attenzione! questo capitolo contiene rappresentazione grafica di violenza domestica!
L'inverno comincia presto a Hollow Falls: arriva di colpo spazzando via il breve e fugace autunno insieme a tutti i suoi colori caldi, raffreddando l'asfalto e disegnando sui vetri fantasie di ghiaccio, portandosi via anche gli ultimi e pochi turisti con una folata di vento gelido.
A Hollow Falls l'inverno non regala niente di buono alla città, e in quella sera di inizio ottobre, tutta tremante e bagnata, sentivo che se ne stava alle porte ad aspettare, mentre quei gelidi acquazzoni che lo precedevano si rovesciavano senza pietà sulla cittadina.
L'inverno stava arrivando anche quell'anno e il solo pensiero mi faceva annodare lo stomaco.
Mi è sempre stato abbastanza sul cazzo il mio sesto senso, quella sensazione insopportabile che fa storcere il naso, quel cattivo presentimento che ti fa venire i brividi da febbre lungo la schiena. Mi faceva vivere ancora più in ansia, più di quanto non lo facessi già, e per un attimo pensai che fosse causato dalla conversazione che avevo avuto con Atticus poco prima. Fatto sta che quella sera ce lo avevo tutto addosso, mentre correvo sotto la pioggia fredda senza ombrello o cappuccio con i lampioni che allungavano a dismisura la mia ombra sulla strada deserta del mio quartiere.
Corsi a testa bassa sotto il porticato e infilai le chiavi nella serratura con le mani tremanti. Il sacchetto di cocaina nello zaino pareva bruciare la mia pelle attraverso il tessuto spesso, rendendomi la gola secca e lo sguardo annebbiato.
Avevo bisogno di una sola sniffata per tornare funzionante. Una sola.
Volevo vomitare. Non avevo idea del perché, ma avevo l'impressione che avrei sboccato da un momento all'altro. Odiavo quella vocina nella mia testa, il sesto senso, chiamatelo come cazzo volete.
Quando finalmente spalancai la porta, quasi non caddi indietro per lo spavento. Culo in aria e tutto.
"Com'è... com'è andata a scuola, tesoro?" fu la prima cosa che quel giorno mi disse Marlene non appena tornai a casa. Era apparsa da dietro l'angolo, cosa che mi aveva provocato un attacco al cuore o qualcosa del genere.
Prima che potessi solo rispondere mi stava già aiutando a togliere la togliere la giacca di jeans zuppa d'acqua. Non che mi dispiacque. Sbattevo i denti dal freddo mentre mi toglievo gli anfibi infangati , sapendo perfettamente che il giorno dopo mi sarei svegliata come minimo con un raffreddore e la febbre. La pioggerellina leggera si era presto trasformata in una tempesta con tanto di fulmini che in quel momento scuotevano tutte le case del vicinato.
La sua domanda mi fece inarcare un sopracciglio, dato che di solito mi lasciava in pace e si limitava a un sorriso materno quando passavo davanti la cucina. Anche la casa era stranamente silenziosa, in sottofondo il quasi inudibile rumore della televisione accesa che accompagnava il rombo forte dei tuoni all'esterno.
Per un attimo mi chiesi se sapesse.
STAI LEGGENDO
Bittersweet
Romance"Era gennaio e stava nevicando. Avevo addosso solo un maglione largo e dei jeans, non sentivo praticamente più le dita e mi battevano i denti. Ma Maverick rideva con così tanta spensieratezza da farmi male, con il braccio stretto attorno alle mie s...