Leo Valdez aveva sempre avuto pessime esperienze con la scuola. Proprio non riusciva a stare confinato in quel misero banchetto sgangherato, era impossibilitato dallo stare a sentire le spiegazioni o i rimproveri degli insegnanti e non aveva mai saputo arrivare in orario a una lezione. Non che ci avesse mai provato, in realtà. Ma non era quello il punto: la scuola non gli piaceva. Aveva imparato fin da subito a detestare quei compagni che si credevano superiori solo perché praticavano vari sport, quei professori acidi che quando non riusciva a leggere a modo un testo gli davano dello zuccone o del piantagrane e gli inservienti sclerati che se trovavano un misero bullone a terra andavano in escandescenze urlandogli contro – anche se il bullone era suo e non lo aveva tolto da nessuna sedia per fare un qualche scherzo.
Semplicemente, non era roba per lui. Come, del resto, non lo era per buona parte dei semidei.
Per questo non era rimasto troppo sorpreso quando, due ore dopo l'inizio delle lezioni, lui e un Nico con un ché di preoccupato dovettero correre per non rischiare di perdere un'altra ora di scuola.
È stata tutta colpa di quel gattaccio, pensava amareggiato Leo mentre tentava di tenere il passo del corvino.
In effetti, era stato solo grazie a quel brutto felino spelacchiato e al suo essere in mezzo alla strada se Jason era caduto e ruzzolato per quelle scalette che conducevano dove erano tenuti tutti i bagagli pesanti, trascinando con sé, nel mentre, anche lo sfortunato figlio di Efesto che lo precedeva. E dopo ben due rampe ripide e spigolose fatte alla velocità del dio Ermes, quel solito gatto antipatico che si era aggrappato con gli unghielli al povero Leo mentre questi si faceva abbastanza male, e aver concluso la caduta atterrando sul duro pavimento – urtando anche una pila di bagagli che caddero addosso ai due amici, – Leo aveva pensato, aveva sperato di aver raggiunto l'apice della sua sfiga giornaliera. Si sbagliava. Il proprietario di quel bruttissimo animale mezzo morto di fame e mezzo vivo per spregio non era altri che il custode: l'uomo dal viso incavato, gli abiti fuori moda e lo sguardo cattivo, lo stesso che aveva perquisito con degli strani sensori tutti i semidei e tutti i maghi almeno tre volte prima di farli entrare nelle mura di Hogwarts. E quando questi aveva visto il suo adorato micetto dal pelo tutto irto per la paura attaccato con violenza ad una spalla del texano – che stava cercando di toglierselo di dosso con una serie di insulti in spagnolo poco delicati – il vecchio era andato letteralmente su tutte le furie. Per non parlare della scenata che aveva fatto nel vedere la decina di valige aperte che sommergevano Jason, facendolo quasi soffocare.
Insomma, come se sia le valige che quello stupido coso che aveva sfregiato a sangue un braccio di Leo fossero stati più importanti dei due ragazzi tramortiti a terra e talmente doloranti da riuscire ad alzarsi in piedi a malapena! Ma evidentemente per quel tizio era proprio così, perché li aveva trattenuti una buona mezz'ora blaterando tutte le punizioni che si meritavano per ciò che avevano fatto e via discorrendo.
Era stato già un miracolo se li aveva lasciati andare, aveva pensato Leo. Non prima, naturalmente, di aver fatto loro riordinare tutti i bauli svuotati e chiedere scusa a quel gattaccio odioso che, scoprirono, prendeva nome di Mrs Norris.
Trovare il baule che conteneva le loro bacchette e il materiale scolastico era stata un'altra piccola impresa, ma per fortuna tutti i libri al suo interno erano stati già divisi e ordinati con relativo cartellino delle informazioni, e di questo erano stati grati ad Ecate. Le bacchette erano anch'esse munite di etichetta con il nome del futuro proprietario, tanto che i nove non avevano voluto perdere altro tempo e, afferrata la loro roba e messi i libri del giorno nelle borse a tracolla che avevano trovato, si erano diretti tutti a corsa verso l'aula in cui sarebbero dovuti andare per la terza ora.
Cosa che non escludeva Leo e Nico, studenti del quinto anno della Casa Corvonero, che secondo l'orario che avevano in borsa sarebbero dovuti entrare nella classe di Difesa contro le Arti Oscure già da cinque minuti.
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L'ANIMA NON MUORE ─ crossover hp!hoo
Fanfiction❝ « Ora andate, miei Eroi » concluse Ecate. Apollo dedicò loro un sorriso incoraggiante. « Cosa...? Ora?! » Leo, come tutti, era un filino titubante. « Ma... e se moriamo? » « E che ne so! » gli rispose allegramente il dio del Sole. « Le profezie re...