Capitolo Dieci

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IZUKU POV

Arrangiarmi?
Da quando lui si rifiutava di dimostrarmi di essere migliore di me? Da quando mi trattava con tutta questa freddezza?

I due mesi in cui mi aveva ignorato erano stati i peggiori di sempre, preferivo quando mi gridava addosso o quando ci prendevamo a pugni. La lontananza da lui faceva soffrire il mio omega interiore, ma non potevo cedere. Ormai lo avevo illuso e ferito troppo per potermi riavvicinare.

— Kacchan. Aiutami. Solo un'ultima volta, poi... giuro che non ti disturberò più.

Il mio era un sussurro, ma sapevo che lui mi avrebbe sentito e infatti la reazione non tardò ad arrivare. Era livido dalla rabbia, come se gli avessi tirato uno schiaffo. Si alzò in piedi battendo le mani sulla scrivania, facendo fuoriuscire alcune scintille dai palmi.

— COME POSSO STARE AL TUO FIANCO?! COME PUOI CHIEDERMI DI AIUTARTI DOPO TUTTO QUELLO CHE TI HO FATTO?! Non posso, non voglio.
— Proprio per questo! So di cosa sei capace: non esiste Alpha più forte di te in tutto il Giappone. Sei l'unico che possa aiutarmi. Farò qualunque cosa pur di averti al mio fianco in battaglia.
— No! Non dire cazzate! Farai solo quello che vuoi, come sempre! Sarai anche un omega sulle carte, ma sappiamo che sei più testardo di me. Vattene, per favore.

Nella sua voce c'era sofferenza. Lo avevo davvero distrutto.
Il mio cervello cercava una scappatoia, un qualcosa per convincerlo...

— Potrai marchiarmi. Potrai essere il mio compagno, il mio Alpha. Qualsiasi cosa tu voglia.

Mi guardò schifato e si avvicinò. Il dolore arrivò prima del suono dello schiaffo sul mio zigomo. Portai le dita sulla guancia e vidi delle piccole gocce di sangue. Alzai lo sguardo su di lui, era così vicino da poter sentire l'odore di bruciato che proveniva lievemente da lui e il suo respiro sul mio viso. La sua voce era bassa e cupa.

— Non dire puttanate. Non sarai mai mio. Lo hai già detto a tutto il mondo: l'eroe Deku non vuole un compagno. Lui non ha bisogno di nessuno oltre a se stesso. Ora vattene prima che ti faccia volare fuori da questa fottutissima finestra.

Mi allontanai da lui di un paio di passi.
Ero stato uno stupido a credere di poter giocare così con lui.
Senza saperlo iniziai a piangere, un forte odore di pioggia riempì la stanza nonostante il cielo fosse azzurro.

Mi lanciai dalla finestra con la vista offuscata, attivai il Black Wip per appendermi ad un lampione e atterrare, ma lo mancai e caddi rovinosamente a terra.
Per fortuna l'ufficio di Kacchan non era molto in alto e quindi non mi feci molto male. Mi alzai massaggiando la gamba su cui ero caduto e guardai verso la sua finestra: lui era lì che mi guardava. Quando incontrai i suoi occhi rossi lui chiuse la finestra e abbassò la tapparella.

Ho proprio fatto una puttanata.

Stavo per andarmene quando vidi Kaminari uscire dalla porta d'ingresso e venirmi incontro. La sua pancia era appena pronunciata, ma si poteva vedere sotto la maglia larga.

— Ehi! Stai bene?!
— S-si... Avrò solo una bella botta...

Indugiai con la sguardo sulla finestra e sospirai. Kaminari mi venne incontro e appoggiò il suo braccio sulle mie spalle, l'odore di brace di Kirishima lo ricopriva interamente. Storsi leggermente il naso, ma non mi allontanai.

— Hai sentito la conversazione, vero?
— Già... Non prendertela a male, ma hai fatto un bel casino...
— Lo so. Ma vorrei che fossimo almeno amici.
— AHAHAHAH!! Bakugō non vuole amici, soprattutto non vuole la tua amicizia. Sai che è innamorato di te da quando è uscito da sua madre!
— Non credo...

L'Alpha e l'OmegaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora