Ricordi e...

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Cato dormì solamente poche ore, in una lunga tenda insieme agli altri ufficiali. Era diversa da quella a cui era abituato prima, i letti erano sostanzialmente gli stessi. Costruiti con delle stecche di legno flessibili e riempiti di paglia. Ma erano molto più distanti uno dall'altro e in oltre c'erano dei teli di stoffa scura che separavano l'ambiente, con un corridoio centrale in mezzo.

I rumori erano solo leggermente soffocati ma c'era molta meno promiscuità.

Non che la cosa lo disturbasse, aveva vissuti nelle periferie di una cittadina fino a pochi mesi prima, in una casa comune con la propria famiglia e quella del cognato. Li c'era poco da fare per avere attimi privati. Solo due ambienti e dormivano per la maggior parte a terra su dei materassi che erano solo dei sacchi riempiti di foglie e felci secche. La vita militare non era un peso per certi motivi.

Anche se aveva dormito meno del solito si sentiva riposato e non riuscendo a stare steso decise di vestirsi e farsi un giro, avrebbe controllato i feriti e cercato qualcosa di utile da fare.

Si vesti con gli abiti che gli erano stati consegnati al momento della sua promozione. Non si era ancora abituato a quei colori e a quella qualità di stoffa. Non era come quella dei comandanti, ma rispetto ai miseri vestiti di prima era un salto di qualità quasi commovente.

Si legò la spada al fianco e uscì.

L'accampamento non era del tutto dormiente, c'erano uomini di guardia e anche altri che se ne stavano davanti al fuoco. Alcuni ridevano e bevevano altri chiacchieravano e basta. Faceva freddo ma Cato non volle usare il mantello, gli piaceva sentire il freddo. Da piccolo lo odiava, odiava le notti gelate fra la neve e voleva sempre stare al caldo.

Sorrise pensando al padre. Nella sua mente tornò il ricordo dei primi giorni in cui il genitore lo aveva portato con sé a lavoro. Insieme ad altri poveracci suo padre lavorava come manovale alla ristrutturazione delle mura della città. Che fossero mura difensive o quelle di una casa poco importava. Il sovrintendente cittadino aveva il compito di usare quella manovalanza proprio per quei lavori pesanti. Spesso venivano mandati anche nelle tenute nobiliari in campagna. Fu li che iniziò ad odiare ancora di più il freddo.

Una sera quando la neve gli arrivava fino alle ginocchia il padre lo aveva portato con sé insieme alla propria squadra di lavoro, c'era anche suo fratello maggiore che poi ne avrebbe preso il posto.

Quella sera tremava dal freddo e il padre gli disse parole che non dimenticò mai.

''Il freddo rafforza il corpo figliolo, come ogni ostacolo della vita. Vuoi diventare forte? Sopporta la fatica e il dolore e quando sarai il momento avrai la forza per difendere ciò che ami''.

Aveva sempre ammirato suo padre, un uomo che ne aveva sopportate tante ma che era sempre in grado di ridere e stare in allegria, ma dopo quella sera comprese ancora di più come mai volesse sempre godesi ogni attimo di felicità.

Quella squadra di lavoro, gli amici del padre, gli abitanti della città, di tutta Pardos, ecco cosa Cato voleva proteggere, quando i reclutatori avevano iniziato a sfilare per le strade non ci pensò un istante. Salutò la propria famiglia e si arruolo come volontario.

Alcuni suoi compagni furono costretti dalla necessita, altri dal filo di un coltello piantato sulla schiena, lui era fra i pochi che era animato da quello spirito patriottico.

E deriva tutto da quella frase e dal terrore che vide provocare dagli Ardiani, dalla devastazione e lo sterminio che fecero durante i primi giorni della guerra. Sfollati e profughi avevano volti sporchi e ferite sul corpo, ma più di tutto erano i loro occhi a parlare. Stava per rivedere ancora quegli occhi nela sua mente quando qualcuno lo chiamò.

La Quercia StortaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora