28.27 Senza speranza

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27. Senza speranza

Quel dannato bacio nel corridoio era stato peggio di una pugnalata nello stomaco, per Draco: aveva spazzato via i castelli che si era fatto per convincersi che sarebbe andato tutto bene come fossero stati fatti di carte, e con quelli era crollato anche lui. La paura, rimasta confinata per un po', si era ripresentata più forte di prima, inghiottendolo in un sol boccone.

Improvvisamente, non era stato più in grado di pensare a qualcosa che non fosse la propria sessualità. "Lo scopriranno tutti", prese a dirsi, morendo di vergogna; non sapeva quando sarebbe successo, ma era certo che Weasley, presto o tardi, l'avrebbe smascherato. Incrociando lui e quel maledetto Potter nei corridoi e nelle classi, non riusciva nemmeno a guardarli male, paralizzato dall'idea che uno sguardo sarebbe bastato a spingerli a strillare la verità davanti a tutti. Per la prima volta, si pentì davvero di essere stato tanto meschino nei loro confronti: se il loro rapporto fosse stato diverso dall'odio, forse non avrebbero avuto tante buone ragioni per volerlo mettere in ridicolo.

Neanche aveva pensato al fatto che erano due Grifondoro, e che non fossero quindi inclini a comportarsi da bastardi: immerso com'era nel terrore, aveva lasciato spazio solo agli scenari catastrofici. Proprio per questo, non poteva immaginare come stessero in realtà le cose.
        Tutto ciò che i piani di Ron prevedevano in merito alla questione era dimenticare ogni dettaglio il prima possibile. Voleva togliersi dalla testa l'immagine da incubo di Harry e Malfoy con le facce appiccicate e lasciarsi alle spalle tutte le relative discussioni: più che del Serpeverde, infatti, gli importava dell'amico, e proprio in nome della loro amicizia stava concentrando tutti i propri sforzi per accettare ciò che era successo, così da poter passare oltre. Non era assolutamente sua intenzione, dunque, rendere l'episodio ancor più memorabile di quanto già non fosse sollevando chissà quale polverone.

Per quel che riguardava Potter, beh – tutto quello che desiderava era trovare il prima possibile una maniera per sbarazzarsi della propria fissazione per Draco. E forse, dopo aver riflettuto per alcuni giorni, l'aveva trovata.
        Si era detto che non poteva sprecare tante energie a domandarsi quale fosse il modo migliore per togliersi quello stupido dalla testa, e proprio pensando questo, capì che non c'era nulla che lui dovesse effettivamente fare se non attenersi alla pura e semplice realtà dei fatti. Malfoy era infido e viscido: sarebbe stato sufficiente scontrarsi contro quella verità fino a quando non se ne fosse convinto fino in fondo.
        Ma come? Dal giorno della lite del corridoio, Draco non lo guardava neanche. Scappava, addirittura – o almeno così a lui era sembrato –, quando lo avvicinava. Non se ne andava più in giro con quell'espressione catatonica che tanto lo aveva fatto arrabbiare, ma era chiaro che ci fosse ancora qualcosa di strano nel suo comportamento: era talmente schivo che quasi stentava a riconoscerlo.
        Avrebbe dovuto tendergli una sorta trappola per riuscire a parlargli, ma, tra gli amici che lo tenevano d'occhio e le poche occasioni utili, non si trattava di un'impresa facile. Così, per accelerare i tempi, s'ingegnò: attese una lezione in comune con i Serpeverde, e al termine di questa, mettendo fretta agli altri e dandosi una mossa lui stesso, cercò di uscire dall'aula il prima possibile, assicurandosi di precedere Malfoy. A quel punto, dopo alcuni passi nel corridoio, finse di controllare di avere tutte le proprie cose, sbottando subito:

« Cavolo, ho dimenticato il libro! »
        « Uh? » Mugolò Ron, « Ne sei sicuro? Non mi sembrava che ci fosse qualcosa sul tuo banco ».
        « Neanche a me, ma visto che non ce l'ho devo per forza averlo lasciato in aula ».
        « Non mi sorprende, considerata la fretta che avevi di andar via », lo rimbeccò Hermione.
        Al che, Harry fece spallucce con aria colpevole, sperando di non risultare troppo losco. « Andate pure avanti; io prendo il libro e vi raggiungo ».
        Senza pensarci troppo, i due seguirono il suo consiglio: gli parve di liberarsi di un paio di ingombranti guardie del corpo.
        In ogni caso, tornò rapidamente indietro, rientrando nell'aula. Tirò un mezzo sospiro di sollievo nel vedere che Draco era ancora lì, e che solo in quel momento si stava muovendo per uscire: neanche a dirlo, si paralizzò quando si accorse che Potter gli sbarrava la strada e, peggio ancora, sembrava diretto dalla sua parte.

DRARRY//Le serpi non miagolanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora