28. Un buon compromesso
Dopo aver incontrato Draco nella Stanza delle Necessità, ancora un po' stordito dal bacio conclusivo, Harry fece ritorno in Sala Comune camminando pian piano, perso nei propri pensieri.
Giunto sul posto, il non vedere in giro né Ron né Hermione lo sorprese. Decise di chiedere informazioni a Finnigan, che in quel momento chiacchierava con degli amici.
« Ciao, Seamus ».
« Ehi, Harry! »
« Per caso hai visto Hermione e Ron? »
« No, mi spiace. Dovevano essere qui? » Aspettò che rispondesse con un cenno della testa, poi proseguì: « Mh, non mi pare che ci fossero quando sono arrivato ».
« Sono andati via da un po' », intervenne una ragazza lì vicino, alzando gli occhi dal libro che teneva in mano. « Non so cosa dovessero fare, ma sembravano di fretta ».
« Grazie », bofonchiò Potter, congedandosi con un gesto veloce.
Non appena fu uscito dalla Sala Comune, uno strano presentimento poco rassicurante lo investì: cercando di non lasciarsi condizionare, si diresse nel primo luogo che gli venne in mente – la biblioteca.
Ma arrivare fin là non fu necessario: il destino volle che lui e i due compagni dispersi s'incrociassero sulle scale. Quando li vide da lontano, allungò il passo per raggiungerli; una volta che fu più vicino, però, notando le loro facce cupe, si pentì di essersi precipitato a quel modo, e quasi si bloccò.
« Harry », lo chiamò Hermione a mo' di saluto, dando poi una lieve gomitata a Ron, che teneva la testa bassa con fare colpevole.
« Dov'eravate? »
Lei esitò, sospirando. « Glielo dici tu? » Borbottò in direzione di Weasley, ottenendo come risposta solo un mugugno poco convinto. Al che sbuffò, scacciando un ciuffo di capelli ribelle dal viso.
Lievemente preoccupato, Potter aggrottò la fonte. « Cos'è successo? »
Hermione tentennò. « Diglielo », intimò a Ron.
« Perché dovrei? » Si ribellò quello, « Non ho fatto niente di sbagliato! »
« Perché ti ho fermato », puntualizzò lei. « Se fossi stato da solo, l'avresti fatto ».
Non sapendo come difendersi, lui temporeggiò come poté, poi buttò lì: « Non fa altro che mentirmi e prendermi in giro. Perché dovrei dirgli la verità su quello che faccio io? »
« Ronald Weasley, non comportarti come un bambino! »
Harry assistette a quello scambio di battute cercando di intuire quale fosse il problema, ma non giunse a chissà quali risultati. « Hm, insomma, che succede? »
Hermione guardò alternativamente i due ragazzi, sentendosi quasi stretta in una morsa. « Penso che dovremmo fare una bella chiacchierata, noi tre », sentenziò. Essendo quella una giornata relativamente tiepida, si spostarono in cortile – Ron aveva cercato di opporsi, tutt'altro che favorevole ad un confronto in quel preciso momento, ma era stato inutile. Scocciato, non aveva spiccicato parola per tutto il tragitto. Non che gli altri due dissero chissà cosa; anzi, rimasero anche loro quasi sempre in silenzio, aspettando di arrivare in uno spazio tranquillo.
« Siamo andati da Ginny. Ron voleva parlarle di quello che è successo con― uhm » abbassò la voce, « con Malfoy ».
« Cosa? » Sbottò Potter, cercando subito nello sguardo dell'amico una conferma.
« Non preoccuparti », lo rassicurò Hermione, « non le ha detto niente. L'ho convinto del fatto che sarebbe stato un errore ».
Weasley mugolò tra sé e sé, senza però ribattere.
« Perché volevi parlarne a Ginny? Ti ho chiesto un sacco di volte di non farlo! »
Finalmente, Ron si decise ad aprir bocca: « Lo so ».
« Se lo sai, allora perché― »
« Perché continui a rifilarci un sacco di bugie! » Lo interruppe, enfatico. « Ogni giorno ce n'è una nuova. Non immagini quanto mi faccia arrabbiare l'idea che tu mi creda― anzi, ci creda così stupidi da non capire quello che combini! »
Preso in contropiede, Harry esitò.
« Sparisci sempre alla stessa ora! » Continuò l'altro, « E le tue scuse sono sempre più banali. È chiaro come il sole che hai degli appuntamenti segreti o non so che altro! »
« Ehm― I-io― »
Tentando di fare da mediatore, Hermione si inserì nella conversazione, facendo prima di tutto cenno a Ron di stare calmo. « Quello che dice è vero, Harry. Certo, voler spifferare tutto a Ginny per ripicca è sbagliato, ma ciò non toglie che ti stai comportando in maniera molto strana ». Tacque brevemente per dargli la possibilità di parlare, ma vedendo che non ne aveva l'intenzione, riprese: « Non so cosa tu debba fare ogni pomeriggio, e ti assicuro che non avevo intenzione di chiedertelo in questo modo, ma » alzò le spalle « purtroppo è andata così, perciò― hm, puoi dirci cosa succede? »
Come spiegarlo? Potter si trovò in difficoltà, e provò anche un certo imbarazzo – non gli andava proprio di ammettere di essere tanto legato a Draco da aspettarlo per tutti quei giorni.
Tagliando corto, Weasley domandò: « Ti vedi ancora con Malfoy, vero? » Lo vide titubante, e ciò non fece altro che convincerlo ancor di più di aver ragione. « Anche la storia che avevi smesso di fare... nonsocosa con lui era una bugia. Dico bene? »
« No », replicò tempestivamente Harry, preoccupato dalla piega che stavano prendendo le cose. « Insomma » aggiunse, insicuro « è una questione un po' incasinata, ma non ho mentito quando ho detto che tra me e lui è finita ». In fondo, non avevano ripreso a vedersi; si erano parlati e c'era stato quel bacio, sì, ma quanto poteva contare? Non granché, conoscendo Malfoy. Sospirando, proseguì: « Negli ultimi giorni, però, è vero – vi ho raccontato parecchie balle. Mi dispiace ».
« Non pensi che sarebbe più semplice dirci la verità? » Gli chiese Hermione, mesta. « Tanto, qualsiasi cosa tu abbia in mente, se davvero vuoi farla, noi non ti potremmo fermare ».
« Non è così facile ».
« Come no? » Borbottò Ron, « Inventare tutte quelle bugie assurde è più difficile di essere sincero, secondo me ».
« Sì, ma― » tentennò, « ci sono cose che non mi viene spontaneo dire. So che le non capireste, perché non le capisco neanche io, quindi le tengo per me e basta ». Così aveva fatto per l'ossessione per il Serpeverde in quel periodo – se nemmeno lui avrebbe saputo spiegare la testardaggine che l'aveva spinto ad andare ogni giorno alla Stanza delle Necessità, cosa ne avrebbero pensato loro? Di sicuro, l'avrebbero guardato male e avrebbero chiesto spiegazioni che non sapeva dare: la sola idea gli mise ansia.
« Come minimo smetti di prenderci in giro », disse Weasley, cercando di essere il più comprensivo possibile. « Voglio dire― se proprio devi fare queste cose segrete e non ti va di parlarne, okay; ma quando sparisci non dire a caso che vai da Hagrid, o che devi scontare una punizione che nessuno ti ha imposto ». Fece spallucce, « Di' semplicemente che te ne stai andando ».
« D'accordo », mormorò Potter, rincuorato da quella proposta. « Ma non credo che sarà più necessario. Ho, uhm, fatto quello che dovevo fare ».
Sorpresa, Hermione annuì appena, azzardandosi a domandare: « E preferisci ancora non dirci niente, anche se » esitò, « hai finito? » Era più forte di lei: era curiosa.
Lui indugiò, facendo una faccia strana.
« Dicci almeno che Malfoy non c'entra niente. Fammi contento », pigolò Ron.
« Uhm, beh― se vuoi posso dirlo ».
« Ma non sarebbe la verità, giusto? » Lo incalzò la ragazza.
Giunto a quel punto, Harry non poté far altro che scuotere il capo per rispondere all'amica, e lasciare che deducessero che il Serpeverde c'entrava eccome. « Gli avevo solo chiesto di parlare », chiarì prima che lo tartassassero con altre domande. « Non era mai venuto dove gli avevo detto che l'avrei aspettato » continuò, « fino ad oggi. Quindi, hm, abbiamo parlato, e ci siamo chiariti ». E baciati. E adesso provo qualcosa di strano per lui – ma questo si astenne dal precisarlo. « Tutto qui ».
« Quindi adesso è finita per davvero? » Buttò lì l'altro, speranzoso.
« Sì », confermò, « per davvero ». Gli fece male dirlo.
STAI LEGGENDO
DRARRY//Le serpi non miagolano
Fiksi PenggemarGuerra finita, normalità da ristorare. Cosa accadrebbe se, in un momento tanto delicato, l'equilibrio di Hogwarts venisse fatto vacillare... dalla letteratura? Dal prologo: "[...] non poteva fare a meno di pensare che quelli suoi e di Malfoy non era...