Capitolo 7.

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Capitolo 7.


Il sole è alto su New York stamane ed io mi sento in trappola, come se delle corde mi trattenessero e il respiro diminuisse passo dopo passo.
Riesco a malapena a metter piede in aula. E’ pesante tutto ciò. Vedere mio fratello e Hanna in giro per casa e avvertire quella fitta al cuore quando rileggo i messaggi di Brady, di ieri notte.
 
Le ore passano lente mentre leggo ai ragazzi una pagina di letteratura. Mi sento senza forze. Noah continua a mandarmi messaggini irritanti ed io mi innervosisco parecchio. Quando le mie orecchie avvertono il suo della campanella, le mie gambe slittano fuori dalla classe. Esco dalla scuola e mi rifugio in auto. Getto la borsa sul sedile affianco e poggio le mani sullo sterzo. Ho il fiatone, il cuore mi batte all’impazzata e sto tremando.
Sembra un attacco di panico e non ne capisco il motivo.

Quando il cellulare vibra per l’ennesima volta, decido di prenderlo ed osservo dei messaggi da numeri sconosciuti. Ne apro uno leggendolo a bassa voce.

Ciao Emily, sono Samantha Mongomery. Ti ricordi di me?
E’ da parecchio tempo che non ci vediamo né sentiamo… ho provato a chiamarti, ma non sono riuscita a parlare con te… quindi te lo dirò qui.
Ho uno chalet in montagna e ci terrei ad invitarvi tutti… prendila come una rimpatriata tra vecchi compagni. Ho cercato di avvertire tutti… datemi una conferma. In tal caso sarebbe prevista per domani.
Mancate tantissimo.  Baci

Il mio respiro è regolare, sembra che sia riuscita a calmarmi, ma quando ripenso alle parole di Samantha, mi ritorna quel senso di prigione e trappola che avevo prima.
Rimpatriata significa ritrovarsi tutti in uno stesso punto, ricordare ciò che eravamo. Implica, quindi, la vicinanza di Brady, che peggiorerebbe le cose. Ma, non posso rifiutare.
Mi mancano i vecchi tempi e non mento nel dire che mi farebbe bene un po’ di aria di montagna insieme a dei vecchi amici. Così senza esitare do la conferma per sms.
Sono una donna adulta. Questo potrebbe servirmi a farmi riflettere su molte cose.

Trascorro l’intero pomeriggio a casa di mamma e papà, che, un tempo era anche mia.
Grace, stranamente, sta studiando ed io mangio insieme a mamma i pancake.
Mi sento al sicuro qui. Il profumo di casa mi mancava, ma soprattutto la cucina di mamma.

«Allora… stasera cenate da noi? Ci sono Nate ed Hanna.» Esordisce. Sa che non mi va molto, ma lo chiede lo stesso.
«Mamma… no stasera non me la sento. Sono stanchissima, ho dei compiti da correggere e sono molto stanca.» Cerco una miriade di scuse e alla fine lei accetta tacendo. «L’abito bisogna allargarlo a furia di mangiare così tanto» sogghigno.
Ritrovo mia madre a fissare il vuoto e mi corruccio. Che le succede?
«Emily, tesoro… non lasciare che il passato ti rovini tutto» la sua voce è flebile e la sua mano calda si posa sulla mia. Non ne posso più di sentire quella parola. Sta diventando un incubo terribile.
Sospiro profondamente. «Possiamo non aprire l’argomento?»
«Io so che per te quel ragazzo è stato importante, so quanto gli volevi bene e quanto ancora gliene vuoi… ma non rischiare di illuderlo, non lo merita.» Le sue parole sembrano perle di saggezza. Ha ragione.
Non posso fare a meno di piangere. Mi sento così colpevole.
«Mamma io l’ho amato così tanto» singhiozzo sfogandomi, mentre il suo abbraccio mi protegge, «mi sento di fronte ad un bivio» sospiro.
Mi accarezza  i capelli, «Noah è un uomo meraviglioso…» sussurra.
«Lo so, lo so… ma non riesco a dimenticare ciò che ero con Brandon. Io ero una ragazzina, stavo bene, nonostante tutto.» Scrollo le spalle.
«Eri una ragazzina, infatti…» ripete lei asciugandomi le lacrime che colano lungo le guance rosee. «Adesso sei una donna con dei principi, con delle scelte da fare, con una vita propria…» aggiunge.
Annuisco. «Forse devo solo accettare l’idea che lui sia stato una cotta passeggera» boccheggio alzando gli occhi.
«Non credo lo sia mai stato… ma questo non vuol dire che la tua vita sia legata alla sua. Si fanno delle scelte, si cambiano le strade… è la vita, è il tuo futuro.» Dice pacata.
Il presente mi spaventa a morte, il passato mi perseguita, il futuro cos’è, invece? Cosa sarò io? Come vivrò?

«Ho sentito il profumo dei pancake furbacchione» Grace scende le scale spavalda con addosso un pigiamone che era stato mio. Si siede al mio fianco e mangia l’ultimo boccone che avevo lasciato sul piatto. «Tutto okay, sorellona? Ti vedo sciupata… dovresti prenderti un pausa... vai in vacanza  per un paio di giorni
Bè, sarà proprio ciò che farò, cara sorellina.
«Hai studiato?» Chiede mamma beccandosi un’occhiataccia da Grace.
«Io devo andare…» dico osservando l’orologio appeso alla parete.
Mi metto in piedi, indosso il cappotto e la sciarpa. «Ciao mamma» le lascio un bacio in guancia.
«Ti accompagno, che ho bisogno di chiederti una cosa sulla letteratura» Grace si alza scattante e si avvicina trascinandomi fuori dal braccio. Siamo esattamente sul ciglio della porta e lei è appoggiata allo stipite. «Lo vuoi un parere?»
Corrugo la fronte e la fisso di sbieco.
«E’ inutile il tuo tentativo di dimenticare ciò che è stato importante. Il suo ricordo ti verrà a bussare ogni notte, perché è proprio in quel momento che si sentono le grandi mancanze.»

Il passato non è mai passato.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora