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La sera prima Cato aveva dormito poco o niente. Era stato invitato nella tenda del capo militare dal principe Direz in persona, lui e gli altri comandanti dei plotoni. In genere solo gli ufficiali maggiori decidevano le strategie, invece Direz volle il parere di tutti su come agire. Aveva fatto domande sugli uomini, sugli armamenti, sul territorio. Sembrava che cercasse sempre di sapere tutto, anche la cosa più trascurabile gli dava interesse.

Cato era rimasto per lo più in disparte finché Direz non lo fece venire avanti a guardare la mappa. Si sentiva osservato ma lo sguardo del principe lo tranquillizzò, era attento e rassicurante. Cato puntò il dito su un punto della mappa e disse la sua. Direz e molti altri fecero cenni d'assenso. Quei gesti però non lo tranquillizzarono, anzi lo misero in agitazione quando altri capitani e comandanti iniziarono a usare la sua idea come base per esporre piani di battaglia. Alla fine fu Direz a dire l'ultima sempre tenendo l'idea di base di Cato come punto focale della strategia. Cato provo un peso enorme durante quella riunione. Una pressione che lo schiacciava. Non si era mai reso quanto di quanto il suo nuovo ruolo potesse metterlo di fronte a responsabilità tanto grandi.

Quel mattino si sarebbe capito se aveva ragione o meno. I Pardosiani erano in inferiorità numerica, avevano però una posizione migliore.

Erano in una zona collinare, povera di alberi con per lo più una sparuta macchia di boscaglia qua e là per la maggior parte già bruciata e tagliata dagli Ardiani nel loro primo assalto mesi prima. Avevano conquistato quella porzione di territorio con la forza d'urto del loro esercito. E Cato aveva pensato che anche quel giorno avrebbero usato la stessa strategia. Direz aveva detto che molto probabilmente i comandanti Ardiani non pensavano che la sconfitta che avevano ricevuto una settimana prima fosse opera di un cambio di comando fra i Pardosiani, quanto ad una stanchezza delle proprie truppe e una sfortunata coincidenza.

Gli esploratori avevano riferito che si stavano muovendo a sud e che il loro numero aveva subito un incremento rispetto all'ultima volta. In minoranza e con un equipaggiamento inferiore dovevano sfruttare altro per poter vincere.

La strategia era semplice. Cato aveva suggerito di sfruttare le colline, i lanceri in avanti e gli arcieri dietro. Usando la posizione elevata il loro raggio di tiro sarebbe stato maggiore rispetto ai nemici e la salita avrebbe rallentato la fanteria, mentre la cavalleria non avrebbe potuto molto contro uno schieramento di lanceri compatti. Uno dei vecchi comandanti aveva fatto notare che quella strategia difensiva era utile fino a quando non avrebbero aggirato lo schieramento e mettersi in cerchio sarebbe stato una mossa rischiosa che avrebbe esaurito la propria linea di azione assottigliando le truppe. Cato non conosceva quell'uomo ma rispetto subito la sua obiezione, ma a quel punto fu Direz ad aggiustare e migliorare la strategia.

In quel momento, sul campo di battaglia Cato sperava che avrebbe funzionato.

Gli sembrava di essere tornato alla sua prima battaglia. Le gambe mal ferme le braccia appesantite, la fronte sudata. Si tolse l'elmo per asciugarla. L'elmo era nuovo, un pezzo unico di metallo che gli copriva tutta la testa con le tre piume dorate su un lato, che indicavano il suo nuovo grado. Per il resto portava la stessa cotta di maglia dei soldati con sopra l'armatura leggera fatta di cuoio e qualche piastra metallica

Era in terza fila con i suoi uomini, non portava la sua lancia però, solo una spada. Le prime due file erano composte da soldati con lo scudo e la lancia mentre le altre due solo con lance leggermente più lunghe, dietro di loro c'erano gli arcieri e qualche balestriere.

Di solito venivano schierati alla rinfusa e lanciavano tutti insieme coordinati dai loro comandanti. Direz invece li aveva fatti mettere in doppie file composte da quaranta uomini ciascuno. Avrebbero tirato alternandosi in uno schema a scacchiera in modo da mantenere costante il tiro. Il resto della fanteria era sparso a difendere i punti dove era più probabile che il nemico avrebbe tentato una manovra per aggirarli, avevano costruito i denti di Groningen come difesa, dei pali di legno appuntiti legati insieme che servivano per ostacolare cariche nemiche. Efficaci come i lanceri contro le cariche di cavalleria, ma molto meno contro la fanteria che semplicemente li scavalcava. Portavano il nome di un antico dio della guerra di Pardos.

La Quercia StortaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora