Cyborg

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Kisame e Sasuke erano seduti nello studio di Tsunade; uno al fianco dell'altro, non erano riusciti né a guardarsi e né a dirsi una parola da quando erano entrati. Il ticchettio dell'orologio appeso alla parete, un suono che normalmente passa inosservato, adesso aveva il potere di fare andare ad entrambi i nervi a fior di pelle. Era appena l'alba e tra pochi minuti Itachi sarebbe finito sotto i ferri in quella che sarebbe stata la sua giornata cruciale. Tra poco si sarebbe saputo se la sua vita avesse avuto il nullaosta per continuare oppure no.

Se solo loro due erano stati convocati da Tsunade esisteva un motivo: il loro status di persone più vicine a Itachi, il fratello e il marito. Era evidente che la dottoressa avrebbe preteso da loro qualche decisione importante. Gli altri erano comunque in attesa nel corridoio, se Kisame e Sasuke avessero avuto bisogno di un consiglio o un incoraggiamento, Tsunade lo avrebbe concesso loro più che volentieri.

Sasuke aveva sempre detestato sudare freddo, quel film scivoloso che gli avvolgeva i polpastrelli e le ondate di calore che andavano e venivano sulla pelle. L'ansia distrugge di più di una giornata di duro lavoro o una sessione di intensi allenamenti, e tutto succede anche stando fermi a sedere su una sedia. Il sudore che scaturisce dopo una corsa sotto il sole è ben diverso, appena ti fermi all'ombra dissetandoti con l'acqua fresca il cuore si calma e ti esce anche un sorriso; dopo vai via tranquillo godendoti solo il residuo benessere lasciato dallo sport e il sangue che circola meglio. Ma adesso quella sedia imbottita pareva cosparsa di chiodi, Sasuke ci si dimenò sopra cambiando la posizione di accavallamento delle gambe.

Una mia parola potrebbe uccidere o salvare mio fratello. Non sono pronto per questo. Sono troppo giovane.

Non reggeva la giustificazione adesso che aveva quasi trent'anni. Semplicemente non si è mai pronti per certe cose.

Sasuke si voltò verso Kisame per cercare sostegno, ma lo sorprese a fissare il vuoto che aveva davanti con la mascella serrata e i capelli, non più curati, a scendergli ai lati del viso raggiungendo il mento. Kisame non aveva più ritoccato il suo caratteristico blu oltremare, nei due centimetri di ricrescita, oltre al nero naturale, si intravedevano diversi fili bianchi. Sasuke capitolò con un sospiro, era evidente che Kisame stava peggio di lui.

Finalmente la porta alle loro spalle si aprì dopo interminabili minuti, i passi che procedettero nella loro direzione erano talmente leggeri da sembrare quasi impercettibili. Un'avanzata verso il loro patibolo in comune. Tsunade si sedette di fronte a loro guardandoli in modo solenne, decise di andare subito al sodo, non aveva senso tenerli ancora sulle spine.

"Dato il fatto inaspettato di cui sono venuta a conoscenza grazie a Kisame ieri sera, io e lo staff abbiamo deciso un piccolo cambio di direzione."

"Di cosa si tratta? Io non sapevo niente." Lo sguardo sconcertato di Sasuke rimbalzò rapidamente tra lei e Kisame.

"Purtroppo Itachi non seguiva più la sua cura dall'inizio di giugno." Gli occhi nocciola di Tsunade rimasero fissi ma calmi nell'ossidiana sconvolta che aveva davanti.

"Kisame, non ci posso credere, tu glielo hai permesso?" Sasuke colpì con forza i braccioli della sedia, tolse velocemente le gambe dalla posizione accavallata come se volesse scattare in piedi.

"Calmati, Sasuke, a Itachi non serve che tu faccia così adesso" Tsunade riusciva ad essere pacata e irremovibile allo stesso tempo "Capirlo sarebbe stato impossibile per chiunque, Itachi ha sempre tenuto di più al benessere degli altri piuttosto che al proprio."

Sasuke si rimise composto abbassando lo sguardo a terra, era la verità.

"Siccome la sua valvola aortica è più danneggiata di come avevamo previsto, va sostituita. Abbiamo contattato un esperto di robotica che ce ne fornirà una artificiale e molto sofisticata. Ci assisterà durante l'intervento."

Splendida banchisa scivolosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora