Capitolo 1: Un giorno come tanti

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Infilo velocemente le ballerine blu tenendo sempre sotto controllo la lancetta dell'orologio, appeso al muro sopra il divano ancora incellofanato, sembra volermi urlare di muovermi.

Come al solito sono in ritardo.

Guardo gli scatoloni aperti sparsi per casa e mi ripeto che devo riuscire a  trovare il tempo per finire il trasloco: ormai abito in questo mini appartamento da due mesi, non posso andare avanti così, eppure gli impegni con il negozio stanno assorbendo tutte le mie forze, è il motivo per cui mi sono trasferita qui a New York, nulla deve andare storto.

Prendo al volo le chiavi e la borsa, scappo fuori dalla porta e inizio a correre, mentre ancora per le scale sento in lontananza il familiare rumore dell'autobus che si avvicina; esco dal portone del condominio e lo vedo fermo dall'altro lato della strada, guardo velocemente a destra e a sinistra: facendo una stima delle possibilità che ho di essere investita, mi rendo conto che sono meno del novanta per cento, quindi decido di attraversare, nonostante i numerosi clacson delle macchine e i conducenti che mi urlano contro dai finestrini chiedendomi se sono pazza.

La risposta? Sì probabilmente lo sono, ma questo mi piace.


Riesco a salire sull'autobus poco prima che le porte si chiudano e tirando un sospiro di sollievo mi appoggio ad esse ridendo tra me e me.


In questi momenti sento la mancanza del Tennessee.


Mi siedo su uno dei piccoli sedili in plastica guardando dal finestrino i marciapiedi affollati, le strade colorate dallo sgargiante giallo degli innumerevoli taxi che già girano per tutta la città, i palazzi sfilano accanto a me in tutta la loro magnificenza, i loro vetri rispecchiano i raggi del sole, che inizia ad illuminare cielo della mia nuova città, dicendo buongiorno.


Ci metterò del tempo a fare l'abitudine a questa nuova vita sempre di corsa, ma sapevo a cosa stavo andando in contro quando ho accettato di comprare la pasticceria della signora Miles sulla 23esima strada, ho colto al volo l'occasione pronta a tutto pur di realizzare il mio sogno ed ora mi sembra quasi impossibile, ma sembra davvero che ci sia riuscita.


L'autobus si ferma, scendo e percorro gli ultimi dieci metri a piedi.


Arrivata davanti al negozio guardo per qualche istante la nuova scritta verde acqua stampata in corsivo sulla vetrina. " Chocos Kisses"


I ragazzi sono stati davvero bravi, devo ricordarmi di chiamare Jack nel pomeriggio e ringraziarlo.


Prendo il mazzo di chiavi dalla borsa e apro la porta: un forte profumo di zucchero a velo mi investe facendomi socchiudere gli occhi, assaporo quel dolce istante prima di entrare e prepararmi per iniziare a lavorare.


Prendo dall'attaccapanni accanto al bancone il grembiule bianco che mi copre la parte davanti della gonna blu e bianca,  passo in cucina e accendo le luci controllando dentro i frigo che sia tutto in ordine: prendo le torte da esporre in vetrina e il vassoio delle brioche, ma prima di metterlo giù ne rubo una assicurandomi che il sapore sia buono.

Baci al cioccolatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora