CHAPTER 16

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Prima che succedesse l'irrimediabile Gea aveva pensato bene di andare a nascondersi in un posto dove nessuno le avrebbe prestato troppa attenzione: cercó nuovamente di tornare in cucina, lì era certa avrebbe incontrato al massimo qualche coppia in cerca di privacy, troppo occupata a capire se avrebbe fatto sesso per la prima volta quella sera per accorgersi di lei. Vide la bottiglia che aveva bevuto con Nick ancora sul bancone appiccicoso, sporco di alcol e cibo abbandonato. Decise di prendere un altro sorso, non perchè le piacesse, non perchè ne avesse bisogno, sapeva di essere già troppo ubriaca: voleva farsi del male, se avesse vomitato sarebbe stata la giusta punizione per aver sbagliato tutto.
Ma come la fai tragica, Ligeia.

Si stava portando il bicchiere alle labbra quando sentì un formicolio strano sulle guance, si sfioró la pelle arrossata e la sentì bagnata, stava piangendo. Le dita si sporcarono di nero, segno che tutta l'impalcatura che aveva pensato di mettere su per sedurre chiunque avesse avuto l'onore di incociare il suo sguardo fosse crollata. In realtà quella che si stava sgretolando era la sua vita, era proprio lei.
Prese il cellulare dalla tasca della giacca e controlló che giorno fosse, voleva ricordarsi le sensazioni che stava provando per non sentirle mai più.
Mai più ti dovrai sentire così, mai più piangerai per le parole di uno stronzo. Avrebbe voluto che a dirle quelle cose ci fosse stato il suo migliore amico, ma alla fine aveva deciso di non imbucarsi e chiamarlo alle tre di notte non le sembrava una grande idea.

Un tonfo improvviso proveniente dalla porta annunciò che qualcuno fosse entrato, lei d'istinto si voltó per evitare di essere vista in volto, doveva assolutamente sistemare il macello che aveva sotto gli occhi. Tiró su con il naso e fece finta di versarsi altro da bere, lo sguardo basso. Non guardò neppure chi fosse arrivato, non le interessava.
« Gea? » La voce di Alex non la tranquillizzó, adesso si faceva davvero schifo, se lui l'avesse vista in quel modo l'avrebbe sfottuta per sempre. Rimase in silenzio, temeva la voce potesse venirle fuori ancora rotta dal pianto. Provó a schiudere le labbra ma appena tentava di parlare le tornava il nodo alla gola e allora era tutto inutile.
Lui non si accontentó di quel silenzio e decise di avvicinarsi di più alla mora, rimase dove non poteva vederla in viso, come se volesse rispettare una sorta di privacy. Ma che dolce.
« Che ci fai qui da sola? » Provó a buttarla sul ridere, ma se lo sentiva che ci fosse qualcosa di rotto nell'aria, qualcosa che non andasse.

Gea si concesse un profondo respiro e poi tiró fuori l'unica cosa che usava per farsi forza quando ne aveva un bisogno disperato: la rabbia. « Lasciami in pace Turner. » Non si meritava che lei gli ringhiasse contro in quel modo, ma non ne conosceva altri per rispondergli.
« Ma che hai? » Le rubó la bottiglia e si sporse in avanti verso il bancone umidiccio per rubarle il bicchiere da dove aveva bevuto prima. Fu allora che capì, notó il trucco sciolto e gli occhi lucidi, la voglia di nascondersi a tutti i costi. « ... Che cosa è successo? »

Ligeia non riuscì a trattenere ancora le lacrime, chiuse gli occhi e lasció che le rovinassero il viso e lo rigassero di nero. « Niente, cazzate. » Alzó lo sguardo per cercare di fermare tutte quelle emozioni, ma l'alcol glie lo impediva.
Lui non volle crederle, pensó prima fosse successo qualcosa che riguardava il divorzio dei suoi, poi a Sid. L'idea che potesse essere stata ferita da un ragazzo non gli attraversó subito la mente: non ce la vedeva a piangere per un cretino, pensava che non le importasse niente di nessuno. « Ti ha fatto qualcosa qualcuno? » Bingo.
Lei non disse niente, si limitó ad abbassare lo sguardo verso il bicchierino rosso in plastica ancora pieno. Non servì altro perchè Turner capisse.
« Lascia perdere, ora mi sistemo e trovo un passaggio per andarmene. Mi stanno tutti sul cazzo, i tuoi amici sono degli sfigati. » Tiró su con il naso, non aveva il coraggio di guardarlo mentre diceva tutte quelle cose che non pensava. Sembró ancora più indifesa mentrw tirava fuori gli artigli. « E mi sto annoiando. » aggiunse dopo, poi si schiarì la voce e con una mano sistemó i capelli intorno al viso, come se potesse nascondersi dietro la chioma corvina.

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