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Francesco non aveva mai sentito il fiato mancargli, non gli succedeva più da ormai tanto tempo, eppure era tornato a doversi svegliare nel cuore della notte per andare di fuori a prendere aria, così da frenare i suoi continui attacchi di panico.
Con la mano al petto girovaga per tutta la casetta, la fronte era leggermente sudata, i capelli gli coprivano mezza fronte e il respiro sembrava non stabilizzarsi, anzi, peggiorava ancora di più costringendolo a fare avanti e indietro per il giardino inspirando ed espirando a fatica. Quella notte era stata la prima a creagli problemi dopo tutti quegli anni, rivedere Astrid era stato un duro colpo per lui, pensava che non l'avrebbe mai più rivista, era quasi riuscito a dimenticarla, mancava una sola tacchetta a porre fine quella sofferenza che viaggiava insieme a lui dalla prima superiore.
Appena l'aveva vista in puntata
l'allegria del banco appena ottenuto era scomparsa totalmente con la comparsa della ragazza nella sua traiettoria visiva e quei suoi occhioni azzurri si erano incastonati con irruenza in quelli di Francesco.

«Cazzo» aveva pensato Francesco in quel preciso momento, non sapeva se salutarla, se parlarle, ma come ogni volta decise di dar ascolto al suo orgoglio e non a quella vocina tartassante che lo implorava di finirla con tutta questa pagliacciata e di fare l'uomo.
L'unica cosa che poteva fare era odiarla. Odiarla per averlo abbandonato quella sera, odiarla per avergli fatto passare l'estate peggiore di tutta la sua vita, quella che avevano organizzato insieme, odiarla perché ogni sera pensava sempre e solamente a lei, obbligandolo a passare la notte sveglio in preda alle lacrime e ai singhiozzi.

«1...2...3» era l'unica che riusciva a dire in preda all'ansia più totale. Era una cosa normale ormai, una semplicissima sequenza di numeri che replicava praticamente sempre.

Ma la cosa che più lo tormentava era svegliarsi di colpo la notte per i brutti incubi commessi e risvegliarsi la mattina dopo con il volto di lei stampato in viso, la cosa non lo soddisfava affatto, anzi, se solo avesse potuto avrebbe strappato quella maledda faccia dalla sua mente, ma più ci provava più falliva miseramente. Lei era la prima cosa all'ordine del giorno nella sua mente, si svegliava con il suo faccino stampato appresso ed erano molte le volte che dava colpi al cuscino in preda alla rabbia.
La verità era che Francesco non era mai stato in grado di dimenticarla, un cerotto non bastava per cucire quella cicatrice che lo stava divorando dentro. Per quanto lui abbia trovato una fidanzata bellissima e dolcissima al suo fianco dal momento in cui aveva rivisto Astrid per la prima volta dopo tutto quel tempo il suo cervello non ragionava più. Ama Anna più di qualsiasi altra cosa, lo sostiene sempre e c'è sempre nel momento del bisogno, potrebbe descriverla come una ragazza d'oro, ma qualcosa nella sua testa non quadrava, un meccanismo fuori posto, che potrebbe molto probabilmente rovinare tutto.

A volte si ritrova sulla soglia della stanza gialla, nel cuore della notte, a guardare quella piccola ragazza dormire come un angioletto. Il cuore che gli imponeva di girare i tacchi e di ritornare nella sua camera a dormire, picchiava sul suo petto come una tamburo, a momenti avrebbe potuto anche uscire fuori e non tornare mai più. Il dolore gli tormentava la testa, addirittura arrivava a traforargli il cervello, ecco perché se ne andava sempre via correndo.

«Se solo sapessi quanto mi dispiace» sussurrava ogni notte, quando andava a controllarla, le coperte che coprivano solamente una gamba, la bocca leggermente socchiusa e i capelli legati in quella che doveva essere una coda, ma ovviamente lei non poteva mai rispondergli, e detto sinceramente non era neanche certo che potesse sentirlo veramente.
Addirittura quando si era accertato che stesse dormendo si avvicinava al suo letto e passava una mano fra i suoi capelli dal colore blu elettrico, proprio come i suoi occhi.
Il cuore gli diceva di restare, di continuare ad osservarla fino alle prime luci dell'alba, batteva continuamente contro il suo petto, addirittura era sincronizzato con quello della ragazza
Ma il dolore lo distruggeva dentro, ogni volta che la guardava un pezzo di lui si frammentatava pian piano, pezzo dopo pezzo, e sapeva per certo che se avrebbe continuato a guardarla le cose sarebbero andate peggio di prima, il rancore prendeva il sopravvento, e questo lo costringeva ad allontanarsi da lei.
Il problema era che Astrid possedeva una bellezza da far paura, più cresceva più diventava incantevole. Le forme perfette che lineavano alla perfezione i suoi fianchi, le labbra leggermente carnose di un color roseo morbide come nuvole, il nasino a patata che rendeva il suo viso ancora più angelico, quei suoi capelli blu ti facevano notare solo lei in una mischia di cento persone, come potevi non vederla? Il fascino per lei era sempre stato un punto a suo favore, i ragazzi facevano la fila anche solo per parlargli, ma lei aveva occhi solo per Francesco, o almeno, una volta era così.
Certe volte si chiedeva come mai avesse scelto lui. Tra tutti i ragazzi Astrid aveva deciso di donargli il suo cuore. Chi avrebbe voluto avere a fare con un ragazzo dalle mille paranoie? Con mille problemi per le testa? Bè quella persona era proprio Astrid, che tra tutti quei difetti, aveva trovato dei pregi, scavando sempre più a fondo, riuscendo a trovare uno spiraglio di luce in tutta quell'oscurità.

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