Capitolo 19

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Max's pov

La sera prima

''George, scusami se ti disturbo, ma ho bisogno di una mano.'' Guardo Anne seduta sul divano, intenta a tormentarsi le pellicine delle dita con la bocca, non mi guarda, ma fissa un punto indefinito di fronte a lei. Vorrei, come sempre, strapparle via il dolore, come lei ha strappato via il mio con solo il suo sorriso.

''Dimmi pure Max'' Risponde il mio avvocato dall'altro lato del telefono. Ho promesso ad Anne che ci saremmo occupati di tutto, che saremo felici e così faremo. Gli racconto tutto quello che è successo la sera prima, ma decido di uscire in terrazzo, non voglio far rivivere ad Anne, probabilmente, la notte peggiore della sua vita. ''Non preoccuparti Max, si può risolvere facilmente.'' Afferma George, facendomi tirare un sospiro di sollievo.

''Ma George.'' Continuo. ''Se succede ciò che dici tu, io voglio che lui non si avvicini mai più a noi, non voglio più che sia un problema.''

''Ho capito.'' Mi dà conferma, poi lo saluto, chiudendo la chiamata. Mi appoggio alla ringhiera del mio balcone. Sotto di esso, Montecarlo brilla, la gente passeggia tranquilla tra le sue strade. Chissà anche loro per cosa combattono.

Sento cingermi il busto da dietro, ma senza girarmi so già di chi si tratta, Anne. Lei appoggia la testa sulla mia schiena, quasi come se sulla mia schiena stesse poggiando anche tutto il peso di questa vita dolorosa. Le stringo le braccia con le mie.

''Andrà tutto bene.'' Anne in risposta, annuisce. E per un po' restiamo così, abbracciati.

****

Anne's pov

Arrivati sotto casa, Nate si catapulta fuori dall'auto con la quale Max ci ha accompagnato, diretto dentro casa.

''Spero che non sarà arrabbiato con me per sempre.'' Mormoro. Zia seduta alle mie spalle, appoggia una mano sulla mia spalla, per confortarmi.

''Ti aspetto di sopra.'' Afferma, per poi raggiungere anche lei Nate.

''Tu sali?'' Chiedo a Max. Lui gira a guardami, il suo sguardo è dolce, comprensivo, dopodiché la vibrazione del suo telefono lo distrae.

''Ho da fare, ma ci vediamo più tardi.'' Afferma, mettendo via il telefono

''Va tutto bene?'' Gli chiedo, lui mi sorride annuendo.

''Ci vediamo dopo, promesso.'' Decido di non insistere. Gli do un bacio lungo, perdendomi tra le sue labbra morbide, il mio posto nel mondo.

Mi fermo per un attimo fuori al portone di casa mia, dovrei parlare con Nate, spiegargli le mie motivazioni, ma so che in questo momento lui non vuole sentire e parlare con nessuno, lo capisco, non è una situazione facile da digerire, da elaborare anche se questa è sempre stata la nostra vita. Vorrei solo che potesse essere più semplice.

Prendo un respiro profondo e apro la porta.

Zia è seduta sul divano, facendo zapping tra i canali alla tv.

''Nate è in camera sua.'' Mi dice, annuisco, togliendomi la giacca e appoggiandola all'attaccapanni dietro la porta d'ingresso. ''Non credo abbia voglia di parlare.'' Continua. La raggiungo, buttandomi come peso morto anche io sul divano.

''Vorrei avesse una vita semplice.'' Sussurro, portandomi il braccio a coprirmi gli occhi.

''Te lo immagini? Con quel caratteraccio e una vita semplice sarebbe diventato un grande stronzo.'' Afferma zia, facendomi scoppiare a ridere.

''Già, magari a quest'ora starebbe passando da una ragazza all'altra.'' Le do corda.

''Chi te lo dice che non lo fa anche ora?'' Guardo zia con lo sguardo di traverso.

''L'ho cresciuto meglio di così, dai.'' Lei mi fa segno di mettermi più vicina a lei, le appoggio la testa sulla spalla, lasciandomi avvolgere dalle sue braccia, le uniche braccia materne che conosco.

''Hai cresciuto un ragazzo d'oro'' Mi conforta.

''Che pensi di Max?'' Le chiedo presa da un moto di curiosità.

''Mi piace.'' Risponde semplicemente, ma non è questo che mi interessa, mi aveva già detto che Max le piaceva, la giornata di oggi ha solo confermato questo pensiero.

''No, intendo che pensi della persona che è, di solito sei brava a capire le persone in profondità.'' Incalzo. Sento il suo petto prendere un respiro profondo, sotto la mia schiena.

''La prima volta che l'ho visto, ho visto un ragazzo pieno di rabbia, pieno di sofferenza. Credo che lui abbia cercato qualcuno che lo capisse per tutta la vita, finché sei arrivata tu.'' Il mio cuore perde un battito, ripensando alla nostra prima chiacchiera, su quel muretto sul lungomare, quando ancora non sapevo chi fosse. ''Tu lo puoi capire in un modo in cui nessun altro può capirlo, puoi amarlo in un modo in cui nessun altro potrà amarlo.'' Continua zia, quasi le lacrime iniziano a prendere forma nei miei occhi. ''Anche ieri, preso dalla rabbia e ha fatto quello che ha fatto, non ti ho vista spaventata anche se avresti avuto tutte le ragioni di esserlo.''

''Lui non mi farebbe mai del male.'' Sussurro, prendendo atto in questo momento della realtà, di quello che io e Max siamo l'uno per l'altro. Non è solo amore tra noi, è qualcosa di più. Ci siamo sempre sentiti soli, cercandoci tra gli occhi della gente, per poi trovarci nell'unico l'luogo nel quale avremmo sempre dovuto cercarci, al mare. Mi alzo dal divano, come se fosse tutto un po' più chiaro, come se ogni pezzo del puzzle fosse al suo posto.

Apro la porta della stanza di Nate, lui è steso sul letto con gli occhi chiusi, mi avvicino a lui, stendendomi al suo fianco, abbracciandolo da dietro.

''Mi dispiace.'' Gli sussurro.

''Anche a me.'' Risponde, girandosi a guardarmi. I suoi occhi, gonfi e rossi dal pianto, non hanno più quell'alone di freddezza e cattiveria che gli ho visto a tavola, la rabbia sembra aver lasciato il posto a rassegnazione. Quel bambino che ho sempre avuto sotto gli occhi all'improvviso mi sembra cresciuto. Ma forse è cresciuto da molto tempo, sono solo io che mi sono sempre rifiutata di vederlo così. ''Anne, saremo sempre io e te, vero?'' Mi chiede in un flebile sussurro, che a fatica arriva alle mie orecchie.

''Saremo sempre io e te, Nate. Ma non saremo più soli.'' Gli rispondo, sorridendogli. Lui ricambia il mio sorriso. Poi la porta della stanza si riapre, e zia compare sull'uscio della porta, ci guarda con lo sguardo lucido. Apriamo le braccia, pronta ad accoglierla, lei accetta avvicinandosi a noi e buttandosi tra le nostre braccia che la stringono forte. Sento le guance inumidirsi, questa volta però non sento dolore nello scorrere lento delle lacrime, ma gioia.

Mi ricompongo, asciugandomi le lacrime con la manica della maglietta.

''Devo andare.'' Affermo, alzandomi dal letto, dirigendomi a passo svelto verso la porta di ingresso. Non li vedo, ma sento il loro sguardo interrogativo sulla mia schiena.

''Dove vai?'' Mi chiede zia alle mie spalle, mentre sto indossando la giacca che avevo lasciato all'attaccapanni un'ora prima. ''E Max?'' Mi chiede zia. Apro la porta di casa, poi mi giro a guardarla con il sorriso più grande che io abbia mai fatto, il sorriso più vero che io abbia mai fatto.

''Lui sa dove trovarmi.'' 

On the seafront, where it all began - Max VerstappenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora