Il coraggio di lasciarti andare

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Solo chi conosce alla perfezione una regola può permettersi il lusso di infrangerla, ecco perché Sasuke era di nuovo lì, su quel molo, a guardare il mare al tramonto. C'era stato un sacco di volte quando, da ragazzino solitario, sentiva il cervello andare in sovraccarico e non sapeva con chi sfogarsi. Quando il rapporto di assoluta ammirazione verso Itachi, in una domenica di maggio, si era trasformato in odio facendolo diventare il nemico di sé stesso.

Era là che Sasuke aveva pianto vedendo finalmente tutto l'amore che gli aveva dato il fratello, venuto fuori come una cannonata in faccia durante una noiosa festa di Capodanno.

Lì Shisui lo aveva recuperato quando il dolore aveva trascinato al limite Nagato. All'epoca ci andava perché non aveva amici e famiglia ed era convinto che Itachi non lo amasse, che fosse colpa sua se non aveva più potuto avere i consigli e l'attenzione dei genitori e che gli avesse rovinato la vita.

Ci andava quando ancora era convinto che a Madara non importasse niente di nessuno. Ora che aveva capito il valore di tutto questo e che avrebbe potuto contare su tutti loro in qualunque momento, Sasuke era tornato sul molo consapevole di infrangere quella regola. Avrebbe certamente parlato con Itachi, magari anche con Kisame andando a trovarli a casa, tuttavia prima aveva bisogno di fare chiarezza. Sapeva che esistevano delle cose che non andavano, troppe, grosse, ma non riusciva a visualizzarle bene per farsi un quadro preciso.

Come lo spiego a Itachi? Come inizio se io per primo non riesco a capire quali parole usare o quale sia, di preciso, il problema?

Si trattava di Hinata. Era accaduto tutto lentamente, un passo alla volta, tanto da farlo ritrovare invischiato in qualcosa più grande di lui senza che nemmeno si fosse reso conto di come avesse fatto a finirci dentro. Il suo essere una ragazza tranquilla, empatica, gentile e gradevole pareva essere una sorta di interfaccia digitale che lei si teneva davanti per non far vedere alle persone cosa si nascondeva dietro. All'inizio si era tratto solo di brevi traballamenti dell'immagine, tanto che Sasuke era stato addirittura convinto di aver visto male a causa della stanchezza o della distrazione. Sapeva che Hinata e suo cugino Neji avevano sempre avuto un ottimo rapporto, tuttavia gli suonavano strane quelle brevissime telefonate o messaggi che a volte Neji destinava a lui.

Mia cugina come sta? Chiedeva o scriveva asciutto.

Sasuke aveva sempre risposto con la verità e in modo gentile: bene. O almeno questo era quello che credeva.

L'apprensione di Neji era evidente nonostante lui cercasse di nasconderla e di non dare spiegazioni. Inizialmente i due cugini erano anche usciti insieme, qualche volta, fino a che il cambiamento lento ma inesorabile di Hinata aveva cominciato a farsi strada. Già pochi mesi dopo il loro matrimonio, Sasuke la sentiva irrigidirsi sotto le mani, le parti del suo corpo che a lui erano sempre piaciute di più, come i fianchi e le natiche, erano diventate le stesse che lei ora cercava di nascondere o di non farsi toccare. Iniziò anche a cambiare il suo modo di vestire indossando maxi felpe o magliette che le arrivavano sempre almeno a metà delle cosce. Sasuke le aveva regalato dei leggins neri con fili d'argento all'interno, se colpiti dal sole, con i movimenti, sembravano una cascata di diamanti.

"Perché non li indossi mai? Ti stanno così bene."

"Mi mettono troppo in evidenza alcune parti del corpo."

"Ma il bello è proprio quello."

Non c'era stato niente da fare, lei aveva ricominciato ad infagottarsi come un salame in quegli indumenti che le andavano tre volte. Per carità, bisognava ammettere che i disegni e i colori che Hinata sceglieva erano sempre belli: rose, perline e paillette, spesso sui toni del blu o del viola affinché risaltassero gli occhi e i riflessi dei capelli.

Splendida banchisa scivolosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora