Capitolo 49

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Sono circa le otte di sera e Federico è ritornato in questo momento dagli allenamenti

"Ehii, mi faccio una doccia veloce, mi cambio e andiamo" dice, così senza dargli una risposta vado a indossare il mio jeans

"Ehii, mi faccio una doccia veloce, mi cambio e andiamo" dice, così senza dargli una risposta vado a indossare il mio jeans

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Lui indossa un semplice jeans nero con una camicia bianca

"Andiamo?" chiede porgendomi la mano, peccato che io non abbia nessuna intenzione di prenderla

"Si" dico aprendo la porta per poi andare in macchina

"Sei bellissima" dice quasi in un sussurro

"Non mi interessa ciò che pensi" dico guardando fuori dal finestrino

"Oh ho capito, ora comincia il momento in cui fai la stronza, il momento in cui provi a fare quella a cui non frega niente di quello che è successo, aggiornami quando hai intenzione di finirla con questa scenetta del cazzo" dice continuando a guidare

"Addirittura, tu fai le minchiate e poi la colpa è mia" dico

"Non ti sto dando nessuna colpa, voglio solo che distruggi questo dannato muro che ti costruisci ogni volta che stai male, con me non hai bisogno di nasconderti" dice

"Peccato che questo muro me lo hai fatto alzare proprio tu in questo caso" dico di getto dando aria a parole che non sarebbero mai dovute uscire dalla mia bocca

"Vabbè dai ho capito" dice facendo retromarcia

"Che stai facendo?" chiedo

"Torniamo a casa" dice duro

"Sei serio?" chiedo ma da lui non ricevo nessuna risposta così decido di poggiare la testa al finestrino, anche se qualche volta non nego di essermi girata nella sua direzione per guardarlo, ha lo sguardo duro e stanco, ho sbagliato, quelle parole non le pensavo davvero e in un altro momento non accecato dalla rabbia non sarebbero mai venute fuori

Dopo circa dieci minuti ferma la macchina, non posso crederci, mi ha riportata davvero a casa

"Sei davvero uno stronzo" dico scendendo per poi sbattere la portiera

"E tu sei una fottuta bambina" dice raggiungendomi, giuro su quello che volete che stasera lo faccio fuori, apro la porta di casa che stavo per sbattergli in faccia ma lui purtroppo la ferma con il piede

"Ti comporti come un vigliacco, litighiamo, provi a farti perdonare, mi riporti a casa come se niente fosse e poi sarei io la bambina" dico sbattendo le chiavi sul davanzale

"Non ho nessuna intenzione di andare a cena fuori con te che mi tieni il muso e soprattutto con questo tuo carattere infantile che ti sei creata" dice

"Federico vaffanculo" dico riprendendo le chiavi per poi aprire la porta, sono pronta ad andarmene ma lui mi si fionda addosso chiudendola

"Dove pensi di andare?" chiede ad un centimetro dalle mie labbra, sento il suo respiro sul mio, il suo sguardo che brucia sul mio corpo, sulle mie labbra, avrei così tanta voglia di cedere, avrei così tanta voglia di abbracciarlo, stringerlo a me e baciarlo ma l'orgoglio ha il sopravvento di me

"Lontano da te" dico acida cercando di divincolarmi dalle sue braccia

"Smettila Chiara smettila, lo capisci che nonostante questi litigi del cazzo ogni volta che guardo questi fottuti occhi la mia corazza cade, te lo giuro mi fai uscire pazzo, ma nonostante tutto ho una voglia di consumarti queste labbra che non assaporo da un sacco di tempo" dice avvicinandosi sempre di più a me, il mio autocontrollo non esiste più, si fionda sulle mie labbra, labbra che non assaporavo da troppo tempo, quanto mi era mancato
Mi chiede l'accesso con la lingua che però gli nego

"Ti prego non resistermi" dice in un sussurro quasi come se fosse una supplica

"Fede, ti amo" dico per poi ritornare a baciare quelle labbra che poco fa mi urlavano contro, mi prende un braccio e mi porta di sopra, mi butta sul letto e comincia a spogliarmi

"Sei perfetta" dice osservando e baciando ogni centimetro del mio corpo

Finiamo per fare l'amore tutta la notte, dopo tutti questi litigi e dopo tutte queste incomprensioni sono ritornata a respirare, non vedevo l'ora di sentirlo dinuovo mio e soprattutto di deporre l'ascia di guerra perché nonostante tutto ha ragione, è inutile alzare il mio solito muro, lui riesce a capirmi anche con un semplice sguardo...

I hate you, Federico Chiesa Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora