Capitolo 3: un incontro inaspettato

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Il rumore assordante della sveglia mi costringe ad alzarmi dal letto.
Un sottile raggio di sole filtra da una fessura tra le spesse tende grigie che oscurano le vetrate dell'attico, mi passo velocemente le mani tra i capelli cercando di ricompormi dopo la lunga nottata. Un leggero mugolio dall'altra parte del letto attira la mia attenzione: una nuvola di capelli biondi e un corpo bianco latte, contrastano con il colore scuro delle lenzuola stropicciate sotto di lei, che la coprono appena.
" Aaron..." mi cerca con la mano per qualche istante, ma subito dopo si riaddormenta.
Senza farci troppo caso mi alzo dal letto indosso un paio di pantaloni della tuta neri e vedo verso la porta del bagno; faccio una doccia veloce cercando di svegliarmi completamente.
Guardo l'orologio: sono le sei e mezza. E' ora di prepararsi.

Sento il cellulare vibrare sul comodino.
Torno in camera e trovo Chanel, credo che si chiami così, seduta a braccia conserte, coperta fino al seno con il lenzuolo, che mi sorride in modo provocante.
" Non ti ho più trovato."
Le sorrido di fretta, prendo il cellulare e inizio a leggere la mail appena arrivata dall'ufficio, intanto vado verso la cabina armadio e scelgo una camicia grigia e un abito scuro per la giornata.
Mentre sto per indossare la giacca sento delle braccia circondarmi i fianchi e mi trovo costretto a far uso di tutta la mia buona volontà per non sbuffare. Mi volto verso di lei con uno dei sorrisi che solitamente fanno clamore tra le donne e le faccio una carezza leggera sulla guancia.

" Senti piccola, ora io mi devo preparare per andare a lavorare, lasciami il tuo numero, ci sentiamo, ti richiamo io. Resta qui quanto vuoi, prenditi il tuo tempo per farti una doccia e rivestirti, prima di pranzo chiedi pure al mio autista di portarti a casa."

Non l'avrei mai richiamata, ma tanto valeva lasciarle qualcosa da raccontare alle amiche.
" Grazie mille Aaron, non vedo l'ora di rivederti."

" Certo, certo, ora scusa. Devo scappare." Chiudo l'ultimo bottone della giacca e prendo la valigetta accanto alla scrivania, sta per baciarmi, ma mi sottraggo a quel piccolo gesto di affetto tanto per non illuderla troppo.
Poi le donne dicono che non faccio attenzione ai loro sentimenti. Incredibile.

Saluto con un gesto del capo la domestica.

" Buongiorno Mr. King."

" Buongiorno Mary."

Prendo al volo la tazzina di caffè già pronta sul tavolo e la butto giù velocemente.

" Signore, è rimasta una fetta di dolce dall'altra sera, la vuole o la devo buttare?" l'anziana donna mi porge un piattino su cui è posata una piccola fetta di pan di spagna cioccolato e fragole.
Involontariamente nello stesso istante in cui la vedo, nella mia mente compare l'immagine di una magnifica pasticcera dagli occhi verdi, che profuma di zucchero e vaniglia.
Voglio rivederla.
Non vedo l'ora di mordere quelle magnifiche labbra che mi hanno perseguitato dallo stesso momento in cui sono uscito da quel negozio.
Sorrido di soddisfazione al solo pensiero.

" Me la metta da parte, la mangerò a cena"

" Sì signore. Le auguro una buona giornata."

Mi avvio verso l'ascensore e dopo pochi istanti sono in strada dove trovo Colin in macchina ad aspettarmi sul lato della strada.
Inizio a camminare verso di lui, sento il cellulare vibrare in tasca, mi fermo all'improvviso per leggere il messaggio e in un momento senza quasi rendermene conto mi trovo per terra con un male cane alla testa e qualcuno sopra che sta blaterando qualcosa, ma sono troppo stordito per capire cosa.

" Scusi! La prego mi perdoni non l'ho fatto apposta, non l'ho proprio vista e..."
Devo aver sbattuto forte perché tutto il rumore che la donna sta facendo mi dà fastidio, così le metto una mano sulla bocca per farla tacere e quella ammutolisce all'istante grazie a Dio.
Scuoto la testa, riprendendomi. Quando apro gli occhi vedo Colin che è sceso dalla macchina e mi sta raggiungendo di corsa, poi poso lo sguardo sulla giovane a qualche centimetro dal mio volto con la mia mano sulla bocca che mi guarda ad occhi spalancati.

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