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Appena Jimin e Jungkook entrarono nel piccolo soggiorno dove si trovavano Taehyung e Yoongi, il biondo non riuscì a non percepire il gelo calare all'improvviso.

Gli altri tre si erano bloccati e si fissavano a lungo senza dire niente, ognuno restio a fare il primo passo per spezzare quel fastidioso silenzio.

Così fu Jimin a prendere l'iniziativa."Ora mi volete dire che cosa c'è che non va? Tutti voi! Vi state comportando come degli idioti".

Nessuno aprì bocca, così Jimin sospirò di frustrazione e andò a sedersi. Con un cenno del capo propose a Jungkook di imitarlo, ma il moro rifiutò cortesemente, preferendo rimanere in piedi.

"Quando eravamo piccoli io, Yoongi e Jungkook eravamo grandi amici" esordì Taehyung accavallando le gambe e guardando i soggetti in questione con aria di sfida. "Eravamo molto legati e passavamo interi pomeriggi a giocare. Poi tutto è finito per colpa di una stupida litigata".

"Non era stupida" lo contraddisse acidamente Yoongi. "Almeno abbiamo capito con chi avevamo realmente a che fare".

Il corvino alzò lo sguardo e lo puntò su Jungkook. A Jimin vennero i brividi lungo tutto il corpo. L'occhiata di Yoongi era carica di odio.

"Eravamo dei ragazzini" continuò Taehyung. "Un giorno abbiamo litigato per una questione, ormai non ricordo neanche più di che cosa si trattasse. Eravamo furiosi e siamo passati alle mani".

Jimin sgranò gli occhi.

"Jungkook mi ha colpito con un pugno in faccia e io ho perso l'equilibrio, andando a sbattere contro lo spigolo di un mobile e ferendomi. Usciva molto sangue e abbiamo subito chiamato i miei genitori, dato che in quel momento ci trovavamo a casa mia".

Il ragazzo dai capelli blu sospirò e sorrise in modo assai malinconico.

"So che Jungkook non l'aveva fatto apposta. Ho perso l'equilibrio. La cosa però più grave è stata che lui non ha spiegato com'erano andate realmente le cose, ma si è inventato una storiella tutta sua, così da evitare di essere considerato responsabile della mia caduta e della mia ferita".

Jimin spostò lo sguardo su Jungkook, incredulo. Non avrebbe mai immaginato che un ragazzo dolce come lui potesse fare una cosa simile a un suo amico d'infanzia.

Fu sul punto di dire a Taehyung che non poteva trattarsi della stessa persona, quando vide l'espressione di dolore sul volto del moro e capì che era tutto vero.

"Sono stato portato in ospedale, dove mi hanno dato dei punti". Taehyung si indicò una cicatrice che aveva accanto al sopracciglio sinistro.

Jimin gli aveva chiesto più volte come se la fosse procurata, ma Taehyung aveva sempre evitato di rispondere.

"Yoongi però era ancora terribilmente arrabbiato con Jungkook. Non si sono parlati per giorni e poi i giorni sono diventati mesi e anni. Anch'io ho preso le distanze da Jungkook. I bugiardi non mi sono mai piaciuti".

Nella stanza calò di nuovo il silenzio. Jimin non sapeva che cosa dire.

"Taehyung" sussurrò Jungkook, così flebilmente che si udì appena.

Sembrava che pronunciasse quel nome come se fosse sacro e infinitamente prezioso.

"E' passato tanto tempo da quel giorno, sono passati anni. Io sono cambiato, adesso sono una persona diversa. Ho imparato dai miei errori. Se un tempo mi risultava facile e indolore mentire, adesso è l'unica cosa che cerco di non fare mai. Se un tempo mi risultava semplice passare alle mani, adesso non lo farei mai. Sono cambiato, Taehyung".

"Perché dovremmo crederti?" domandò Yoongi scandendo lentamente le parole.

"Perché sarebbe più facile per tutti e tre. Non pretendo di tornare a essere vostro amico, voglio soltanto che capiate che mi dispiace, mi dispiace veramente per tutto ciò che ho causato con il mio caratteraccio". 

Jungkook sospirò e si morse il labbro inferiore. Stava soffrendo e Jimin avrebbe voluto stringerlo in un abbraccio e dirgli che andava tutto bene, che lui gli credeva e che forse a Taehyung e Yoongi ci sarebbe voluto un po' di tempo in più, ma era sicuro che l'avrebbero perdonato.

"Anche a me dispiace, Jungkook" sussurrò Taehyung, facendo fatica a pronunciare quelle parole.

Il moro sgranò gli occhi e spalancò leggermente la bocca, incredulo. La speranza si fece strada nel suo cuore, la speranza di venir perdonato dagli amici che un tempo gli erano più cari.

"Ti prego, Yoongi" mormorò Jimin, fissando il corvino e sperando con tutto se stesso che anche lui accettasse di perdonare il moro.

Yoongi però non disse niente, ma si alzò, prese la sua giacca dallo schienale della poltrona e uscì dall'appartamento.

Angolo autrice:

Ve lo sareste immaginato?

The Bus Driver || JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora