Capitolo 4.

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Capitolo 4.

POV. BRANDON

Mi sono appena svegliato. Dalle tende non arriva neanche uno spiraglio di luce, probabilmente il tempo non è dei migliori.

Mi metto in piedi ed indosso il pantalone di una tuta. Scendo le scale lentamente stirando i muscoli delle braccia e sbadigliando. Kris ancora non c'è.

Preparo il caffè e lo verso in una tazza sorseggiandolo seduto al tavolo.

Quando sento i suoi passi sulle scale mi sporgo per osservarla. Sembra un'isterica evacuata da una clinica psichiatrica. Ha i capelli scompigliati e pieni di nodi, un'espressione poco convincente ed un'andatura a dir poco divertente.

«Non mi guardare così» mugola nascondendosi il volto con le mani.

Si posiziona di fronte e a me versandosi il caffè e mi fissa.

«Ho trovato il lavoro per te.» Esordisco. «La segretaria in uno studio dentistico» concludo deglutendo.

Lei accenna una smorfia e poi scrolla le spalle, «okay» sospira.

«Per la baby-sitter, ci sto lavorando...» sogghigno sistemando i capelli.

«Non deve piacere a te esteticamente, deve essere preparata su ciò che deve fare» sbotta roteando gli occhi.

Ridacchio, «deve essere almeno carina, non posso spaventarmi ogni volta che la vedo per casa. Devo essere felice di ciò che osservo» mi fulmina con lo sguardo e prende un respiro profondo. «Fidati, sarà perfetta.» Le schiaccio un occhio e mi metto in piedi.

In quel preciso istante qualcuno bussa alla porta. Kris si mette in piedi e senza esitare corre ad aprire. Nessuno parla, quasi mi preoccupo.

Mi avvicino all'entrata  e noto Marcus sbalordito e Kris immobile davanti a lui.

Ci risiamo.

«Bro» lo richiamo.

Lui sbatte le ciglia e mi fissa socchiudendo le labbra, «ciao Kris» mormora schiarendo la voce. Sembra che tutto sia scomparso.

«Ciao» aggiunge lei indietreggiando per farlo entrare.

«Ehilà, esisto anche io» agito una mano schiarendo la voce. Entrambi mi fissano silenziosi.

«Sono passato per prendere un caffè, ma... non credo sia il momento giusto» sottolinea lui imbarazzato. Scompiglia i capelli e avverto nell'aria una situazione di tensione tra i due.

Non pensavo sarebbe stato così complicato.

«Io stavo giusto andando a...» Kris balbetta indicando le scale, «a svegliare la bambina e poi... vado» aggiunge correndo su per le scale. Mi sembra di rivederla nella vecchia casa, quando era ancora una ragazzina. Rivivo quei momenti come se non siano mai trascorsi.

«Entra» dico rigido.

Marcus prende un respiro profondo, «potevi avvertirmi che c'era tua sorella in città» mugugna facendo qualche passo avanti.

«Sarebbe cambiato qualcosa?» Schiarisco la voce.

Lui sembra nuovamente in difficoltà. Fa ridere. «Sì, sarei scomparso dalla circolazione. Poi quando sarebbe tornata... bè, sarei tornato.» Sospira nascondendo le mani dentro le tasche dei jeans.

«Mi dispiace deluderti ma questa sarà casa sua per un po' di tempo e credo anche questa città. Kris rimane qui.» Decreto con voce rauca.

Marcus impallidisce, quasi scoppio a ridere, ma cerco di trattenermi. E' davvero patetico.

Il passato non è mai passato.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora