Esiste un errore che qualsiasi bravo semidio non dovrebbe assolutamente fare: illudersi di poter passare un weekend senza intoppi o complicazioni divine.
Inutile dirlo: Hazel Levesque c'era cascata in pieno per l'ennesima volta.
Tutto era cominciato... sarebbe una bugia dire "normalmente", soprattutto perché la figlia di Plutone non era certa che venire convocata nel sonno dalla divina Ecate fosse propriamente normale. Anche se, tutto sommato, aveva affrontato cose ben più strane di un viaggetto notturno: una dea-hippie spacciatrice di mattoni dietetici, ad esempio.
Se era per questo, in passato aveva sognato cose decisamente più bizzarre o inquietanti, come ogni semidio che si rispetti. Ma, comunque, l'immagine del castello innevato continuava a tormentare la ragazza anche mentre sedeva a un tavolo per fare colazione. Hazel si chiedeva cosa significasse e cosa fosse. Ma soprattutto, perché Ecate, la dea greca della Magia, aveva deciso di palesarsi così all'improvviso?
"Il momento arriverà. Attenta al tormento, mia Protetta."
Hazel continuava a rimuginare su queste parole, pensierosa. Cosa aveva voluto dirle? Quale momento sarebbe arrivato, e per fare cosa? Cosa intendeva Ecate per "tormento"? Ma, soprattutto, da quando la chiamava "mia Protetta"?
Tutte domande a cui non aveva risposta.Inutile dirlo, la risposta non arrivò. In compenso, arrivò il suo ragazzo, Frank Zhang, a corsa e con un pigiama con un motivo di pappagallini sotto il mantello da Pretore svolazzante.
Come Pretore, Hazel doveva ammetterlo, Frank sapeva essere davvero originale. Probabilmente si era appena alzato dal letto, a giudicare dai capelli neri tutti da una parte e dall'orma del cuscino sulla guancia destra.
Lo trovò adorabile. Perché, malgrado fosse un figlio di Marte – il dio romano della guerra – era tra le persone più dolci e imbranate che lei conoscesse.
Mise da parte questo pensiero solo quando si accorse che Frank sembrava molto scosso per qualcosa. Il sorriso che le si era formato sulle labbra si spense, sostituito da un'espressione interrogativa.
Il figlio di Marte non perse tempo, e le disse: «Hazel, vieni. Subito. Reyna. Missione. Dobbiamo partire, non chiedermi perché.»
Lei rimase un attimo confusa, ma poi si alzò subito dal tavolo, mettendo da parte le sue frittelle con sciroppo d'acero. Era comunque una figlia di Roma, il Centurione della Quinta Coorte, addestrata dalla dea Lupa. Gli imprevisti erano all'ordine del giorno. E sì, soprattutto quel genere di imprevisti che ti fanno saltare i pasti.
Senza chiedere altro, seguì il suo ragazzo per andare dall'altro Pretore, Reyna. Solo allora avrebbe chiesto spiegazioni sul perché Frank avesse un pigiama con i pappagallini.
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La giornata di Nico Di Angelo era iniziata con un figlio di Giove che gli sfondava la porta della Cabina 13.
«JASON! COSA DIAMINE STAI FACENDO?!» gli urlò contro il ragazzo appena caduto dal letto per lo spavento.
Jason Grace, sull'uscio ormai privo di porta, parve leggermente imbarazzato. «Scusa, Nico. Ti ho chiamato, ma non mi sentivi. Che ne sapevo che la porta era chiusa con un chiavistello?! Pensavo fosse solo incastrata!»
Nico socchiuse gli occhi, minaccioso. L'istinto omicida non accennava a voler scendere. «E, di grazia, perché questa visita? Stanco della vita?»
Il biondino fece d'istinto un passo indietro. «Eh? No, no! È... è colpa di Chirone!» buttò fuori, lievemente intimorito da quella minaccia velata.
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L'ANIMA NON MUORE ─ crossover hp!hoo
Fanfiction❝ « Ora andate, miei Eroi » concluse Ecate. Apollo dedicò loro un sorriso incoraggiante. « Cosa...? Ora?! » Leo, come tutti, era un filino titubante. « Ma... e se moriamo? » « E che ne so! » gli rispose allegramente il dio del Sole. « Le profezie re...