La quercia storta: Arkel di Vinokel

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La taverna era piena come quasi ogni sera, la gente andava e veniva mentre una giovane ragazza serviva ai tavoli, la madre invece stava nelle cucine e il padre dava da bere vicino alle botti di birra con un occhio vigile su ogni avventore che alzava troppo il gomito. Non era certo una taverna di lusso, nelle grandi città c'era di meglio ovviamente. Ma per un villaggio delle dimensioni di Vinokel si poteva ritenere più che rispettabili per le dimensioni e l'arredo.

«Ti porto altro?» Katissa osservo Arkel che mangiava lentamente un pezzo d'arrosto. Lei si era fatto dare un boccale dal padre per portarlo al tavolo e prendere quello vuoto.

Arkel scosse la testa mentre addentava la carne. La barba incolta si sporco del grasso animale, Katissa rise ma Arkel non parve infastidito, dopo aver finito la carne si diede una pulita con la manica. La ragazza si allontanò e lui riprese a mangiare stando ancora meno attento a non sporcarsi.

Mangiava lentamente e con gusto, la cucina era ottima e si domandava come facesse Barissa a cucinare tanto bene con quel poco che aveva. Selvaggina per lo più, poche o zero spezie, un po' di sale pagato a caro prezzo dai mercanti di passaggio e qualche verdura dall'orto dietro la locanda.

Gli bastava quello per creare un pasto da re.

Certo Arkel era un critico culinario poco credibile, il suo lavoro lo portava spesso in luoghi fitti della foresta dove doveva cucinare da solo e spesso mangiava quello che trovava. Piccoli animali catturati con qualche trappola, stando bene attendo a segnalarla nel caso ci incappasse qualcuno, qualche pesce preso nei pressi di fiumi o laghi. E le erbe o i tuberi commestibili. Per sua sfortuna odiava i funghi, che trovava in abbondanza senza nemmeno cercarli. Una triste ironia pensò mentre prese un lungo sorso di birra.

Anche quella gli mancava, anche se l'acqua limpida di alcune fonti era molto dissetante nelle giornate calde.

Fece un rutto molto pacato e silenzioso se paragonato a quelli dei signori che lo circondavano e poi chiuse gli occhi soddisfatto del pasto e della bevuta. Un piccolo momento di pace, libero da ogni pensiero nonostante le persone che lo circondavano e che iniziavano a farsi sempre più animate.

«Fatelo stare zitto quello spaccone, dice solo scemenze, avrà rubato quel denaro a qualche povera vedova.» Jonnu come al solito aveva alzato il gomito e il suo caratteraccio era uscito fuor.

Un ragazzo stava raccontando di come avesse fatto a vincere una gara di tirò con l'arco in un torneo in villaggio che stava a due giorni di distanza. Il premio era una bella somma di denaro oltre che un bel vanto e la possibilità di partecipare il prossimo anno ad un nuovo torneo senza versare nessuna somma per l'iscrizione. Aveva offerto da bere quasi a tutti tranne a Jonnu e il suo gruppetto, una vera e propria offesa ai suoi occhi.

Il ragazzo lo ignorò e Jonnu come risposta gli lanciò un boccale vuoto, uno dei tanti che si era pagato da solo quella sera.

Lo mancò e colpì invece il tavolo dove c'era Arkel, il piatto e il suo boccale erano vuoti ma si rovesciarono su di lui. Arkel riaprì gli occhi e mise un'espressione indecifrabile sul viso.

«Jonnu calmati.» Alcuni suoi amici cercavano di trattenerlo.

«Scusalo Arkel.» due suoi compagni si avvicinarono ma prima che potessero dire altro fu il ragazzo vincitore a parlare «Portate un'altra birra al boscaiolo, pago io.» questo mandò ancora di più in bestia Jonnu ma prima che potesse scagliarsi contro il ragazzo fu proprio Arkel a fermare tutto.

Sbatté i pugni sul tavolo attirando l'attenzione di tutti.

«Si può sapere perché ogni volta che vengo a mangiare qui devo sempre sentire te stupido caprone che te la prendi con qualcuno?» Arkel si era rivolto a Jonnu alzandosi. Tutti erano rimasti di sasso, Katissa era ferma con il vassoio pieno di piatti vuoti che lo guardava sbigottita. Gli amici di Jonnu erano ancora più colpiti. Alcune persone ripresero a mangiare e parlare altri invece continuarono a guardarlo.

La Quercia StortaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora