Ascoltaci" supplica la seconda persona.

"Perchè dovrei ascoltarvi? - domando retorica - Mi avete mentito e non siete nemmeno riusciti a contenervi il giorno del funerale di mio padre. Mi fate schifo!" spiego.

"Signorina, le chiedo gentilmente di seguirmi. Ci sono delle questioni che riguardano suo padre da definire." interviene Elijah salvandomi da questa situazione sgradevole che fino ad ora ha assistito rimanendo in silenzio e dietro di me.

Senza aspettarmi inizia a camminare e dopo un ultimo sguardo alle persone che hanno appena rotto la fiducia che provavo nei loro confronti, lo seguo. Cerco di raggiungerlo, con fatica dato che un suo passo equivale a tre dei miei, e quando mi trovo vicino a lui gli sussurro un grazie.

Noto che supera la sala nella quale si è tenuta la cerimonia ma lo continuo a seguire senza fare domande. Mi porta fuori dall'accademia e nel momento in cui varchiamo l'uscita mi vengono i brividi a causa del vento tiepido di settembre. Elijah nota che indosso solo un vestito leggero e mi dona la sua giacca per coprirmi. Ci potrei stare tre volte in questo indumento ma è accogliente e caldo. Per questo lo accetto e lo ringrazio. Lui rimane con solo la camicia bianca della divisa militare usata per gli eventi. Questo mi fa ricordare che a casa se ho decine uguali a quelle e che dovrò sistemare per donarle in beneficienza. A distrarmi da questo pensiero è quel strato di stoffa leggero che gli fascia perfettamente il busto e le braccia lasciando poco all'immaginazione. Inoltre, si intravede del colore nero sul suo petto e presumo che siano dei tatuaggi. Ad ogni mio passo le medaglie sulla sua giacca tentennano. Il suo aspetto è estremamente giovane ma tutti questi meriti dimostrano il contrario.

Dopo un po', finalmente, si ferma e si siede ai piedi di un albero. Esito un attimo ma poi mi posiziono di fianco a lui.

"Ti chiedo scusa per la scena a cui hai dovuto assistere" dico sussurrando.

"Ho visto cose peggiori, non si preoccupi" mi rassicura.

"Ti prego, non parlarmi così. Non sono mio padre" supplico cercando di smorzare la situazione.

"Io non lo direi con questo tono dispregiativo è stato il mio punto di riferimento. In tutto il periodo che abbiamo passato in Iraq mi ha fatto da padre" mi spiega.

"Perchè lo hai fatto? Intendo aiutarmi" domando.

"Ho visto il sangue uscire. Anche tuo padre faceva la stessa cosa" dice prendendo le mie mani per analizzare le ferite che ho sulle mani.

"Non sono mai stata brava nel gestire la rabbia e di certo quello che è successo non mi ha aiutato. Sarà dura tornare a casa. In quel luogo ogni singola cosa mi ricorda mio padre e vedere ogni giorno, a scuola, il mio ragazzo e la mia migliore amica dopo averli sorpresi mentre scopavano non è da aiuto. - confesso - Scusa, non so perché lo sto dicendo a te. Non mi conosci e di certo sono completamente diversa da mio padre. Lui non aveva mai paura e sapeva sempre cosa fare." concludo.

"Sei più simile di quanto pensi. Ti manca solo una cosa" mi spiega.

"Sarebbe?" domando curiosa.

"E' meglio entrare, queste ferite sono da disinfettare prima che si infettino" dice cambiando argomento.

Mi porge una mano per aiutarmi ad alzarmi e poi ci dirigiamo all'accademia dove mi porta in infermeria. Mi fa sedere su un lettino con le gambe a penzoloni che faccio oscillare come se fossi una bambina che ha paura del dottore. Elijah mi analizza bene le mani e poi me le disinfetta solo dopo avermi avvisato che avrei sentito bruciare. Dopo di che mi fascia le ferite.

"Anche il sergente si procurava sempre queste ferite" mi rivela mentre finisce di sistemare le cose.

"Lo conoscevi bene?" domando.

"Ero nella sua squadra da quando sono diventato militare" spiega.

"Cosa mi manca per essere come lui?" chiedo un'altra volta.

Tale padre, tale figliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora