15.14 Smentita e riconferma

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Ed io quasi avevo paura
paura di sentirmi così vivo

[Nek – Semplici emozioni]


15.14Smentita e riconferma




        Per cinque interi giorni a partire da quello in cui si erano baciati, Potter e Malfoy non si rivolsero la parola e si evitarono a vicenda. Draco lo fece per scelta personale, angosciato dall'accaduto; Harry, invece, che tanto avrebbe voluto capire, si ritrovò costretto ad agire a quel modo per tranquillizzare Hermione. La ragazza, infatti, l'aveva sottoposto ad un interrogatorio per scoprire cosa fosse successo in quella dannata stanza con Malfoy, e non si era mostrata particolarmente felice nel sentirselo raccontare.

        « Mi dici che avete combinato, voi due? » Gli aveva domandato all'inizio della conversazione.
        Il moro non aveva replicato.
        « Non ho ancora inquadrato nemmeno la questione del bacio di cui mi hai parlato l'altra volta. Dovrei pensare che c'entra qualcosa anche questo? »
        Di nuovo, nessuna risposta.
        « Harry? » L'aveva chiamato allora lei, credendo che non la stesse neanche ascoltando.
        « Hm », fu tutto ciò che si azzardò a mugolare lui.
        « Cosa è successo tra voi? »
        « Abbiamo » breve pausa « litigato ».
        « Solo? »
        Si era preso qualche istante prima di bisbigliare: « No, non― non proprio, ecco ».
        Lei l'aveva guardato come a dire: forza, prosegui, spiegati meglio.
        « È successo di nuovo », aveva soffiato allora Harry tormentandosi le mani.

        « Cosa è successo di nuovo? »
        A quel punto, lui si era concesso un sospiro. « L'ho baciato. E temo mi sia piaciuto ». Aveva sganciato la bomba così, senza darsi il tempo di riflettere, ed Hermione c'era rimasta di sasso. Per questo, si era visto obbligato a rassicurarla: « Non accadrà mai più », le aveva detto, « lo giuro ». Ma sin dall'esatto istante in cui aveva proferito quelle parole, sentì di aver detto una bugia.


* * *


        Quella mattina, gli studenti di Hogwarts si trovarono per la seconda volta davanti ad un articolo della Gazzetta riguardante l'ormai famosa storia hard che tra loro circolava. Era però quello un trafiletto molto meno curioso di quanto non lo fosse stato il primo: si trattava, infatti, di un articolo di smentita atto a ritirare tutte le precedenti accuse di omosessualità dirette al Principe delle Serpi – e quindi, implicitamente, anche quelle dirette a Potter.
        « Proprio non me l'aspettavo », commentò sarcasticamente Zabini. « Questa volta la realtà non supera la fantasia », lesse – era l'intestazione del pezzo. Non essendo lui stupido, capì al volo che non si trattava di una spontanea iniziativa della stampa. Quando mai quelli ritiravano il fango gettato addosso alla gente? Piuttosto che esprimere un parere a riguardo, però preferì lanciare una frecciatina a Malfoy: « Non sei gay, allora? » Divertito, sorrise.

« Ma che peccato. Stavo già organizzando per farti conoscere un bel fusto ».
        Draco, comunque, non gli diede voce, tutt'altro che interessato a intavolare una discussione con il compagno di Casa. Optò invece per leggere attentamente l'articolo, avendolo immediatamente riconosciuto come quello che sua madre doveva aver pagato per ottenere.

    
   Sostanzialmente, veniva spiegato che era stato tutto un errore, che la storia a luci rosse – anche quella volta accreditata alla povera Pansy – era puramente inventata e che in alcun modo il giovane Malfoy era da considerarsi gay. Nel complesso, sarebbe anche potuto essere sufficiente a riscattare la dignità della famiglia presso gli altri Purosangue, ma di certo non fece contento Draco.
        Lui, in quelle parole, vide tanta inutilità, e si arrabbiò.
        "Perché non mi ha ascoltato quando le ho detto che non serviva corrompere qualcuno per questa robaccia?" Si chiese riferendosi a Narcissa. Ben presto, però, si rese conto che non era proprio quello il vero problema; il dramma era, infatti, che lui praticamente neanche ci aveva provato, a sostenere la propria idea. Gliel'aveva data vinta e basta, e ciò lo fece sentire vile e stupido.
        A tutto ciò si aggiunse il fatto che, sotto sotto, quasi inconsciamente, aveva sperato che il primo articolo sollevasse un polverone tale da far ricredere i Greengrass per quel che riguardava le trattative del matrimonio. Ora che era tutto sistemato, però, le probabilità che i piani della madre andassero a buon fine erano tornate alte, cosa che lì per lì gli bruciò da morire: era sfumata la sua forse unica chance di non finire sposato con una mezza sconosciuta.
        Era furente, insomma; la collera gli fece persino passare quel poco appetito che aveva, mettendolo tutto in agitazione. Non fu nemmeno in grado di rimanere seduto al tavolo: ad un tratto si alzò e si diresse alla porta della Sala Grande, ovviamente senza prestare attenzione a quei pochi che gli domandarono dove stesse andando.


        Dall'altra parte della Sala, Harry vide di sfuggita Malfoy sparire nel corridoio, pallido in viso ed evidentemente alterato. Si domandò distrattamente cosa gli fosse preso: ai suoi occhi non aveva senso collegare quel comportamento all'articolo comparso sul giornale, visto che apparentemente si trattava di un trafiletto positivo.
        Sospirando, comunque, ammise a se stesso di sentire un po' la sua mancanza.


        Draco raggiunse i bagni, non sapendo dove altro andare.
        Una volta arrivato si sciacquò pigramente le mani e, impalato davanti al lavandino, si sciolse in un lungo brontolio scocciato. Dopodiché ghignò e si morse una guancia, pensando: "Cazzo, se solo potessi sfogarmi".
        Era praticamente da una settimana che non scaricava la tensione in alcun modo, e purtroppo, viste le quantità di stress che riusciva a procurarsi, per lui significava essere vicino ad esplodere. Non sapeva come rimediare, però: infatti, da una parte si era imposto di non avvicinarsi assolutamente a Potter, suo personale punch ball; dall'altra non poteva nemmeno affidarsi alla buona vecchia masturbazione. Questo non perché non volesse, ma perché non riusciva materialmente: da quando, diversi giorni prima, si era proibito di fare uso della figura dello Sfregiato in certi particolari contesti, si era ritrovato bloccato e non c'era stato verso di ovviare al problema.
        "Merlino, non posso credere di aver bisogno di pensare a quell'idiota per farmelo venire duro", si era detto, e se lo ripeté anche in quel momento, prendendo a camminare nervosamente su e giù.
        Gli irrazionali baci con il Grifondoro, il perenne stato ammosciato, l'odioso articolo di smentita, l'incapacità di mantenere una posizione – tutto ciò gli pesava sulle spalle. Percepì di essere davvero arrivato al proprio limite e, arrestando il proprio incedere, si costrinse a fare un bel respiro.
        "Fanculo", pensò, "io oggi ci parlo" – si riferiva a Potter – "ne ho bisogno".


* * *


        Non appena erano finite le lezioni, Ginny si era subito fiondata in direzione dell'aula di Incantesimi: sapeva che quello era il luogo in cui Harry aveva speso l'ultima ora e, avendo un gran bisogno di parlargli, sperava di poterlo trovare ancora lì.
        Dopo averci pensato tutto il giorno, si era resa conto di non poter aspettare oltre. Doveva senza meno chiarire con il moro – del resto, gli aveva concesso sin troppo tempo per sbollire la rabbia, e sentiva che era arrivato il momento di riavere il proprio ragazzo.
        Per sua immensa gioia, lo incrociò nei corridoi: era in compagnia di Hermione e Ron. « Harry », lo chiamò subito avvicinandoli, e mentre loro la salutavano, proseguì: « devo chiederti una cosa ».

DRARRY//Le serpi non miagolanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora