CHAPTER 26

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Le orecchie le fischiavano forti e gli occhi parevano volersi chiudere a tutti i costi, era difficile perfino prendere il cellulare e scorrere lentamente su instagram. Si ripetè che dovesse solo aspettare, poi sarebbe passato tutto.
Quindi rimase in silenzio per tutto il tempo, seduta al centro dell'aula, si sentiva inghiottita dal proprio banco. I gomiti erano puntati sulla superficie dura e le braccia stese in avanti. Spostò lo sguardo sui bracciali argentati che le adornavano i polsi e serrò le labbra, gli incubi non l'avevano lasciata in pace da quando aveva vissuto il primo a casa di Alex. Dormiva poco e l'aria antipatica che solitamente la rendeva inavvicinabile da chiunque a scuola era velata di un'oscuro sentimento stanco.
Aveva paura di andare a dormire, era il momento peggiore della giornata perchè sapeva che probabilmente quando avesse riaperto gli occhi si sarebbe ritrovata davanti qualche mostro terrificante.

Aveva cercato su internet come far smettere quelle cose ma non aveva trovato niente di utile, Alex le aveva detto che con il tempo sarebbero passate. Si chiese quanto ci volesse. Guardò l'ora al telefono come a voler controllare, ripensò al tic nervoso di Turner, forse anche lui ce l'aveva per lo stesso motivo.

Si spostò i capelli da un lato, scoprendo le scapole lasciate visibili dalla scollatura larga della felpa nera. Sentiva in sottofondo la voce del professore ma era come se fosse in un'altra stanza: posò lo sguardo oltre la finestra, con una mano si reggeva il mento mentre l'altra aveva preso a torturare distrattamente il tappo di una bic.
« Williams? » Allargò le iridi cerulee e volse il mento in direzione del professore di letteratura. « È tra noi? » Ligeia non rispose, ma avrebbe voluto dirgli che non era con loro, era lí fisicamente ma con la testa era già volata in un posto più calmo, dove nessuno potesse disturbarla.
Annuí, scivolò con lo sguardo sulla cravatta cachi del signor Bolton e pensò che gli stesse davvero male. S'intonava perfettamente all'ambiente in decadenza, cosí spoglio che metteva sonno. « É l'ultimo giorno di scuola ma fino alle due di oggi pomeriggio Natale non è ufficialmente iniziato. » Si avvicinò a lei camminando tra i banchi messi in fila. « Quindi occhi a me. » Il tono di voce era fermo, piuttosto che ascoltarlo davvero Gea si era messa a guardare la macchia di olio sulla camicia bianca, sporcava il polsino ed era cosí piccola che probabilmente il professore aveva deciso di non preoccuparsene troppo. Le venne da ridere ma si trattenne.

Lui si voltò dopo averle dato un'ultima occhiata e poi tornò a scarabocchiare sulla lavagna. La greca mantenne gli occhi aperti per tutto il tempo, ma era come se li avesse chiusi, era tutto cosí spento quel giorno che si pentí di non essere rimasta a casa.
Quando suonò la campanella si trascinò fino al suo armadietto e lo aprí con un gesto veloce, lasciò i libri che non le servivano e prese quelli di matematica.
Sbadigliò mentre riponeva maldestramente i tomi sul piccolo scaffalino di metallo. Tutti si erano personalizzati quel piccolo spazio personale con foto e adesivi, Gea si era limitata ad alcune scritte delle sue canzoni preferite con il pennarello indelebile.
In alto all'interno dell'anta mobile c'era scritto in modo poco ordinato:

"And there's nothing like a dirty look from
The one you want
Or the one you lost"

Una delle sue canzoni preferite, No Buses degli Arctic Monkeys. Non ci aveva mai pensato ma adesso, scorrendo lungo la linea nera delle lettere lucide, ricordò che fosse la stessa che aveva ascoltato con Alex quella notte a casa sua. Le venne da sorridere, ma appena se ne accorse tornò seria.
Chiuse l'armadietto e si poggiò con la schiena contro la superficie metallica. Voltò il capo e vide arrivare Sidney, i lividi sul viso erano spariti, almeno quelli vecchi. « Ehi. » Si sistemò la borsa sulla spalla.
« Pronto per questo fantastico Natale? »
« Temo sarà cosí orribile che mi mancherà venire a scuola. » Alzò lo sguardo da sotto gli occhiali spessi.
« Mia madre ha detto che papà è tornato dai miei nonni, sarà una cosa deprimente. »
« Quelli che vivono a Thornbury? »
Gea strinse la borsa di tela sotto il braccio. « Mh. »
« Magari avrai dei regali in più. »
« Magari prima mi prendo dei tranquillanti. » Rise, in realtà l'avrebbe fatto davvero se li avesse avuti. Non era un segreto che non sapesse dire di no a qualsiasi cosa riuscisse a farla evadere dalla realtà, era più forte di lei: spesso non ci pensava neanche. D'altronde faceva male solo a se stessa, era la cosa meno inpegnativa anche per gli altri.

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