Ombre e Fiamme

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Kir se ne stava seduto a riflettere. Aveva richiamato molti dei guerrieri di scorta alle carovane, anche alcune famiglie erano ritornate. Phor aveva riaperto la sua fucina e messo in azione tutta la sua famiglia. Beveva durante il lavoro e malediceva tutti quelli che lo avevano convinto a partire.

Anche altri si erano messi a lavorare per riparare le case e sistemare delle difese.

Ormai era chiaro che gli Ardiani si erano spinti più a nord di quanto pensassero. Kir aveva scritto dei messaggi e mandato gente con i cavalli più veloci che avevano. Era chiaro che il piano degli Ardiani era di impedire che si riunissero e le parole degli uomini torturati avevano confermato i suoi sospetti. Senza aspettare l'approvazione dal concilio che doveva riunirsi Kir aveva già messo in atto una strategia. Sapeva che gli Ardiani avevano diviso il loro esercito in piccole compagnie d'assalto che dovevano attaccare i villaggi e le città prima che si organizzassero. Quindi lui aveva proposto di spostare l'incontro più a nord e nel frattempo creare una prima linea di difesa fortificando i villaggi più a sud. In questo modo li avrebbero rallentati mentre a nord si sarebbero riuniti per attaccare in un'offensiva più efficace.

Sperava che anche gli altri capi guerrieri avrebbero approvato la sua scelta. Quelli a nord sicuramente lo avrebbero fatto ma quelli a sud difficilmente, eppure non vedeva altra via.

Dovevano resistere più a lungo possibile.

Nella stanza in cui si era chiuso a riflettere entrava poca luce e appena la porta si aprì rimase un attimo accecato.

Arkel era di fronte a lui ancora ricoperto di sangue.

Aveva torturato personalmente uno dei due prigionieri per tutta la notte facendo guardare l'altro. Kir aveva assistito a molte torture e crudeltà, ma era rimasto lo stesso turbato dalla freddezza di quei gesti tanto intrisi d'odio.

«Ho finito.»

«Aspetta dove vai?» Kir lo voleva, sapeva che un uomo come lui poteva essere fondamentale nelle battaglie future, anche se si spostava per farsi un bagno lui voleva sempre sapere dove trovarlo.

«Mi do una sistemata e poi vado da Yvet, Imin è morto durante la notte...gli farà un funerale degno di un eroe, se lo merita quel ragazzo.»

«Ma certo, farò organizzare la cosa non ti preoccupare.»

Kir si alzò e fece come detto, andò a chiamare alcune donne per la vestizione e fece preparare una pira funebre.

Intanto Arkel se ne andò al fiume. Aveva preso un fagotto con altri vestiti. Glie li aveva offerti Kir prima di uscire.

Gli sembrava sempre più premuroso nei suoi confronti e anche in quelli di Flion. La cosa non gli dava fastidio e in oltre rispettava Kir per quello che stava facendo per il villaggio.

Imin morto.

Sentiva un vuoto pesante e che si incendiava se pensava al dolore di Yvet.

Non l'aveva ancora vista da quando gli avevano portato la notizia. Appena lo aveva saputo le sue mani avevano iniziato a tremare mentre torturava l'ardiano. Gli aveva cavato un occhio strappato la lingua e i denti, strappato le dita una falange alla volta e fatto delle incisioni su tutta la pelle strappando pezzi di carne poco per volta.

L'altro guardava inorridito e piangeva.

Alla fine gli aveva piantato il coltello nel cuore e aveva visto l'espressione del condannato mentre gioiva della propria morte, era la fine di quella sofferenza.

L'altro non era stato mai toccato. Eppure aveva detto tutto quello che volevano.

Arkel ripensò a quell'orrore e quasi vomitò. Eppure era stato lui stesso a compierlo.

La Quercia StortaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora