Capitolo 11: Un piccolo passo verso l'oblio.

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" Mi ha chiesto di andare da lui in ufficio." Dico al telefono sorseggiando una tazza di caffè ancora in pigiama.

" Mon, tu sei la donna più fortunata di questa Terra, non so se te ne rendi conto." Margot è decisamente troppo entusiasta al contrario mio che non so ancora se presentarmi o mandare solamente il conto alla segretaria.

" Non ho intenzione di andarci."

" Spero. Tu. Stia. Scherzando." Sillaba ogni singola parola sconvolta dalla mia decisione.

" No, non scherzo affatto!" Ripeto mentre mi alzo dalla sedia per mettere nel lavandino la tazza sporca. Perché non capisce che la mia è la scelta più ragionevole? " Margot, sappiamo entrambe che questa cosa non avrà mai un seguito, perché continuare? Che senso ha? E se poi iniziasse a piacermi? Perché dovrei volermi fare del male?"

" Queste domande dovevi fartele prima di accettare di andare a letto con lui, amica. King non si scorda più e, a quanto mi racconti, ha già un bell'effetto su di te se non riesci a dormire di notte."

" Perché allora devo aggravare la cosa? È deciso, non ci vedremo più."

" Non resisterai Mon, lo sai quanto me. Questa storia, mi intriga molto. C'è qualcosa di strano, lui non va mai con la stessa donna per due sere di seguito."

Mi guardo allo specchio fissando il mio aspetto trasandato e ridicolo.

Non va mai a letto con la stessa donna per due notti di fila.

Perché allora era tornato da me? Perché mi aveva cercata? Cosa vede in me che non può avere con chiunque altra.

" Non so cosa dire."

" Va da lui e chiedigli perché ha fatto tutto questo, meriti una spiegazione! D'altronde si è presentato sotto casa tua alle tre del mattino Mon, per la miseria, come ha fatto a trovarti?"

" Il mio indirizzo è sul retro del bigliettino da visita della pasticceria."

" Fanculo la pasticceria per un giorno. Vai a comprarti un vestito decente, presentati nel suo ufficio quando meno se lo aspetta e stendilo. Fagli vedere che non è lui che comanda."

Ci penso per qualche istante.

Sono davvero indecisa.

Ho un brutto presentimento per quanto riguarda tutta questa storia, qualcosa mi dice che mi brucerò giocando con il fuoco.



Sono irrequieto e mi accorgo di non riuscire a stare fermo sulla poltrona della mia scrivania.

Guardo l'orologio al polso.

Sono solo le 11:00

Perché non riesco a darmi una calmata, lei non arriverà, sta lavorando King!

Sta facendo quello che dovresti fare tu proprio in questo momento.

Mi alzo improvvisamente e inizio a camminare per la stanza fermandomi davanti alla vetrata che dà sulla strada.

Guardo le persone camminare e correre per i marciapiedi, le macchine passano intervallate dal giallo dei taxi sempre di fretta.

Che cazzo ti prende King, tu non sei uno sentimentale, tu sei un avvocato di successo che non perde il suo tempo con le donne. Toglitela dalla testa!

Non dovevo dirle di venire di persona a portarmi il conto, non devo più rivederla, questa notte è stata una pazzia, magari non si presenterà nemmeno se ho fortuna.

Perché allora aspetto da un momento all'altro che quella porta si apra e compaia la sua splendida figura?

Ho voglia di vederla.

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