28 dicembre

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28 dicembre

James Potter detestava Lily Evans.

La detestava. Con tutto il cuore.

La detestava a tal punto che se fosse stato una persona meno decente le avrebbe messo le mani addosso.

(E forse non per picchiarla. Probabilmente. La sua testa gli stava giocando brutti scherzi, negli ultimi giorni)

James Potter aveva vissuto gli ultimi nove mesi in pace e tranquillità. James Potter aveva lasciato Londra e si era felicemente stabilito a Dublino – e no, non era scappato, checché ne dicesse Sirius, grazie tante. James Potter stava trascorrendo il periodo più calmo della sua vita. James Potter era diventato una persona diversa dall'uomo chiassoso e vivace che era stato e aveva scoperto che la quiete non gli dispiaceva affatto. James Potter era, in definitiva, sulla buona strada per trasformarsi in un adulto rispettabile e sereno, che non veniva lasciato di punto in bianco per persone molto più ordinarie e tranquille e onorevoli di lui.

Stava andando tutto bene.

E poi, all'improvviso, un uragano – meteorologico, ma anche umano – aveva distrutto la parvenza di ordine che aveva faticato per ricostruire nella sua vita. Lily Evans era entrata prepotentemente nella sua esistenza e aveva scardinato tutte le sue porte e i suoi lucchetti e le cose, inevitabilmente, avevano cominciato ad andare a rotoli.

Era come se fosse stato sorpreso da una valanga di dimensioni colossali, che si stava facendo progressivamente sempre più letale e mortifera man mano che si avvicinava a valle.

Solo quattro giorni prima, James Potter dormiva pacificamente sul divano del suo appartamento, in compagnia del silenzio e della sua solitudine. Quattro giorni dopo – quattro giorni di Lily Evans dopo – era in piedi all'ingresso di una discoteca presumibilmente illegale nella periferia di Belfast, insieme ad una donna che lo aveva letteralmente fatto sbalzare fuori dai binari della sua vita, a mezzanotte passata, con una felpa e i pantaloni del giorno precedente addosso e la netta e terribile sensazione di trovarsi completamente fuori posto.

E a James non piaceva sentirsi fuori posto.

Lily – che aveva abbinato, molto curiosamente, un top brillantinato ad un paio di leggins a macchie di mucca – avanzò con fare minaccioso verso l'entrata della discoteca e James, che per qualche strano motivo non era riuscito a tollerare l'idea che lei si avventurasse da sola in quel posto sconosciuto, non poté fare altro che seguirla.

Non erano ancora entrati, ma la musica era già assordante.

«Quindici sterline per la signorina, venticinque per il signore» snocciolò l'uomo dietro al bancone d'ingresso, intento a rollare svogliatamente quella che James sperò con tutto il cuore fosse una semplice sigaretta.

La faccia di Lily si arricciò in una smorfia altezzosa.

«Siamo del piano di sopra» disse, piccata.

L'uomo alzò lo sguardo e la sua espressione annoiata si trasformò immediatamente in una di ossequiosa compostezza.

«Ingresso libero» dichiarò, nascondendo la sigaretta dietro al bancone e raddrizzando la schiena. «E free drink»

Lily annuì e poi, senza degnarlo di un ulteriore sguardo, entrò a passo di marcia nella discoteca.

Dentro, il volume della musica raggiungeva il livello di un Boeing 747 in partenza.

Per l'ennesima volta, James pensò che odiava Lily Evans.

La odiava con tutto se stesso.

A Very Catastrophic ChristmasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora