Capitolo Nove

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KATSUKI POV

Era l'ultimo giorno di calore del Nerd. Erano stati dieci giorni di fuoco. Per colpa della sua fissa di sopprimere il calore per quasi tutto un anno le sue ondate erano molto forti e frequenti, così tanto da prolungare la durata del suo calore.
Ero sfinito. Scopare con Deku era una cosa favolosa, ma il post-sesso era qualcosa a cui non ero preparato: passava dal voler essere coccolato al voler essere lasciato solo così velocemnte come quando si accende la luce.
Mentre dormiva, fra un'ondata e l'altra, io lo ripulivo e lo viziavo nel miglior modo possibile, ma questo aumentò il suo distacco nei miei confronti.

Una di quelle volte gli lanciai addosso un asciugamano bagnato, gridandogli contro di arrangiarsi. Credevo si sarebbe messo a piangere e invece le sue parole mi trafissero

— Se potessi lo farei! Se potessi non entrerei mai in questo schifo di calore!

Si avvolse poi nelle coperte e passò l'ondata successiva chiuso a chiave nella sua stanza. La cosa mi aveva fatto così incazzare che me ne ero andato. Avevo fatto il giro dell'isolato e poi ero ritornato nel suo appartamento, trovandolo in lacrime che mi chiamava.

Ma finalmente tutto era finito. Eravamo sul divano in un momento particolarmente intimo, in cui lui era appoggiato sul mio petto, mentre io lo tenevo stretto e inspiravo profondamente con il naso fra i suoi capelli: avrei potuto abituarmi a tutto quello.
Il Nerd si fermò su un canale in cui riproponevano un filmato di quella sera, spezzoni di noi a cena, poi il bacio e poi di me in Rut che lo portavo via. Il titolo parlava da solo "Deku e Dynamight: il Wonder Duo è coppia fissa?". Gli presi il telecomando dalla mani e spensi l'apparecchio.

In quei giorni avevo avvisato le nostre agenzie che non saremmo stati reperibili, avevo avvisato di non farsi vivi e soprattutto di continuare le ricerche per scovare quel bastardo di Chisaki, che era sfuggito alla cattura per ovvi motivi.

Lo strinsi di più a me, sospirando scocciato.

— Cosa c'è Kacchan?
— De-Izuku, cosa vuol dire tutto questo?

Non rispose e cominciò a torcersi le dita, come per valutare la cosa. Lo misi sul divano, in modo da poterlo guardare in faccia, ma lui evitava il mio sguardo.

— È davvero così importante dare una definizione alla cosa, Kacchan?
— Si. Per me lo è. Non credere che io sia qui solo per farmi usare!
— Io non voglio un Alpha. Non ho cambiato idea.
— Allora perché mi hai chiamato quella sera? Perché mi hai fatto passare il calore con te? Non provare a guardarmi dall'alto Nerd di merda!
— Ho chiamato te perché sei l'unico con cui io possa fare certe cose. Tu non mi vedi come un omega, ma solo come il tuo rivale.
— Il mio... ma sei stupido?! Quante volte devo confessarti quello che provo perché ti entri in testa?!

Lui mi guardò con occhi tristi. Era evidente che stesse pensando a qualcosa, ma non voleva dirla.

— Parla. Dimmi la cazzo di verità, per una fottuta volta.
— Io non ho mai dimenticato cosa tu mi dicesti quella volta. La volta in cui io ti confessai di essermi innamorato di te. Le tue parole mi inseguono ancora, nonostante sappia che tu non sei più quel ragazzino.

Il respiro mi morì in gola e iniziai a sudare freddo. Il ricordo di noi da giovani su quel tetto mi ritornò prepotentemente in mente e, per la prima volta in vita mia, mi vergognai.

Come cazzo ho fatto ad essere così stupido. Ovvio che non mi voglia.

Mi alzai dal divano e cercai velocemente le mie cose. Volevo scappare, come fa un animale quando sta per essere ucciso. Non potevo sostenere il suo sguardo e il solo sapere che lui era in quella stanza mi faceva venire voglia di sotterrarmi. Misi velocemente gli scarponi e mi catapultai in veranda. Stavo per partire a razzo, quando la sua mano si aggrappò al mio polso. Con gli occhi che pizzicavano mi voltai.

L'Alpha e l'OmegaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora