Capitolo 20.

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Capitolo 20.


Sono appena rientrata in casa. I miei piedi sono completamente addormentati, formicolanti e doloranti. Quelle scarpe prima o poi finiranno nell'immondizia.
Salgo le scale lentamente, sorreggendomi dalla ringhiera e finalmente mi rintano nel mio dolce bagno. Apro il getto d'acqua e dopo essermi spogliata del tutto m'infilo sotto la doccia. Rimango lì sotto per una mezz'ora abbondante, mentre la mia pelle diventa rosso fuoco a causa dell'acqua bollente.

«Emily!» Mia madre bussa forte alla porta, così le rispondo di rimando con un urlo altrettanto potente quanto il suo.
«Non funziona la doccia di Grace, esci!»
Ma tu guarda se non posso neanche lavarmi in santa pace, in questa casa.
Acchiappo l'asciugamano e l'avvolgo intorno al mio corpo. Infreddolita appoggio i piedi completamente bagnati a terra e percorro velocemente il parquet umido. Proprio quando sto per raggiungere il pomello, scivolo ed arrivo con il sedere a terra.
Rimango per cinque secondi esatti in silenzio, mentre delle lacrime mi scendono lente lungo le guance. Credo di essermi rotta gli arti inferiori e che stavolta rimango su di una sedia a rotelle per sempre.
Impreco come un maschiaccio e sbraito affinché mia madre mi soccorra.
Lei spalanca la porta e trovandomi distesa a terra sgrana gli occhi.
«Che diavolo fai a terra?» Chiede con tono sconcertato.
Le ringhio contro, «sto testando il pavimento... bello, liscio... mamma giusta scelta.» Dico a denti stretti.
Lei, rincoglionita, continua a non capirmi.
«Mamma Cristo di Dio... sono scivolata, vaffanculo!» Sembro assatanata.
S'inginocchia senza più parlare e mi aiuta a mettermi in piedi. Continuo a sostenere l'asciugamano e con fatica finalmente raggiungo il letto, dove mi distendo.
Grace spunta dalla porta ed indicandomi se la ride a crepapelle.
«Sarebbe il momento giusto per chiamare Brady! Sei pure nuda!» Ride tenendosi la pancia, piegata in due.
Le lancio la prima cosa che ho fra le mani e lei si scansa, alzandomi il dito medio, poi si chiude in bagno.
«Grace! Queste affermazioni davanti a me, mai più! Hai capito?» Urla mia madre sbattendo una mano sulla porta.
«Mamma cerca di non rompere le palle» ridacchia dietro.
«Quando esci ti gonfio!» Decreta lei di rimando.
Mentre io sono morente sul letto loro si scambiano frecciatine inutili e scontate.
Vorrei piangere per il dolore che avverto nel fondo schiena e loro pensano a tutto, purché a me.
«Chiamo qualcuno?» Domanda mia madre osservandomi con le mani appoggiate sui fianchi.
Mostro una risata antipatica, «vuoi chiamare il sindaco?»
«Okay... chiamo Brandon!» Indietreggia e scompare dietro la porta.
«No... mamma!» Non faccio in tempo a fermarla che ha già sceso le scale. «Ma vaffanculo!» Esclamo a bassa voce.

Aspetto dieci minuti abbondanti immobile su quel materasso, che, al momento appare scomodissimo. Fin quando mia madre spunta dalla porta.
«Sta arrivando Kris» mormora.
«Kris è un medico? Quando si è specializzata ?» Sgrano gli occhi e serro la mascella.
Lei abbassa lo sguardo, «stai buona qui, che sta arrivando lei e poi vediamo il da farsi» mormora balbettante.
Mi sta nascondendo qualcosa?
«Certo, quel pezzo di merda di Felton... neanche mi può vedere, giusto?» Accenno un sorrisetto malvagio e deluso allo stesso tempo.
«Emily!» Mi richiama severa. «Basta.» Gesticola e poi scompare nuovamente.
Qui sono tutti pazzi!

Poco dopo Grace fa la sua uscita travolgente, con i capelli alla rinfusa completamente bagnati ed il suo canticchiare strafottente. Quasi quasi spero che cada e si rompa l'altra gamba.
La guardo curiosa, poi si rende conto di me e si volta.
«Alza quel culo di lì... che non hai niente, marmotta!» Esclama accingendo ad uscire.
«Grace quando succederà, ti menerò. Sei una stronza!» Sbotto, ma lei è già entrata nella sua stanza.

Il mio orecchio subito dopo viene attirato dalla voce di Kris, che parlotta in maniera losca con mia madre. Poi la sento salire lentamente e finalmente piomba davanti alla porta.
Ha una strana espressione in volto, sembra frastornata ed angosciata. Socchiude la porta alle sue spalle e si avvicina.
«Ho chiamato in clinica ed il dottor Stevenson arriverà a breve...» dice lievemente, «come ti senti?» Domanda poi. Il suo tono è troppo distaccato per essere la solita Kris.
«Sai ho il sedere dolorante e penso che non riuscirò a mettermi in piedi per il resto dei miei giorni» ironizzo, «il destino gioca sempre a mio sfavore. Me ne andasse una buona!» Arriccio il naso.
Lei scoppia a ridere e si posiziona ai piedi del letto, accarezzandomi una gamba.
«Kris, che succede?» Domanda corrucciata. «E' da quando sei entrata che sei strana... mi stai nascondendo qualcosa.» Decreto decisa.
Lei abbassa lo sguardo e tira su con il naso, poi sfila dalla borsa un foglio piegato in due e senza dire una parola me lo porge.
Aggrotto la fronte e aspetto qualche secondo prima di prenderlo in mano.
«Vado di sotto... appena arriva il dottore risalgo» si mette in piedi e senza aggiungere altro esce dalla stanza.

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