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I successivi tre giorni cercai di evitare Maverick, ovviamente con scarsi risultati

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I successivi tre giorni cercai di evitare Maverick, ovviamente con scarsi risultati.  

Ritrovavo quel ragazzo mezzo pazzo letteralmente ovunque in giro per la scuola: era come un'ombra, un fantasma che mi seguiva per noia, un'anima che non trovava pace. Più cercavo di sfuggire al suo sguardo, più perdevo la mia capacità di mimetizzarmi tra i miei compagni e passare inosservata.

I scenari erano quasi sempre gli stessi: lui che sventolava la mano dall'altra parte del corridoio gridando il mio nome con enfasi prima di raggiungermi nel giro di poche falcate, lui che aspettava che i miei allenamenti di cheerleading finissero, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia, il busto in avanti e gli occhi fissi sul campo davanti a lui. Lui che si sedeva sempre accanto a me durante chimica e spagnolo, scrutando attentamente la mia espressione nervosa e le mie occhiaie scure.

Aveva sempre un'espressione divertita stampata in faccia, quasi come se la mia vita fosse uno spettacolo teatrale comico e lui uno spettatore seduto in prima fila. Era come se stesse leggendo un libro, impaziente di scoprire che cosa sarebbe successo nel capitolo a venire: io ero la protagonista di un romanzetto depresso di dubbio gusto, lui era...sinceramente non ne ho idea.

Ho perso il filo del discorso. A che cosa stavo cercando di arrivare? Ah sì.
La cosa che mi irritava di più non era però il fatto che mi perseguitasse, era più il fatto che mi parlava anche se io non lo calcolavo di striscio. Poteva tranquillamente raggiungere me e Lana durante la pausa pranzo, sedersi al nostro tavolo, non guardare la mia amica nemmeno per sbaglio, girarsi verso di me e cominciare un vero e proprio monologo. 

Star Wars, il cambiamento climatico, Harry Potter, Hunger Games, la carenza di pride a Hollow Falls, l'ultimo pianeta che la NASA aveva scoperto. Gli argomenti erano i più svariati. Apriva la bocca e non smetteva di vomitare parole, discorsi, odi. Non gli importava se avevo un'espressione assassina stampata in faccia o non lo stessi assolutamente cagando, lui continuava e nessuno sembrava essere in grado di fermarlo. 

"Quello lì sembra mezzo sballato", constatò Lana il quarto giorno, accompagnando con lo sguardo la scarna figura di Maverick che scompariva uscendo dalla mensa.
Quel giorno aveva esposto un intero discorso sul perché secondo lui il signor Darcy di Jane Austen fosse una persona di merda, per poi scattare in piedi borbottando qualcosa di incomprensibile e scappare via non appena la campanella suonò.

"Non sembra. Lo è", borbottai e quasi sobbalzai quando la voce mi uscì rauca, come se non avessi parlato per ore. Forse era così. Il cuore mi batteva forte contro la cassa toracica e il nervosismo mi logorava da dentro, come un tumore maligno che deteriora lentamente gli organi interni di un malato. 

"Devo ammettere che è carino, però", continuò lei, "molto sono-uscito-da-un-film-di-Tim-Burton tipo di carino"

"Sembra un cadavere che cammina"

La rossa rossa ridacchiò, per poi guardarsi con circospezione intorno- controllando che non ci fosse nessuno ad ascoltarci (come a qualcuno potesse mai fregare qualcosa)-, e abbassando la voce si sporse verso di me con fare cospiratorio.

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