"Svegliati" sento urlare all'orecchio facendomi alzare immediatamente a causa dello spavento.

Impiego qualche istante a far rallentare il mio battito cardiaco e a mettere a fuoco la situazione. Ieri sera mi sono addormentata nella camera di Elijah mentre lo aiutavo a studiare, un impresa ardua!

"Il mondo dovrebbe imparare da te la delicatezza - dico ironica mentre sbadiglio - che ore sono?" domando infine.

"Le cinque - mi informa. - Normalmente la sveglia è alle sei ma oggi devi essere assegnata prima che le altre si svegliano così potrai fare colazioni insieme a loro. Ora alza il culo, tra dieci minuti devi essere pronta ed impeccabile." spiega.

"Perfetto, sei tornato ad essere lo stronzo in divisa" commento a bassa voce ma non abbastanza.

Il sergente stava per uscire dalla stanza per lasciarmi preparare in intimità ma appena capisce quello che ho detto si ferma e mi viene incontro. Si avvicina pericolosamente, riesco a sentire il suo respiro sulla mia guancia:

"Mi divertirò un sacco a farti imparare la disciplina e il rispetto" commenta con un ghigno stampato in faccia.

Esce dalla stanza sbattendo la porta e io decido che sia il caso di prepararmi anche perché non sono un'amante della mattina e non ho voglia di iniziare già a discutere. Noto che sulla scrivania ci sono dei vestiti piegati in modo impeccabile e osservando meglio, sotto la luce soffusa della stanza, mi accorgo che sono i miei. Ciò vuol dire solo una cosa: Elijah ha guardato tra le mie cose. Non che la cosa mi dia particolarmente fastidio ma il pensiero che abbia frugato tra il mio intimo e nelle mie cose personali mi mette un po' a disagio. Mi vesto e raccolgo i capelli in una coda alta poiché durante la notte si sono scompigliati tutti.

Quando esco trovo il sergente che mi sta aspettando con la schiena appoggiata al muro. Dopo aver notato la mia presenza si ricompone e, senza dire niente, di guida all'interno dell'accademia. Con la luce del mattino riconosco perfettamente i muri grigi che da piccola mi sembravano immensi.

Ogni domenica, quando ero una bambina, papà mi portava qua e mentre lui si occupava dei suoi ragazzi io mi davo all'esplorazione ma sono passati molti anni da quei giorni.

Mi porta in una stanza e io la esploro sotto il suo sguardo attento. E' composta da due file di quindici letti perfettamente fatti e su uno di essi c'è una divisa piegata con il mio cognome scritto sopra. Ogni branda è affiancata da un misero comodino di legno vuoto. E' la camerata più triste che io abbia mai vista. L'unica cosa che la rende un po' più accogliente sono quelle poche foto appese. Elijah mi spiega dove posso sistemare le mie cose e nel mentre mi ritira le cose che non sono consentite tenere tra cui il mio telefono. Prima che me lo togliesse mando un veloce messaggio a mia madre per dirle che sta andando tutto bene. Questo è l'unico motivo per cui mi costa consegnarlo, per il resto poco importa: le persone che consideravo essenziali per la mia vita non ne fanno più parte.

Giusto il tempo di sistemare tutto e indossare la mia nuova divisa, un gruppo di ragazze entra dalla porta e tutte mi fissano come se avessero visto un fantasma. Nessuno del loro viso mi è familiare tranne uno: Layla. Perfetto, come se non fosse già abbastanza pesante la situazione di per sé. Inizio ad essere a disagio: stanno lì, ferme, a fissarmi e io non ho la più pallida idea di cosa fare o dire. Dopo poco prendere la parola il sergente:

"Buongiorno ragazze, lei è Mal, la vostra nuova compagna. So che sarete perfettamente in grado di accoglierla nella vostra famiglia. Detto questo, vi lascio finire di prepararvi e vi aspetto in mensa puntuali per la colazione"

Detto ciò lascia la stanza lasciandoci da sole.

"Ciao, io sono Kate. Scusa per la nostra reazione ma nessuno ci aveva avvisato dell'arrivo di una nuova ragazza" dice una poco più alta di me dai capelli neri e occhi dello stesso colore avvicinandosi a me.

Tale padre, tale figliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora