Famiglia

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Direz era seduto al centro di un piccolo cerchio di rocce fra gli alberi, intorno a lui gli altri comandanti di cui si fidava. Erano meno della metà di quelli presenti alle riunioni ufficiali. Cato era proprio di fronte a lui, la spia legata di fianco.

«Quindi lavoreresti per mio padre?»

«Si, non è una fandonia inventata per salvarmi la vita. Posso dire e raccontare certe cose che solo chi è stato alla corte e ha ricevuto precisi ordini dal re e dai suoi sottoposti più fidati può conoscere.»

«Ah chi se ne frega sinceramente, mi basta sapere che seguivi uno dei miei capitani per ammazzarti qui ed ora, e ti assicuro non saresti il primo sottoposto di mio padre a cui stacco la testa personalmente.»

Direz era serissimo in viso, Cato si domandava se fosse un modo per terrorizzare ancora di più la spia oppure no.

«Quindi può scegliere quella strada oppure fare come altri e passare dalla mia parte. Fare come si dice, il doppio gioco.»

«Questo...questo è tradimento. Se mi scoprono io...»

«Se ti scoprono ti faranno dopo, quello che io voglio farti ORA! Pensaci bene, come spia non vali molto, sei giovane però hai tempo di imparare. Io ti sto dando l'occasione di farlo e tenerti il collo integro per chissà quanti altri anni. Scegli tu.»

Tutti rimasero in silenzio ma per poco. La spia aveva iniziato a sudare freddo e non ci mise molto a capire che c'era una sola via per salvarsi.

«Accetto!»

«Bene, ma credo dovrai dire molto altro. Ma attento a non dire cazzate o mi arrabbio, voglio informazioni dettagliate. Alla prima bugia sei morto ovviamente.»

La spia deglutì ancora più spaventata. Cato aveva intuito che molte delle spie trovate da Direz avessero accettato come lui la sua proposta, ma nel raccontare quello che il principe voleva sapere avevano sicuramente commesso un passo falso.

Era questa l'arma più terribile di Direz, la conoscenza e l'uso che ne faceva, su qualsiasi tipo di campo di battaglia.

Se quel ragazzo se ne era reso conto poteva anche essere una buona spia al suo servizio, ma Cato dubitava fosse tanto sveglio. Probabilmente in quegli istanti la sua sorte era legata solo alla sua sincerità spontanea.

«Ho ricevuto gli ordini di seguire vari capitani in queste settimane, lo scopo era conoscere il loro movimenti e sapere che tipo di persone erano. Quasi tutti di umili origini, pochi vizi e tutti fedeli a voi. Ho capito che sono parte di una cerchia ristretta e ho stilato rapporti che consegnavo in punti specifici del campo. Mi è stato dato l'ordine due giorni fa di indentificare tutti e di capire se ci fossero delle riunioni segrete. Ho ricevuto solo questi ordini dal mio superiore e dal re in persona invece un compito che non mi era stato detto di rivelare a nessuno. All'interno del campo c'è un assassino che mira alla vita del principe io dovevo indentificarlo e ucciderlo.»

«Quanti rapporti hai stilato sui miei uomini?»

«Solo due, oggi avrei scritto il terzo.» Diede uno sguardo con la coda dell'occhio a Cato.

«Quante volta hai visto il tuo superiore?»

«Solo una, ad inizio missione e poi basta, ho sempre ricevuto ordini sigillati in piccoli cilindri, erano nascosti dentro delle armi segnate. Se non si fa attenzione si rischia di romperli, dentro ci sono delle stecche di creta piccole, se non si conosce il giusto metodo per toglierle si spezzano e il messaggio non si può leggere, ma anche se si potesse è in codice. Mi hanno insegnato a decifrarlo e a scrivere usando lo stesso metodo. Io scrivo su dei piccoli fogli che poi nascondo in dei punti specifici intorno al campo.»

«Un su stecche, scrittura a cuneo. Fammi indovinare, sarebbe questo il codice no?»

La spia fece si con la testa con un certo entusiasmo.

«Si.»

«Beh sappi che ho beccato qualcuno dei tuoi messaggi. Sono stato fortunato diciamo. Le armi segnate, come sono?»

«Sono delle lance. Togliendo la punta nella parte coperta dalla guaina in ferro c'è un piccolo incavo li ci sono i cilindri.»

«Che segno hanno?»

«La punta ha una piccola rigatura, difficile da vedere ma la si sente al tatto. Poi basta tirare un po' e fare mezzo giro e la punta viene via.»

«Per quanto riguarda il mio presunto assassino invece, cosa hai scoperto?»

«Niente, mi era stato recapitato un messaggio dicendo che dovevo controllare fra le file di arcieri, un uomo con una cicatrice. Secondo quello che mi era stato detto nel messaggio non si sarebbe avvicinato per uccidervi con un pugnale ma con una freccia avvelenata.»

«Interessante, vorrei dirti di stare tranquillo l'uomo che hai descritto è già morto e sepolto, gli ho fatto le tue stesse domande e quando mi ha parlato dei cilindri ha menzionato qualcosa riguardante alla zuppa di legumi. In realtà erano nascosti all'interno delle assi dei carri che trasportavano i rifornimenti.»

Cato drizzo le orecchie, che il giochetto con la parola d'ordine fosse un richiamo proprio a quello.

«Zuppa di legumi...» La spia a quella parola ebbe un attimo di confusione. «La domanda e la risposta, il riconoscimento.»

«Si, mio padre usa la stessa da anni. Per questo molte volte le sue spie hanno la tendenza a nominarla o a cascarci se uso la stessa domanda.»

A quel punto Cato capì, la spia invece ancora aveva la faccia sconvolta e confusa.

«Il tipo che dovevi uccidere non era un assassino ma un'altra spia mandata prima di te. Tu eri un modo per liberarsi di lui, e poi altri si sarebbero liberati di te.» Cato parlò con disgusto.

«Mio padre usa questo metodo da anni, il vero capo delle spie di palazzo è lui, la carica viene data in modo fasullo a più uomini che poi fa sparire. Ogni tanto persino a qualche sua amante viene affidata la carica. Fatto sta che il vecchio crede che questo metodo funzioni ancora dopo anni proprio perché chi ci si avvicina troppo viene eliminato. Ci sono varie spie a sul servizio, chi esegue, chi controlla chi esegue, e chi controlla chi controlla chi esegue. Tutti hanno cicli vitali differenti ma nessuno va oltre l'anno di vita fidati.»

Cato mise una mano sulla spalla del ragazzo che aveva le gambe ormai tremanti, conscio del fatto che difficilmente ne sarebbe uscito vivo se la voce del suo tradimento fosse arrivata ad una delle spie che controllavano.

«Fortunatamente per te sei stato sincero, quindi farò in modo che tu sopravviva. Oh beh non proprio forse, l'unico modo per farti vivere al sicuro da mio padre e fargli credere che tu sia morto. Però per farlo non posso tenerti qui con me, quindi dovrai svolgere il tuo servizio da qualche altra parte. Di un po'...tu lo reggi bene il mare?» Direz gli si era avvicinato sorridendo.

Finita la riunione tutti iniziarono a muoversi per tornare. La spia aveva ricevuto istruzioni precise ed era stata accompagnata via da tre uomini fidati tra i quali Tersio.

Rimasero soli Direz e Cato alla fine. Cato era ancora assolto nei propri pensieri dopo quello che aveva sentito stava iniziando ad elaborare le informazioni e intrecciare i vari fili che collegavano il tutto.

«Bello avere la nazione più potente del mondo pronta a divorare il tuo regno, figuriamoci poi se pure il tuo stesso padre vorrebbe che cadessi vittima di un imboscata nemica.» Direz sembrava sinceramente divertito da quella faccenda.

«La vita da principe è davvero peggio di quanto mi aspettassi. Magari la mia è meglio, genitori e fratelli non puntano coltelli alle mie costole.»

Direz fece una grossa risata «Hai ragione ma non voglio scambiare le nostre vite, la mia mi diverte alquanto.»

La sua risata si spense lentamente lasciando posto ad un sospiro, non di rassegnazione, era come sazio di quel divertimento ma ancora pronto a ricevere ancora.

«Stavo pensando Cato, una volta conquistata la città di confine ti andrebbe di vedere ancora meglio quanti coltelli di famigliari ho vicino alle costole?»

«Il mio istinto mi dice che dovrò fare qualcosa di rischioso. Ma se è un ordine io eseguo.»

«Bene, allora vedi di non morire presto.» 

La Quercia StortaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora