Il rumore era davvero assordante, e giuro che se avessi avuto qualche forza in più, l'avrei scaraventata per terra. Purtroppo io e le sveglie non eravamo molto amiche, tutt'altro, acerrime nemiche. Sfortunatamente era grazie a lei che, la mattina riuscivo ad alzarmi e andare dritta a scuola, soprattutto grazie al fracasso che emetteva quando la lancetta puntava le 7.00. Mi lamentai, dimenandomi sul letto e aggrovigliandomi le lenzuola intorno alle gambe, come solo io sapevo fare. Sembrava che stessi facendo a lotta con qualcuno, che purtroppo non esisteva, quindi c'eravamo solo io e la maledetta sveglia che continuava a canticchiare quella stupida canzone. Mi girai da un parte all'altra fino a che, senza rendermene conto, atterrai sul pavimento freddo della mia stanza con un grande tonfo. Perfetto, bel modo di iniziare la giornata. Mi stiracchiai e mi buttai come un sacco di patate sul letto fino a quando le mie mani non toccarono il comodino e poi sempre più su, fino alla sveglia. Fui tentata di buttarla dalla finestra, ma poi chi l'avrebbe sentita mamma! Lei e la sua mania del risparmio, non dovevo rompere o comprare quasi niente, non che fossi una stracciona eh, solo che in famiglia eravamo in quattro e l'unica che sfamava la mia bocca e quella dei miei fratelli era mia madre. Pigiai il pulsante rosso all'estremità di quell'apparecchio che cessò di cantare immediatamente, sospirai e mi guardai intorno: le pareti erano piene di poster di tutti i tipi, dai Beatles a Beyonce e anche di qualche ragazzo a torso nudo che sorrideva con quei denti bianchi che accecano un'intera stanza e quegli occhi favolosi... Bhe, Cupido con me non aveva fatto proprio un bel lavoro, ma ero contenta così, insomma avevo tutto: una mamma che ti vuole bene, due fratellini che ti adorano e degli amici che ti sanno ascoltare; la parola RAGAZZO per il momento era fuori dal mio vocabolario. I vestiti del giorno prima e quelli del primo ancora erano ammassati sulla sedia rossa, che a stento si vedeva, i libri erano tutti aperti e buttati sulla scrivania, mentre per terra giacevano semimorte penne e matite. Ok, lo ammetto, non sono mai stata una ragazza ordinata con la mania di piegare i vestiti a seconda del colore e idem per le matite, ma io dentro a tutto quel casino mi ci trovavo. Sentii numerosi passi che correvano avanti e indietro al piano di sotto e sorrisi nel pensare che i miei fratelli dovevano già essere pronti e emozionati per il loro primo giorno della scuola elementare. Beati loro, avrebbero conosciuto nuovi bambini e avrebbero giocato tutto il tempo spensierati e allegri, avrebbero imparato a scrivere e a contare fino a 100, quelli si che erano bei tempi. Purtroppo per me era il primo giorno del quarto anno alla Minnesota State School e speravo di andarmene al più presto, anche se mancava ancora un altro anno, ma meglio non pensarci. Presi al volo qualcosa pescato dal mio armadio e mi fiondai fuori dalla camera per dirigermi verso il bagno; il contatto con il pavimento freddo fece rabbrividire i miei piedi nudi, dato che non sapevo dove fossero finite le mie pantofole. Il casino di sotto si fece più rumoroso e capii che dovevo darmi una mossa e andare ad aiutare la mamma, aprii la porta del bagno e mi ci fiondai dentro, richiudendomela alle spalle. Buttai i vestiti su una specie di cassettiera e mi avvicinai allo specchio titubante: uno Zombie, ecco che cos'ero: le occhiaia sembravano essere state scavate da qualche esperto, pelle ancora più bianca da sembrare un morto e capelli sparati per aria da una parte all'altra. Insomma non ero mica Angelina Jolie, non le somigliavo neanche lontanamente, fortunato Brad Pitt... Di solito molte ragazze puntano sempre sugli occhi, forse perché ce li hanno belli e chiari come azzurro o verde o qualche altra sfumatura, ma nel mio caso no, i miei sono di una marrone leggermente scuro che a me sembrano semplicemente due palle normali, mentre la mamma continua a dire che sono bellissimi e dei capelli lunghi fino alle spalle castani, insomma Madre Natura fatta persona. Sbuffai e con un soffio cercai di levarmi una ciocca di capelli dal viso che non si mosse neanche di un millimetro, aprii il rubinetto così tanto forte che mi finì il getto in piena faccia. Perfetto, ecco ricominciato l'incubo di Caitlin Wood
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Il mio incubo preferito
RomanceIl silenzio si impossessò dell'intera mensa: Tyler Thompson fece la sua entrata con tanto di sorriso da cattivo ragazzo e una scritta in stampatello spiaccicata sulla fronte che diceva GUAI. Strinsi forte le mani, quanto avrei voluto dare una altro...